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Rifiuti marini: abbiamo toccato il fondo e il 75% è plastica

Il Convegno di presentazione delle attività di monitoraggio della Direttiva UE sulla Strategia Marina svolte dal Sistema Nazionale di Protezione Ambientale ha evidenziato che con i rifiuti marini “abbiamo toccato il fondo”, con il 70% depositato sui fondali, di cui il 77% è costituito da plastica.

La problematica relativa alla presenza di rifiuti solidi in ambiente marino è emersa soprattutto nell’ultimo decennio, anche a seguito delle attività di ricerca condotte che hanno messo in evidenza come, oltre agli aspetti negativi legati a un deturpamento estetico del paesaggio marino, dalla presenza e accumulo di rifiuti in mare possano emergere conseguenze negative sia per gli ecosistemi marini sia per la salute umana.

Dal programma di monitoraggio effettuato dall’Italia per l’attuazione della Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (Direttiva 2008/56/CE, cosiddetta “Strategia Marina”) è possibile avere una prima fotografia sulla quantità dei rifiuti marini presenti sui litorali, sui fondali marini e nella colonna d’acqua.

Nel corso del Convegno “Un quadro di plastica. I rifiuti e le plastiche in mare” (Roma, 9 ottobre 2019) sono stati presentati i risultati ottenuti dal programma di monitoraggio nazionale sui rifiuti marini condotto ai sensi della Direttiva sulla Strategia Marina dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente che compongono, con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA).

I 6 anni di intenso lavoro di monitoraggi e campionamenti – ha dichiarato Stefano Laporta Presidente di ISPRA e SNPA – non sarebbe stato possibile senza lavoro di squadra con il Sistema, per portare il mare al centro dell’attenzione di Istituzioni e cittadini“.

Il “quadro” che emerge rappresenta la prima base conoscitiva di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini nei diversi comparti ed è “molto grave”, tant’è che nel Comunicato stampa diffuso si dichiara che “con i rifiuti abbiamo ‘toccato il fondo’ ”, dal momento che complessivamente più del 70% dei rifiuti marini è depositata nei fondali italiani e il 77% è plastica.

Il mare di Sicilia, con 786 oggetti rivenuti e un peso complessivo superiore ai 670 kg, conferma la sua collocazione tra le discariche sottomarine più grandi del Paese, seguita dalla Sardegna con 403 oggetti nella totalità delle 99 cale e un peso totale di 86,55kg.   
La situazione varia da area ad area e in base alle zone monitorate: nei fondali rocciosi, dai 20 ai 500 m di profondità, le concentrazioni più alte di rifiuti sul fondo si rilevano nel Mar Ligure (1500 oggetti per ogni ettaro), nel golfo di Napoli (1200 oggetti per ogni ettaro) e lungo le coste siciliane (900 oggetti per ogni ettaro).

Globalmente ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, di cui il 7% nelle acque del Mediterraneo. Ma come arrivano in mare? Sicuramente attraverso i fiumi che costituiscono la principale via di trasporto dei rifiuti marini. Secondo i risultati emersi dal monitoraggio condotto dall’ISPRA, nell’ambito del progetto europeo MEDSEALITTER negli anni 2017 e 2018,  che mostrano i trend e i range di densità dei macrorifuti galleggianti in alto mare e vicino la fascia costiera, è proprio la foce dei fiumi che presenta il maggior quantitativo di rifiuti galleggianti (più di 1.000 oggetti per km2) e vicino la costa tra i 10 e i 600 oggetti per km2. Più ci si allontana in mare aperto e più il numero di oggetti scende a 1 ‐ 10 per km2.

Ma allarmante è la situazione dei fondali italiani: nella regione Adriatico‐Ionica la media degli scarti rinvenuti supera i 300 rifiuti ogni km2 , dei quali l’86% è plastica, in particolare usa e getta (il 77%). Imballaggi industriali e alimentari, borse/shopper e bottiglie di plastica, comprese le retine per la mitilicoltura (queste ultime particolarmente abbondanti lungo le coste italiane), sono i rifiuti più comuni.  L’area costiera a sud del delta del Po (983 rifiuti al km2 ), quella settentrionale (910 rifiuti al km2) e meridionale (829 rifiuti al km2 ) di Corfù e le acque di fronte a Dubrovnik (559 rifiuti al km2 ): sono le località adriatiche – ioniche con la maggiore densità di rifiuti in fondo al mare.

Fondamentale è la collaborazione dei pescatori nel monitoraggio dei fondali marini condotta in Adriatico dal 2013 al 2019, che ha permesso di rinvenire nelle reti dei 224 pescherecci coinvolti in due progetti di ricerca europei DEFISHGEAR e MLREPAIR, 194 tonnellate i rifiuti, di cui ben 45 tonnellate sono state raccolte dalla marineria di Chioggia.

E la situazione non migliora salendo in superfice: le quantità di macroplastiche rinvenute raggiungono una densità media che oscilla all’incirca tra i 2 e i 5 oggetti flottanti per km2, mentre la densità media delle microplastiche, ossia particelle più piccole di 5 mm, è compresa tra 93 mila e le 204 mila microparticelle per km2.

Non va meglio neanche lungo le spiagge: i litorali nazionali “ospitano” dai 500 ai 1.000 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia.

Quello dei rifiuti marini è un problema che supera i confini nazionali, come dimostrano i risultati ottenuti dal progetto europeo INDICIT, condotto dal 2017 al 2019, che ha analizzato i rifiuti ingeriti dalla tartaruga marina Caretta caretta : su 1406 tartarughe analizzate (458 vive e 948 morte), il 63% aveva ingerito plastica e quasi il 58% degli esemplari vivi aveva plastica nelle feci. I valori riscontrati in Italia non si discostano da quelli rilevati nell’Atlantico (70.91%) e nel Mediterraneo (61.95%).

Il Convegno ha evidenziato come siano imprescindibili nell’implementazione della Direttiva sulla Strategia la sinergia tra governance e ricerca scientifica per affrontare la problematica emergente dei rifiuti marini e soprattutto della plastica nei nostri mari, l’autorevolezza del dato, la comunicazione al cittadino e il coinvolgimento degli utilizzatori del mare.

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