Politica Sostenibilità

La competitività si raggiunge investendo in prodotti sostenibili

La competitività si raggiunge investendo in prodotti sostenibili

Dalle relazioni sulla Competitività, pubblicati dalla Commissione UE uscente, si rileva che, pur con differenze tra i vari Paesi, l’Unione arranca nel produrre beni e servizi in grado di affrontare la concorrenza internazionale, e si indicano i settori dove intervenire per mettere le aziende e PMI in una posizione più forte per competere nel mercato globale. Dalla scheda dedicata al nostro Paese, emerge che l’Italia nel 2013 ha perduto in produzione industriale un altro 5%, arretrando del 25% dall’inizio della crisi. Solo le imprese che hanno fatto investimenti green hanno incrementato produzione, vendita e… posti di lavoro.

La Commissione UE uscente ha pubblicato l’11 settembre 2014 due Rapporti sulla competitività industriale, gli ultimi del suo mandato stante l’insediamento da Novembre della Commissione Juncker, relazioni che vengono prodotte ogni anno al fine di fornire indicatori basati su elementi concreti per sostenere la formulazione delle politiche a livello dell’UE e degli Stati membri:
– “Aiutare le imprese a crescere” fornisce una valutazione quantitativa della competitività delle industrie dell’UE e risposte empiriche a importanti questioni nel dibattito sulla politica industriale;
– “Reindustrializzare l’Europa” fornisce una valutazione, basata sugli indicatori, dell’attuazione della politica industriale a livello nazionale e dell’UE, con una ripartizione per Paese.
Mi rendo conto che negli ultimi anni gli Stati membri hanno compiuto sforzi per migliorare la loro competitività. Tuttavia, molto resta ancora da fare – ha concluso Ferdinando Nelli Feroci, Commissario europeo responsabile per l’Industria e l’imprenditoria, dopo aver illustrato nel corso della Conferenza stampa gli aspetti principali dei Report – Nonostante le differenze di prestazioni e le politiche degli Stati membri, ci sono molti problemi comuni. Ciò include la mancanza di investimenti, l’accesso ai finanziamenti, il prezzo dell’energia, l’inefficienza della pubblica amministrazione e la necessità di cambiamento strutturale. Invito tutti gli Stati membri a concentrare le proprie politiche nella lotta contro queste carenze per mettere le nostre aziende e le PMI in un posizione più forte per competere nel mercato globale”.

Esaminata la performance di ogni Stato membro e considerati i miglioramenti intervenuti e le debolezze manifestate, i Rapporti hanno suddiviso i Paesi membri, i cui punti di partenza erano comunque diversi, in 4 Gruppi:
– al 1° gruppo appartengono gli Stati con competitività elevata e in miglioramento: Paesi BassiGermaniaDanimarca e Irlanda;
– il 2° gruppo è costituito da Stati con competitività elevata, ma in ristagno o in calo: BelgioRegno UnitoAustriaFranciaItaliaLussemburgoSvezia e Finlandia;
– nel 3° gruppo vengono inseriti gli Stati con competitività modesta, ma in miglioramento: EstoniaLettoniaLituaniaSpagnaRepubblica cecaUngheriaPoloniaPortogalloRomaniaSlovacchia e Grecia;
– il 4° gruppo comprende gli Stati con competitività modesta e in ristagno o in calo: SloveniaBulgariaCroaziaMalta e Cipro.

