Cibo e alimentazione Salute

Progetto NU-AGE: una dieta sana per invecchiare sani

dieta sana per invecchiare sani

Si è concluso con l’elaborazione di nuove Linee Guida dietetiche per gli over 65, il Progetto NU-AGE, iniziato 5 anni fa con un finanziamento della Commissione UE nell’ambito del 7° Programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico in materia di prodotti alimentari, agricoltura, pesca e biotecnologie, con l’obiettivo di migliorare la salute e la qualità di vita degli europei in età avanzata, riducendo l’incidenza delle patologie legate all’età (aterosclerosi, diabete di tipo 2, malattie neurodegenerative con declino cognitivo, ecc.) e di garantire il soddisfacimento delle loro esigenze nutrizionali.

Questo ambizioso studio è stato condotto da un consorzio multidisciplinare composto da 30 partner di 17 Paesi membri dell’UE (istituti di ricerca, grandi industrie alimentari, produttori di cibi tradizionali, una PMI biotech e le Federazioni europee dell’industria alimentare e delle bevande), coordinato dal Prof. Claudio Franceschi dell’Università di Bologna – Dipartimento di Patologia sperimentale.

In 5 Paesi europei (ItaliaFranciaPaesi BassiPolonia e Regno Unito), 1.296 persone volontarie che vi hanno preso parte sono state distribuite in 2 gruppi:
– uno di controllo, sottoposto a regime dietetico abituale;
– un altro di trattamento, cui è stata somministrata una dieta mediterranea ricca di frutta, verdura, pesce, carne magra, frutta secca e olio di oliva.
I soggetti nel gruppo di trattamento, inoltre, hanno ricevuto alimenti specificamente formulati, integratori di vitamina D come anche consulenza e sostegno nell’adeguamento delle proprie abitudini alimentari.
La comparazione tra i due gruppi ha permesso ai ricercatori di determinare in che modo il regime alimentare influenza vari marcatori legati alla salute.

Attualmente non esistono linee guida dietetiche pensate per rispondere specificamente alle esigenze nutrizionali delle persone in età avanzata. I ricercatori del progetto NU-AGE hanno combinato i valori di riferimento per la dieta esistenti (un insieme di valori di riferimento per l’apporto nutrizionale messo a punto sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili oggigiorno) e le linee guida dietetiche alimentare, al fine di elaborare nuove raccomandazioni orientate agli anziani. Una speciale attenzione è stata posta su particolari nutrienti potenzialmente problematici per la popolazione anziana, quali vitamina DB12 e calcio, oltre che acqua e fibre alimentari.
Successivamente, questi valori di riferimento per la dieta sono stati tradotti in “Linee guida dietetiche alimentari NU-AGE”, volte a informare i consumatori riguardo a quali prodotti appartenenti ai diversi gruppi di alimenti sia consigliabile mangiare e in che quantità. Per esempio, anziché raccomandare un maggior apporto di acidi grassi polinsaturi, i ricercatori hanno indicato la quantità di pesce azzurro da consumare, alimento in cui il nutriente è contenuto.

Al termine dello studio, gli esperti hanno controllato se i soggetti del gruppo di trattamento avessero modificato il proprio regime alimentare secondo le linee guida proposte. In effetti, i partecipanti di tutti e 5 i Paesi hanno migliorato la propria dieta sulla base delle nuove raccomandazioni, con evidenti differenze, però, in funzione dello Stato di provenienza. I volontari francesi hanno mostrato i cambiamenti più rilevanti, seguiti da polacchi, olandesi e britannici, e a chiudere i partecipanti italiani. Sarà necessario sottoporre questi risultati a verifiche e analisi approfondite allo scopo di comprendere le ragioni di tali differenze tra Stati e, soprattutto, per personalizzare e diversificare la dieta a seconda degli specifici fabbisogni nutrizionali, delle abitudini culturali e dello stile di vita delle persone anziane.

Parallelamente all’osservazione dei cambiamenti nel regime alimentare dei partecipanti per effetto delle nuove raccomandazioni, il progetto si è proposto anche di valutare le ragioni alla base delle scelte alimentari e di individuare gli atteggiamenti e le percezioni dei consumatori anziani a livello di informazioni rilevanti per la salute. A tale scopo, è stato progettato un sondaggio ad hoc condotto su tutti i soggetti, a prescindere dal fatto che essi seguissero o meno la dieta NU-AGE. Dalle risposte sono emersi i 5 fattori che influenzano maggiormente le decisioni di acquisto:
– data di scadenza;
– prezzo;
– sapore;
– ingredienti;
– abitudini.
Il questionario chiedeva, inoltre, se nel comprare un prodotto alimentare se ne consultasse l’etichetta nutrizionale, con informazioni quali calorie, grassi, sale e zuccheri. Un terzo dei volontari ha risposto “Mai” e un quinto “A volte”. Tra le motivazioni, sono state citate la difficoltà di leggere l’etichetta (a causa, ad esempio, delle dimensioni ridotte della stampa) e l’eccessiva quantità di informazioni. A ogni modo, è stato interessante notare che la partecipazione allo studio ha incoraggiato circa due terzi dei soggetti sottoposti alla dieta NU-AGE a ricercare maggiori informazioni sulle proprietà nutrizionali e le conseguenze per la salute.

Ad oggi, il progetto NU-AGE rappresenta il primo e il più ampio studio ad aver adottato l’approccio della “dieta completa” per chiarire questioni cruciali per il miglioramento delle condizioni di salute e della qualità di vita della popolazione anziana in Europa.
Presentando i risultati del Progetto nella Conferenza “Mediterranean style diet might slow down ageing and reduce bone loss”, tenutasi a Bruxelles lo scorso mese, i ricercatori hanno constatato che la dieta Mediterranea ha fatto diminuire significativamente i livelli della proteina conosciuta come proteina C-Reattiva, l’indicatore infiammatorio principale collegato ai processi di invecchiamento del nostro organismo. Un altro effetto positivo riscontrato di questa dieta è stato il rallentamento di perdita di massa ossea (osteoporosi).
Questo è il primo progetto che va realmente a fondo per valutare gli effetti della dieta mediterranea sugli anziani – ha spiegato il Prof. Claudio Franceschi – Per questo stiamo usando le tecniche più avanzate, come la metabolomica, la transcrittomica, la genomica e l’analisi della microbiota intestinale”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.