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Le politiche energetiche nel Rapporto Censis 2014

Le politiche energetiche nel Rapporto Censis 2014

Nel capitolo “Territorio e reti” del 48° Rapporto del Centro studi investimenti sociali, presieduto dal 1974 da Giuseppe De Rita, che interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese, viene tracciato un quadro sommario del ruolo delle fonti rinnovabili nel sistema energetico italiano, convalidando l’azione del Governo di “rimodulazione degli incentivi”.

La penetrazione delle rinnovabili è stata molto significativa nel comparto elettrico, dove nel 2013 un terzo dei consumi (33,4%) è stato coperto dalla produzione idroelettrica,eolica, fotovoltaica e geotermica (tab. 16). Vale a dire che già oggi abbiamo superato di ben 8 punti percentuali quel 26,4% che rappresenta l’obiettivo-impegno assunto dall’Italia per l’anno 2020.
Se in questo ambito fino a pochi anni fa l’impegno del governo è stato focalizzato sul tema dell’incentivazione, nella fase attuale il tema è invece quello della rimodulazione degli incentivi. Non vi è dubbio che i sussidi, in particolare per il fotovoltaico, sono stati molto onerosi per la collettività: oggi i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili sono coperti per ben 12 miliardi di euro/anno tramite la componente A3 della bolletta energetica di famiglie e imprese“.
Il boom delle nuove rinnovabili non programmabili (eolico e fotovoltaico) ha avuto naturalmente importanti contraccolpi sul settore della generazione termoelettrica, comportando una riduzione delle ore di utilizzo degli impianti che, tra l’altro, vengono sempre più impiegati per coprire le punte di carico, con la vanificazione degli importanti investimenti recenti per la riduzione dell’inquinamento di processo e di prodotto. Se tutto ciò poteva comportare problemi in uno scenario economico di sostanziale stabilità o di crescita, nell’attuale contesto può determinare effetti non previsti in grado di penalizzare il settore energetico nel suo complesso. Il problema di come conciliare la fissazione di importanti obiettivi ambientali con l’attenzione alla competitività del sistema energetico e industriale rappresenta in Europa il punto decisivo anche in vista dei traguardi futuri relativi alla scadenza del 2030”.

Questa analisi delle politiche energetiche attuate in questi anni dai Governi e del “peso” svolto dalle fonti rinnovabili, con un endorsement neanche troppo velato a favore delle ultime decisioni del Governo sulla questione dello “spalma incentivi” e una sorta di allarme per il non più remunerativo costo di produzione dell’energia elettrica da centrali termiche, è contenuta nelle conclusioni del paragrafo “Le politiche energetiche tra obiettivi ambientali e rapporti costi-benefici” del Capitolo “Territorio e reti” del 48mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese – 2014, presentato il 5 dicembre 2014 a Roma presso la sede del CNEL, da Giuseppe De Rita, Presidente del Censis e da Massimiliano Valerii, Responsabile della Comunicazione del Censis.

L’Italia nel Rapporto, peraltro ricco di spunti e acute riflessioni, viene definita il “Paese delle sette giare”: un Paese che racchiude le sue potenzialità all’interno di contenitori “le cui dinamiche più significative avvengono all’interno del loro sobbollire, ma senza processi esterni di scambio e di dialettica”.
Così, senza ordine e organizzazione, il sistema diventa liquefatto e rende “liquida” la società, con riferimento esplicito all’immagine che ne ha dato il sociologo Zigmunt Baumann, per indicare una società dove si perdono i punti di riferimento e i poteri non sono più controllabili.
Le sette giare vanno connesse tramite una crescita della politica come funzione di rispecchiamento e orientamento della società – si legge nelle “Considerazioni generali” del Rapporto – come arte di guida e non coazione di comando, riprendendo la sua funzione di promotore dell’interesse collettivo, se si vuole evitare che la dinamica tutta interna alle sette giare porti a una perdita di energia collettiva, a una inerte accettazione dell’esistente, al consolidamento della deflazione che stiamo attraversando”.

Così di fronte al “capitale inagito”, il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita ritorna su una citazione a lui cara, utilizzata in passato per stigmatizzare il comportamento di assalto alla finanza degli immobiliaristi, di Bernardino da Feltre, il frate francescano minore vissuto nel Quattrocento celebre per le sue prediche contro l’usura e come fondatore di Monti di Pietà: “Moneta potest esse considerata vel rei vel, si movimentata est, capitale” (La moneta può essere considerata una cosa o, qualora movimentata, capitale), per concludere che “se le risorse liquide non si movimentano, restano sterili, sono solo cose”.

Baumann, però, ha un’altra ricetta.
Osservando che “Il consumatore è nemico del cittadino” e che “ovunque, nella parte sviluppata e opulenta del pianeta, si moltiplicano i sintomi dell’allontanamento delle persone dalla politica, della crescita della apatia e del calo di interesse per il funzionamento del processo politico”, indica quale via d’uscita possibile l’ “empowerement” ovvero, come definisce questo processo il sociologo di origine polacca, “la ricostruzione dello spazio pubblico progressivamente abbandonato, in cui gli uomini e le donne possano impegnarsi, in una continua traduzione tra ciò che è individuale e ciò che è comune, tra interessi, diritti e doveri, privati e pubblici”, perché dobbiamo riconoscere che “tutti noi che viviamo su questo pianeta dipendiamo gli uni dagli altri per il nostro presente e il nostro futuro; che nulla di ciò che facciamo, o omettiamo di fare, può essere indifferente per il destino di chiunque altro; e che nessuno di noi può più cercare e trovare un riparo privato dalle tempeste che possono nascere in qualsiasi parte del globo” (citazioni da “Vita liquida”, Laterza, Roma, 2006).

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