Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il nuovo Regolamento relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, già concordato con il Consiglio, che prevede maggior sostegno e garanzie per il bio, ma gli europarlamentari italiani votano contro giudicando l’accordo raggiunto un compromesso al ribasso.
L’agricoltura biologica europea si sta consolidando e produttori e aree di produzione seguono il trend positivo di un mercato globale in continua espansione, come ha evidenziato anche il Rapporto 2018 “Il mondo dell’agricoltura biologica”, presentato a BIOFACH 2018, il Salone Mondiale degli Alimenti Biologici (Norimberga, 14-17 febbraio 2018).
La produzione biologica non è più un settore di nicchia del più ampio settore agroalimentare dell’UE, bensì uno dei settori più dinamici dell’agricoltura dell’UE e la superficie utilizzata per l’agricoltura biologica cresce al ritmo di circa 400 000 ettari all’anno, e il mercato dei prodotti biologici dell’UE si aggira sui 27 miliardi di euro, circa il 125% in più di dieci anni fa.
Di fronte ad un fenomeno in continua crescita, al fine di rimuovere gli ostacoli allo sviluppo sostenibile del settore e rafforzare le norme in materia di sistema di controllo, regime commerciale, pratiche relative al benessere degli animali e all’uso di sostanze non autorizzate, la Commissione UE ha adottato nel 2014 una proposta di Regolamento in sostituzione della normativa vigente che risaliva al 2007.
Dopo 4 anni di negoziati e duri confronti fra Commissione, Parlamento e Ministri UE (il cosiddetto “trilogo”), il Parlamento europeo ha approvato la scorsa settimana in via definitiva (con 466 voti in favore, 124 voti contrari e 50 astensioni) il nuovo Regolamento, dopo l’Accordo che era stato raggiunto con il Consiglio UE a Presidenza maltese.
Il nuovo testo legislativo che dovrà essere formalmente approvato dal Consiglio UE prima che possa essere applicato, e che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2021, conferma che la produzione biologica “è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale”.
I principali aspetti della Riforma legislativa possono così riassumersi.
Garanzia dell’alta qualità dei prodotti biologici
– Controlli rigidi e basati sul rischio di contaminazione lungo tutta la catena di approvvigionamento effettuati in sede per tutti gli operatori, annualmente di regola o ogni due anni se nessuna irregolarità è stata riscontrata nel corso di tre anni.
– Tutti i prodotti importati da Paesi extra UE dovranno rispettare gli standard dell’UE. Le attuali norme in materia di “equivalenza”, che impongono ai Paesi terzi di conformarsi a norme simili ma non identiche, saranno eliminate entro 5 anni dall’entrata in vigore del Regolamento.
Aumento della produzione biologica nell’UE
– Aumentare l’offerta di semi biologici per soddisfare i bisogni degli agricoltori: le deroghe che permettono l’utilizzo di semi convenzionali nella produzione biologica saranno eliminati entro il 2035.
– Le aziende agricole miste che producono sia prodotti convenzionali che biologici continueranno a essere autorizzate, a condizione che le due attività agricole siano chiaramente ed efficacemente separate.
– I piccoli coltivatori che si convertono al biologico avranno la possibilità di aggregarsi per ottenere una certificazione bio di gruppo, risparmiando soldi e tempo.
Difesa dalla contaminazione di pesticidi chimici o fertilizzanti sintetici
– Misure precauzionali: i coltivatori e altri operatori nella catena di approvvigionamento saranno obbligati ad applicare una serie di misure per evitare la contaminazione; se si sospetta la presenza di un pesticida o un fertilizzante non autorizzato, il prodotto finale non potrà essere etichettato come biologico fino ad ulteriori indagini; se la contaminazione risulterà volontaria o se l’operatore non ha applicato le misure precauzionali, il prodotto perderà lo status di alimento biologico.
– Gli Stati membri che al momento applicano soglie massime per le sostanze non autorizzate nei cibi biologici, come pesticidi, potranno continuare a farlo, a condizione che permettano ai prodotti biologici provenienti da altri Paesi UE e che rispettano le regole dell’Unione, di entrare nel loro mercato.
Dopo 4 anni dall’entrata in vigore del Regolamento la Commissione valuterà l’efficacia delle norme europee contro la contaminazione e le soglie nazionali e, se necessario, elaborerà un progetto di legge per armonizzarle.
Gli europarlamentari italiani hanno votato contro il provvedimento, perché non sono state accolte le loro richieste di norme più restrittive di quelle adottate, in particolare sulla soglia di contaminazione accidentale da pesticidi non autorizzati e sulle deroghe concesse all’importazione di prodotti bio da Paesi terzi.
A sintetizzare le motivazioni degli europarlamentari italiane, il giudizio espresso dal Vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro: “L’esito dei negoziati per dare nuove regole alla produzione biologica in Europa rappresenta un’occasione persa. Per noi, tuttavia, la sfida di replicare o avvicinare il più possibile il sistema europeo al modello biologico di alta qualità e sostenibilità italiano resta aperta. Il punto cruciale negativo è aver eliminato completamente le soglie per i residui di fitofarmaci. Che differenza c’è con l’agricoltura convenzionale? ”.