Secondo la Commissione UE, l’industria manifatturiera dell’Unione possiede una serie di punti di forza competitivi che dovrebbero essere utilizzati come leva per promuovere la crescita economica, nonostante la difficile congiuntura economica attuale: lavoratori altamente qualificatielevato contenuto nazionale dei beni esportativantaggi comparativi connessi a segmenti di prodotti complessi e di alta qualità. Inoltre, successivamente all’inizio della crisi nel 2008 gli Stati membri dell’UE avrebbero attuato una serie di politiche volte ad aumentare la competitività.
Per far sì che la crescita non ristagni, tuttavia, l’UE e gli Stati membri hanno urgente bisogno di affrontare una serie di questioni problematiche. Dall’analisi dei dati ottenuti dalle due relazioni risulta che occorre considerare la possibilità di intraprendere azioni politiche per i seguenti settori.
– Investimenti: sono necessari ulteriori investimenti in tutti i settori per garantire che l’industria europea possa mantenere la sua competitività.
– Accesso al credito: le imprese piccole e giovani hanno maggiori difficoltà a ottenere prestiti bancari rispetto ad altre imprese, anche se i loro risultati finanziari sono analoghi.
– Pubblica amministrazione: la competitività richiede una riduzione dei costi e delle incertezze per le imprese nei rapporti con la pubblica amministrazione. Il miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione porta all’aumento di imprese in rapida crescita, in particolare aumentando il fatturato dell’impresa. Norme fiscali che richiedono troppo tempo e denaro, corruzione e inefficienza dei sistemi giudiziari sono estremamente nocive per la crescita delle imprese. La maggior parte degli Stati membri deve inoltre tenere in maggiore considerazione gli effetti sulla competitività delle norme e della legislazione in altri ambiti.
– Accesso ai mercati esteri: è necessario un sostegno all’internazionalizzazione delle PMI. Attualmente, le imprese più piccole e più giovani hanno meno probabilità di entrare sui mercati esteri e cogliere i benefici che ne derivano. Le politiche per il contesto imprenditoriale per quanto riguarda l’accesso ai capitali, il sostegno alle competenze per l’innovazione e le azioni per migliorare la produttività sono importanti per aiutare le piccole imprese ad allargare le esportazioni.
– Innovazione: la competitività è sostenuta da una maggiore efficacia nell’innovazione e nella commercializzazione della ricerca, nonché dall’accesso a manodopera altamente qualificata.
– Prezzo dell’energia: la competitività è influenzata negativamente dai prezzi dell’elettricità e del gas, più elevati nell’UE rispetto a molte altre economie. I miglioramenti dell’efficienza energetica non hanno bilanciato del tutto l’effetto negativo dell’aumento dei prezzi. Sono necessari quindi mercati dell’energia efficienti e fonti energetiche diversificate per garantire disponibilità di energia a prezzi competitivi.

Dal monitoraggio dei singoli Paesi, la produzione industriale dell’Italia avrebbe perso nel 2013 un ulteriore 5%, arrivando al -25% rispetto al 2007. Ma quel che è peggio è che dai dati della World Bank 2013, il nostro Paese in termini di efficacia delle azioni dei Governi precede soltanto Romania, Grecia e Bulgaria.

Eppure, nella scheda dedicata all’Italia, ci sono anche dati positivi sui quali riflettere e che dovrebbero essere valutati adeguatamente dai nostri decision maker.
Nel capitolo 3.12.4 “Energy, raw materials and sustainability” si annota che “In generale, l’Italia mostra significativi progressi in tutti i 4 indicatori che definiscono la sostenibilità dell’industria […] Nel periodo 2007-2012, l’industria manifatturiera italiana ha ridotto del 3,5% annuo il suo impatto ambientale. Questo sforzo per raggiungere una maggiore sostenibilità fa una maggiore differenza non solo in termini ambientali, ma anche per la competitività: le imprese che hanno investito nelle tecnologie green hanno esportato per il 17,5% della loro produzione, contro il 10% di quelle che non hanno fatto investimenti verdi, hanno introdotto sul mercato per il 23% prodotti innovativi (solo l’11% le altre) e il 54% di esse hanno aumentato e consolidato le vendite. Di tutti i posti di lavoro creati nel 2013, si stima che il 38% derivino da imprese che hanno investito nella sostenibilità. Gli investimenti nei settori dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, sono risultati migliori durante la crisi, creando nuove imprese e incrementando i posti di lavoro. Questo è stato il caso in particolare delle rinnovabili e delle costruzioni, in virtù di un sistema di incentivi avviato dal Governo, ma di cui hanno beneficiato anche la gestione dei rifiuti e l’elettronica”.

Speriamo che il Governo Renzi sappia trarre le dovute conclusioni da questa parte del Rapporto della Commissione UE uscente, che sottolinea, appunto, la necessità per l’Italia di investire in prodotti sostenibili per competere sui mercati internazionali.

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