L’ultimo Rapporto di REN21, l’organismo internazionale istituito dalla Nazioni Unite per incentivare le rinnovabili che raccoglie sotto il proprio ombrello organizzazioni internazionali, governi, associazioni di settore, ONG ed esperti dell’energia, mostra che c’è un divario enorme tra le dichiarazioni dei governi e le azioni intraprese per la transizione energetica e che l’adozione delle energie rinnovabili dovrebbe costituire l’indicatore chiave di prestazione per i processi decisionali sia pubblici che privati verso gli obiettivi climatici ed energetici.
– C’è un divario allarmante tra obiettivi e azioni per le energie rinnovabili con quindici Paesi del G20 che erano privi nel 2020 di obiettivi in grado di coprire tutti i settori.
– La quota di combustibili fossili nel mix energetico non è diminuita per il decimo anno consecutivo.
– L’elettricità rinnovabile è stata superiore a quella prodotta dal carbone.
Sono alcune delle conclusioni dell’ultimo annuale Rapporto “Renewables 2021 Global Status Report” (GSR 2021) di REN21, l’Associazione no-profit con sede a Parigi presso il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), che costituisce la panoramica globale più completa sullo stato delle energie rinnovabili in tutto il mondo, sulla base dei dati raccolti in crowdsourcing da centinaia di contributori dell’industria, delle ONG, dei governi e del mondo accademico di tutto il mondo. Inoltre, i capitoli passano due cicli di revisione, dando ai risultati indicazioni rilevanti sullo stato della transizione energetica globale.
Al recente G7 in Cornovaglia c’è stata una presa di posizione per cancellare entro l’anno i sussidi diretti agli impianti a carbone per la produzione di energia elettrica, ma vengono salvaguardati quelli che abbiano sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio, mentre viene rinviata al 2025 l’eliminazione dei sussidi “inefficienti” a tutti i combustibili fossili.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nel suo Rapporto speciale richiesto dalla Presidenza della COP26 dell’UNFCCC sulla tabella di marcia per l’obiettivo net zero di carbonio al 2050, necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C come previsto dall’Accordo di Parigi, è stata esplicita nell’indicare lo stop entro l’anno a tutti i sussidi per i combustibili fossili e che i Governi aumentino e ridistribuiscano rapidamente le loro spese per la ricerca, sviluppo e diffusione di tecnologie energetiche pulite.
Per avere il quadro di dove siamo e dove avremmo dovuto essere, 5 grafici del Rapporto di REN21 sintetizzano la situazione e le principali conclusioni del Rapporto.
1. Mentre l’uso delle energie rinnovabili è aumentato, questo dato è stato è messo in ombra dal fatto che i combustibili fossili rimangono la fonte di energia dominante per il mondo.

Le rinnovabili sono cresciute di quasi il 5% all’anno tra il 2009 e il 2019, superando i combustibili fossili (1,7%). L’energia rinnovabile ha stabilito un altro record per la capacità di potenza installata nel 2020, il che significa che ora produciamo circa il 29% della nostra energia da fonti rinnovabili. Allo stesso tempo, il mondo sta bruciando più combustibili fossili che mai. La quota di combustibili fossili nel mix energetico totale è alta quanto un decennio fa e la quota di energie rinnovabili è aumentata solo leggermente.
2. I pacchetti di ripresa riversano denaro nella brown economy nonostante i vantaggi delle rinnovabili.
Il Rapporto di REN21 rileva che c’è stata un’ondata di impegni più forti per l’azione sulla crisi climatica nel 2020. Ciò include obiettivi di emissioni di carbonio net zero da parte di Cina, Giappone, Corea del Sud e molte altre regioni, paesi, città e aziende. Dopo gli annunci di finanziamenti per una ripresa economica verde, portando la spesa pubblica a livelli superiori al Piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale, il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno in cui il mondo premeva l’acceleratore per ripristinare l’economia climatica globale e le energie rinnovabili.

Invece di guidare la trasformazione, i pacchetti di recupero forniscono investimenti sei volte superiori ai combustibili fossili rispetto alle energie rinnovabili, nonostante tutte le promesse fatte durante la crisi indotta da Covid-19.
Il Rapporto 2021 di REN21
solleva una domanda fondamentale: cosa trattiene il mondo dall’usare la crisi da Covid-19 come un’opportunità di trasformazione?
“Sfortunatamente la dura lezione della pandemia è che la maggior parte dei governi non ha sfruttato l’opportunità unica per ridurre ulteriormente l’inquinamento da carbonio e rompere la resistenza degli operatori storici dei combustibili fossili – ha dichiarato Stephan Singer, Senior Advisor presso CAN International – Ciò che conta per loro è il profitto aziendale, non il clima né la salute delle persone”.
3. Per la prima volta in assoluto, il numero di Paesi con politiche di sostegno alle energie rinnovabili non è aumentato.
Gli obiettivi in materia di energie rinnovabili stabiliscono la rotta, ma sono necessarie politiche per assicurasi di raggiungere la destinazione. Gli obiettivi spesso non vengono raggiunti perché i quadri politici prevalenti sono inefficaci. Il 2020, l’anno delle nuove norme, ha messo in luce l’inazione dei decisori politici mondiali e la mancanza di misure concrete per decarbonizzare le loro economie. Il numero di Paesi con politiche per le energie rinnovabili nei trasporti si è stabilizzato nel 2017; per il riscaldamento e il raffreddamento il numero ha raggiunto il picco nello stesso anno e da allora è in calo.
Gli obiettivi devono essere supportati da politiche che sostengano l’adozione delle rinnovabili incentivando e/o imponendo il loro utilizzo. Ma questo non è abbastanza: i governi devono anche eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili e sussidi ai combustibili fossili.

