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Prevenzione erosione del suolo anche con buone pratiche agronomiche

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Il Rapporto sul “Dissesto idrogeologico in Italia” dell’ISPRA, presentato la settimana scorsa, ha messo in evidenza quanti siano elevati i rischi in Italia, sia per cittadini che per le imprese, dovuti ai fenomeni di erosione e frana dei terreni.

Tra le azioni di contrasto e prevenzione del dissesto idrogeologico, meritano di essere poste in rilievo le buone pratiche agronomiche, come è possibile rilevare dallo Studio condotto da Ricercatori del Centro Comune di Ricerca (Joint Research Centre) di Ispra, il servizio scientifico interno della Commissione UE, che ha l’obiettivo di fornire un supporto tecnico indipendente e basato sull’evidenza scientifica alle politiche dell’UE nel momento della loro definizione, pubblicato sul numero di gennaio 2016 di “Land Use Policy” e recensito nel News Alert del 3 marzo 2016 di “Science for Environment“ della DG Ambiente della Commissione UE.

L’erosione del suolo in Italia potrebbe essere ridotta del 43% se le Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali previste dal Regolamento (CE) n. 1782/2003 fossero pienamente attuate”: è la conclusione della Ricerca.

L’erosione del suolo costituisce una delle più grandi minacce per i terreni europei, poiché degrada gli ecosistemi e può provocare la riduzione dei raccolti, minacciando la sicurezza alimentare e i redditi degli agricoltori. Inoltre, quando il terreno viene eroso può trasportare sostanze inquinanti agricole nei corsi d’acqua, con il rischio di danneggiare l’ambiente acquatico. Pertanto, la protezione dei suoli europei dall’erosione costituisce una delle priorità della relativa Strategia tematica della Commissione UE (Communication 231/2006).

Per incoraggiare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, le azioni di protezione del suolo sono inserite nel meccanismo di condizionalità dei sussidi agricoli previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC) in base ai quali gli agricoltori beneficiari dei pagamenti sono tenuti, oltre che a rispettare i “criteri di gestione obbligatori”, a mantenere la terra in “buone condizioni agronomiche e ambientali” (BCAA)

Gli Stati membri provvedono affinché tutte le terre agricole, specialmente le terre non più utilizzate a fini di produzione, siano mantenute in buone condizioni agronomiche e ambientali. Gli Stati membri definiscono a livello nazionale o regionale requisiti minimi per buone condizioni agronomiche e ambientali sulla base dello schema riportato nell’allegato IV, tenendo conto delle caratteristiche peculiari delle superfici interessate, comprese le condizioni del suolo e del clima, i sistemi aziendali esistenti, l’utilizzazione della terra, la rotazione delle colture, le pratiche aziendali e le strutture aziendali, fatte salve tenendo conto delle caratteristiche peculiari delle superfici interessate, comprese le condizioni del suolo e del clima, i sistemi aziendali esistenti, l’utilizzazione della terra, la rotazione delle colture, le pratiche aziendali e le strutture aziendali, fatte salve le norme che disciplinano le buone pratiche agronomiche applicate nel contesto del regolamento (CE) n. 1257/1999 nonché le misure agro-ambientali applicate al di sopra del livello di riferimento delle buone pratiche agronomiche”. (Art. 5, Regolamento CE n. 1782/2003)

Spetta agli Stati membri stabilire le norme adeguate per le “condizionalità e, nonostante debbano notificare alla Commissione UE l’attuazione delle BCAA, poco si conosce dell’effetto che queste norme hanno avuto sulla riduzione dell’erosione del suolo e sull’incremento degli stock di carbonio nei suoli d’Europa.

Lo Studio “Effect of Good Agricultural and Environmental Conditions on erosion and soil organic carbon bilance: A national case study”, prende in esame questi aspetti, scegliendo l’Italia come caso studio, stante il fatto che la terra arabile ha spesso ripidi pendii di terreno con il suolo che è particolarmente soggetto a subire l’erosione sotto la violenza di temporali di forte intensità.

I ricercatori hanno collegato un modello di erosione con un modello agro-ecosistemico per calcolare l’impatto delle pratiche BCAA sulla riduzione della perdita di suolo e sull’aumento degli stock di carbonio organico.
Le perdite medie annue di erosione del suolo dovute a cambiamenti climatici, copertura del suolo, proprietà del suolo, caratteristiche del paesaggio e pratiche agricole sono stati valutati utilizzando i data-base su clima, copertura del suolo e agricoltura, come pure le immagini satellitari.

Sono stati presi in esame 3 scenari:
– il primo (baseline) rappresentato dall’assenza di qualsiasi specifica politica nazionale di prevenzione dell’erosione e conservazione del carbonio, basato sui requisiti preliminari ai BCAA per essere inclusi nel meccanismo di condizionalità;
– l’attuale, basato sulla realizzazione di norme BCAA obbligatorie dal 2005, che per effetto delle modifiche introdotte nelle pratiche agricole ha mostrato tassi di erosione diversi rispetto allo scenario baseline;
– il terzo “technical potential che rispecchia l’erosione evitata e il carbonio stoccato nel suolo entro il 2050, se le BCAA dovessero essere
attuate in tutti i terreni arabili.

Più sinteticamente: il primo scenario contempla l’assenza di qualsiasi BCAA; il secondo, l’attuale implementazione di BCAA; il terzo l’applicazione di BCAA su tutta la superficie di terreno coltivabile in Italia.

Nel primo scenario, i ricercatori hanno stimato che:
– si perderebbero 8,33 tonnellate per ettaro all’anno (t/ha/an) di terreno coltivabile in Italia;
– circa il 29% delle terre coltivabili avrebbe perdite superiori a 10 t/ha/an, che è l’indicatore limite di erosione idrica tollerabile di perdita di suolo in ambienti mediterranei, oltre il quale il tasso di erosione diviene insostenibile;
– circa il 73% di erosione del suolo avverrebbe nel 25% dei terreni agricoli italiani;
– le aziende agricole situate su pendii (superiore al 10%) sperimenterebbero circa il 64% della perdita totale annuale di terreno, in quanto sono le più esposte all’erosione del suolo.

Nello scenario attuale:
– la perdita di suolo è stata stimata in 7,43 t/ha/an;
– circa il 25% dei terreni coltivabili avrebbe perdite superiori a 10 t/ha/an che corrisponde a circa una diminuzione dell’11% rispetto allo scenario baseline.

Lo scenario “technical potential potrebbe significativamente ridurre le perdite di suolo a 4,1 t/ha/an, con una riduzione del 51% rispetto allo scenario baseline e del 43% rispetto allo scenario attuale.

La quantità di carbonio conservata nel suolo è risultata variare nei 3 scenari a seconda della posizione dei terreni e delle pratiche di gestione dei terreni coltivabili. Lo studio indica che le correnti BCAA avrebbero determinato un accumulo complessivo di carbonio del 17% tramite l’evitata l’erosione del suolo, rispetto allo scenario baseline; ma se le BCAA fossero pienamente attuate in tutti i terreni arabili, lo stock di carbonio organico nel suolo in Italia aumenterebbe fino all’11% nel lungo termine.

Dal momento che monitorare i livelli di erosione del suolo e di carbonio in tutte le aziende agricole non è praticabile, i ricercatori suggeriscono che il loro approccio di modellazione potrebbe aiutare i responsabili politici a valutare l’efficacia delle misure di conservazione del suolo a livello nazionale, regionale e, perfino, mondiale. La ricerca può anche essere utilizzata per valutare il deposito e il bilancio del carbonio, compresi i processi di trasporto e deposito.

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