Risorse e rifiuti Sostenibilità

Rifiuti urbani: più si ricicla meno si paga

L’annuale indagine di Cittadinanzattiva, confermando la notevole disparità territoriale di prezzi e tariffe a livello territoriale che una famiglia italiana spende per la gestione dei rifiuti urbani, evidenzia ulteriormente la necessità del nuovo assetto regolatorio “comune, certo e condiviso” definito dall’Autorithy (ARERA).

Cittadinanzattiva, l’Organizzazione che promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza, ha presentato il 20 novembre 2019 il report Rifiuti Urbani – Indagine annuale su costi, qualità e tutele”, realizzato dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe nell’ambito del Progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino”, finanziato dal MiSE, prendendo come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri e l’esame delle tariffe dei 112 capoluoghi di provincia.

Ne emerge che mediamente è di 300 euro la spesa della tariffa sui rifiuti nel nostro Paese, con differenze territoriali molto marcate: la regione più economica è il Trentino Alto Adige, con 190 euro, la più costosa la Campania con 421 euro.
Catania il capoluogo di provincia più costoso (504 euro e un aumento del 15,9% rispetto al 2018), Potenza il più economico (121 euro e un decremento del 13,7% rispetto al 2018)

Analizzando le tariffe dei 112 capoluoghi di provincia esaminati, sono state riscontrate variazioni in aumento in circa la metà, 51 capoluoghi; tariffe stabili in 27 capoluoghi e in diminuzione in 34A Matera l’incremento più elevato (+19,1%), a Trapani la diminuzione più consistente (-16,8%).

A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro), segue il Centro (299 euro), infine il Sud, più costoso (351 euro).

Più di due famiglie su tre 68,2%) ritengono di pagare troppo per la raccolta dei rifiuti: la percentuale sale all’83,4% in Sicilia, segue l’Umbria con l’80,2%, la Puglia con il 79,1%, la Campania con il 78,4%.

Solo il 60% delle Amministrazioni comunali o delle Aziende che gestiscono il servizio ha elaborato e reso disponibile la Carta dei servizi. Due su tre indicano il tipo di raccolta effettuata, la metà esplicita la frequenza con cui è effettuata. Sono poco indicati anche i dati relativi alla frequenza di igienizzazione dei cassonetti (il 47% delle Carte), di pulizia delle strade (37%), di svuotamento dei cestini per strada (25%).

In tema di smaltimento dei rifiuti continuano a registrarsi in molte aree del Paese ritardi ed inefficienze e la transizione verso un’economia circolare, prevista dalla strategia 2020, sembra essere ancora lontana – ha dichiarato Antonio Gaudioso, Segretario generale di Cittadinanzattiva – Continuiamo a registrare una modalità di calcolo dei costi che non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti e quindi non incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti perdendo così un’occasione per costruire percorsi innovativi basati sul coinvolgimento di cittadini, aziende ed istituzioni in un circuito virtuoso. Molto marcate sono le differenze territoriali non solo in termini di costi del servizio ma anche di qualità e la rilevazione delle eventuali agevolazioni disponibili restituisce una fotografia molto variegata: vivere in una città anziché un’altra può voler dire disporre di un servizio gestione rifiuti costoso, insoddisfacente e con limitate agevolazioni a sostegno del pagamento della tariffa”.

Questi dati corroborano la validità  del nuovo assetto regolatorio definito dall’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) con le Delibere del 31 ottobre 2019 relative a:
– “Definizione dei criteri di riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento del servizio integrato dei rifiuti, per il periodo 2018-2021”(Delibera 443);
– “Disposizioni in materia di trasparenza nel servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati” (Delibera 444).

Un quadro di regole comune, certo e condiviso è ora a disposizione dei gestori, dei Comuni e degli altri Enti territorialmente competenti, per uno sviluppo strutturato di un settore che parte da condizioni molto diversificate nel Paese, sia a livello industriale che di governance territoriale – ha sottolineato ARERA in una nota – Eventuali variazioni tariffarie in futuro dovranno essere giustificate solo in presenza di miglioramenti di qualità del servizio o per l’attivazione di servizi aggiuntivi per i cittadini, contemplando sempre la sostenibilità sociale delle tariffe e la sostenibilità ambientale del ciclo industriale, nel rispetto degli equilibri della finanza pubblica locale“.

Secondo l’ultimo Rapporto di ISPRA/SNPA “Rifiuti urbani 2018”, gli italiani nel 2017 hanno prodotto meno rifiuti (29,6 milioni di tonnellate, -1,7% rispetto al 2016), la maggior parte dei quali è prodotta  Nord (47%) seguito dal Sud con il 31% e infine dal Centro (22%).

La media nazionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 55,5% (+3 % rispetto al 2016) mentre il 23% finisce in discarica. A livello di aree geografiche anche in questo caso il Nord si posiziona al primo posto (66,2%) seguito da Centro (51,8%) e Sud (41,9%). Percentuali più elevate di raccolta differenziata in Veneto (73,6%), Trentino Alto Adige (72%), Lombardia (69,6%), Friuli Venezia Giulia (65,5%); le più basse in Sicilia (appena il 21,7%, Molise (30,7%), Calabria (39,7%).

L’analisi dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, evidenzia chiaramente ciò che diciamo da tempo, cioè che costo e qualità del servizio (sia ambientale che di gestione) sono inversamente proporzionali – ha commentato Alessandro Marangoni, Amministratore delegato di Althesys, Società di consulenza strategica e nella ricerca nei settori ambiente, energia, utilities e infrastrutture – La regione in cui il servizio costa meno è il Trentino Alto Adige dove la differenziata è al 72% permettendo alti tassi di riciclo. A Catania, dove la tassa è la più alta d’Italia, la raccolta è ferma al 23%. Le aree dove costa meno, come traspare dall’indagine, sono in genere quelle dove il servizio è migliore, la raccolta differenziata e il riciclo più elevati, basso o nullo il ricorso alla discarica. Anche la percezione dei cittadini conferma questo dato di fatto: è migliore laddove è maggiore il ricorso alla discarica. Da un lato una città più pulita e un servizio più efficiente inducono il cittadino a considerare equo il corrispettivo pagato. Dall’altro, questo è considerato più adeguato proprio perché la gestione migliore lo abbassa”.

Il tema della tariffa e dell’adeguatezza degli impianti è al centro del WAS Annual Report 2019, il Rapporto del think- tank (WAS) italiano che ha lo scopo di fornire una visione unitaria della filiera di produzione e consumo del waste management e del riciclo per proporre strategie d’impresa e politiche di sistema che integrino i diversi aspetti ambientali, sociali, industriali economici, normativi e tecnologiciche, che verrà presentato il 28 novembre 2019.

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