4. Passare alle energie rinnovabili non solo è necessario e possibile, ma ha anche conveniente
I combustibili fossili sono responsabili del cambiamento climatico e contribuiscono pesantemente anche alla perdita di biodiversità e all’inquinamento. Passare dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è un passo necessario da compiere e rendere le rinnovabili la norma non è una questione di tecnologia o di costi.
Il settore energetico ha già fatto grandi progressi. Oggi, quasi tutta la nuova capacità energetica è rinnovabile. Più di 256 GW sono stati aggiunti a livello globale nel 2020, superando il record precedente di quasi il 30%. In sempre più regioni, comprese parti della Cina, dell’UE, dell’India e degli Stati Uniti, è ora più economico costruire nuovi impianti eolici o solari fotovoltaici piuttosto che far funzionare le centrali elettriche a carbone esistenti.
Anche il mondo degli affari se ne sta rendendo conto. La quantità di elettricità rinnovabile derivante da accordi di acquisto di energia è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, con un record di 23,7 GW provenienti da PPA aziendali nel 2020. Si tratta di una crescita del 18% nonostante gli impatti della pandemia di COVID-19.

“La transizione verso l’energia rinnovabile sta prendendo piede perché ha senso per il business oltre che per l’ambiente – ha affermato Sam Kimmins, a capo di RE100 – L’elettricità rinnovabile sta già creando milioni di posti di lavoro, facendo risparmiare denaro alle imprese e fornendo accesso all’energia a milioni di persone. Ma le aziende e i governi devono andare più veloci, non solo per l’ambiente, ma per rimanere competitivi in un’economia del 21° secolo alimentata da fonti rinnovabili”.
5. I progressi del mondo verso la neutralità climatica possono essere monitorati con un semplice indicatore chiave di prestazione: l’energia rinnovabile.
Il Rapporto 2021 di REN21 mostra chiaramente che i governi devono dare una spinta molto più forte alle rinnovabili in tutti i settori. Solo cinque delle maggiori economie membri del mondo nel G20 (UE-27, Francia, Germania, Italia e Regno Unito) avevano fissato obiettivi al 2020 per raggiungere una certa quota di energie rinnovabili nell’uso finale di energia.

La finestra di opportunità si sta chiudendo a meno che gli sforzi non vengano aumentati in modo significativo.
“I governi non devono solo supportare le energie rinnovabili, ma anche smantellare rapidamente la capacità dei combustibili fossili – ha concluso Rana Adib, Direttore Esecutivo di REN21 – Un buon modo per accelerare lo sviluppo è rendere l’adozione delle energie rinnovabili un indicatore chiave di prestazione per ogni attività economica, ogni budget e ogni singolo acquisto pubblico. Pertanto, ogni ministero dovrebbe avere obiettivi e piani a breve e lungo termine per passare all’energia rinnovabile insieme a chiare scadenze per i combustibili fossili”.
Considerando l’urgenza di accelerare il passaggio strutturale dai combustibili fossili alle energie rinnovabili in tutte le attività sociali ed economiche, non è più sufficiente tenere traccia degli obiettivi, delle politiche e degli investimenti in materia di energie rinnovabili. I progressi del mondo verso il clima globale e gli obiettivi di sviluppo sostenibile possono essere misurati da un semplice indicatore chiave di prestazione: la quota di energia rinnovabile che riflette gli sviluppi nella domanda di energia, il risparmio energetico, l’efficienza energetica e le emissioni oltre all’assorbimento di energia rinnovabile e alla riduzione dell’uso di combustibili fossili.
Il raggiungimento di un’elevata quota di energia rinnovabile può essere utilizzato come modello per un cambiamento strutturale verso la transizione energetica globale.
Pertanto, secondo REN21, questo indicatore dovrebbe essere integrato ad ogni livello del processo decisionale, consentendo alle persone di misurare i progressi e garantire il coinvolgimento a livello globale, nazionale, nelle regioni, nelle città, in qualsiasi settore economico e persino nelle imprese.
