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Aumentare la produzione alimentare riducendo l’impatto ambientale

Aumentare la produzione alimentare riducendo impatto ambientale

Incoraggianti risultati di una Ricerca per chiudere lo “yield gap”.

La domanda globale di cibo è destinata a raddoppiare entro il 2050 a causa della crescita della popolazione e del suo tenore di vita. Per dare risposte a queste esigenze è comune convinzione che bisognerà aumentare la pressione dell’agricoltura sull’ambiente. In altre parole: come sarà possibile aumentare la produzione di cibo e mantenere sano, al contempo, l’ambiente?

Ora, uno Studio condotto da ricercatori dell’Istituto per l’Ambiente dell’Università del Minnesota (USA) e dell’Istituto di Geografia dell’Università “Mc Gill” di Montreal (Canada), sulla base di analisi dei dati delle produzioni agricole di tutto il mondo, offre la speranza che con una gestione strategica di fertilizzanti e acqua possa far aumentare il rendimento globale delle colture, riducendo l’impatto negativo dell’agricoltura sull’ambiente (Nathaniel D. Mueller, et al. “Closing yield gaps through nutrient and water management”, Nature, pubblicato on-line il 29 agosto 2012clicca qui per consultare il link).

“Abbiamo spesso visto questi due obiettivi come un trade-off [ndr: un intraducibile termine inglese, che significa ciò che bisogna sacrificare di qualcosa per ottenere un po’ più di qualcos’altro], si potrebbe avere o più cibo o un ambiente più pulito, non entrambi – ha dichiarato il principale autore della Ricerca, Nathaniel Mueller – Questo studio dimostra che non è necessariamente così”.

Mueller e i suoi colleghi hanno utilizzato i dati di gestione e rendimento per 17 più importanti colture per fare a grande scala una stima di quanta acqua e sostanze nutritive ci vorrebbero per portare terreni agricoli poco performanti fino alle loro potenzialità di produzione alimentare. Hanno anche individuato le aree dove l’uso di fertilizzanti può essere tagliato senza una sostanziale riduzione di resa delle colture. Hanno così scoperto che il gap di rendimento (yield gap) ovvero le differenze tra i rendimenti agricoli osservati e quelli raggiungibili in una determinata regione è controllabile con l’utilizzo di fertilizzanti e adeguata irrigazione.

In particolare, la Ricerca ha individuato che:

– si potrebbe aumentare la produzione dal 45 al 70% per la maggior parte delle colture, con le maggiori opportunità di miglioramento dei rendimenti in Europa orientale, Africa sub-sahariana, Asia orientale e Asia meridionale;

– input diversi costituiscono fattori limitanti a seconda della regione e delle colture: i fertilizzanti, per esempio, sembrano ridurre la produzione di mais in Europa orientale e occidentale e la produzione di grano in Europa orientale, mentre fertilizzanti e acqua sembrano limitare la produzione di riso nel Sud-est asiatico;

– a livello mondiale, si potrebbe diminuire l’uso di azoto del 28%, di fosforo del 38%, senza danneggiare le rese di mais, grano e riso:La Cina si distingue come “punto caldo” di un uso eccessivo di fertilizzanti, ma altre aree, come gli Stati Uniti, l’Europa occidentale e l’India, hanno opportunità di miglioramento;

– con una ridistribuzione strategica di nutrienti, si può portare i terreni meno performanti di tutto il mondo al 75% del loro potenziale di produzione, solo con un aumento dell’uso globale del 9% di azoto e del 34% di potassio, mentre il fosforo può essere ridotto del 2%.

I ricercatori avvertono pure che la loro analisi è a scala grossolana e che molti altri fattori, tra cui le caratteristiche del territorio, l’uso di concimi organici, l’economia, la geopolitica, la disponibilità di acqua e i cambiamenti climatici influenzeranno i reali guadagni nella produzione agricola e la riduzione degli impatti ambientali negativi. Tuttavia, essi si dichiarano soddisfatti per avere intravisto la possibilità di chiudere lo “yield gap” che era stato precedentemente identificato come uno dei cinque problemi da risolvere per le future esigenze alimentari, assieme al blocco dell’espansione dei terreni agricoli ai tropici, l’utilizzo strategico di input produttivi, la modifica del tipo di alimentazione e la riduzione degli sprechi alimentari.

“Questi risultati dimostrano che guadagni sostanziali sono effettivamente possibili per colmare il divario di rendimento, combinando questi sforzi con una migliore gestione dei terreni esistenti, potenzialmente in grado di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura – ha chiarito Mueller – Essi offrono anche suggerimenti concreti dove e come possono essere concentrati gli sforzi futuri. Questo lavoro dovrebbe servire come una fonte di grande incoraggiamento e motivazione per coloro che lavorano per sfamare una popolazione di 9 miliardi di individui e più, che si prevede vivranno su questo pianeta nel 2050, proteggendo al contempo gli indispensabili sistemi di supporto alla vita della Terra”.

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