Secondo uno Studio di CNA e Fondazione per lo sviluppo sostenibile, le piccole e medie imprese italiane sono responsabili del 60% delle emissioni di gas serra, ma rischiano di rimanere indietro nella transizione ecologica per l’eccesso di burocrazia e la mancanza di strumenti incentivanti a loro dedicati.
L’Italia non potrà centrare gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, dichiarati dal Governo, senza un pieno coinvolgimento delle piccole e medie imprese (PMI).
È quanto si rileva dallo Studio sul ruolo delle PMI nella transizione energetica, realizzato da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS) e Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) e presentato in occasione dell’evento “Non senza le PMI”.
Secondo lo Studio, infatti, le PMI generano il 60% delle emissioni di CO2 del manifatturiero e delle costruzioni, a conferma del numero elevato di “piccole” nei due comparti, e consumano energia per oltre 16 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio), pari al totale di gas utilizzato per riscaldare tutte le e case italiane.
Il Rapporto riporta, inoltre, una survey condotta su oltre 1.000 PMI da cui risulta che metà delle imprese ha effettuato interventi di miglioramento energetico negli ultimi 3 anni, principalmente a causa dei costi elevati dell’energia. Di queste imprese, però, solo una su quattro ha utilizzato incentivi e/o agevolazioni per interventi di riqualificazione energetica, a causa principalmente della mancanza di uno strumento dedicato.
Dallo Studio emergono quindi la necessità di realizzare un quadro conoscitivo sul potenziale delle PMI in termini di riduzione delle emissioni e quella di disegnare strumenti per gli interventi di decarbonizzazione pensati sulle caratteristiche delle PMI.
“Le piccole e medie imprese caratterizzano il nostro sistema produttivo e sono l’anello fondamentale per la crescita degli investimenti orientati al processo di decarbonizzazione – ha sottolineato il Presidente della CNA, Daniele Vaccarino – La ricerca evidenzia che il pieno coinvolgimento delle PMI è condizione necessaria e indispensabile per ridurre le emissioni ma occorre disegnare incentivi a misura di piccole imprese e semplificare le procedure burocratiche”.
Sulla base dello Studio, CNA ha avanzato alcune proposte a Governo e Parlamento per promuovere un ruolo più attivo ed efficace delle PMI nella transizione energetica. Tra queste:
– riordino del sistema degli incentivi superando la frammentazione e la complessità delle procedure;
– strumenti a misura di PMI rafforzando il credito d’imposta green;
– puntare maggiormente sull’autoproduzione diffusa di piccola taglia;
– riformare la struttura della bolletta energetica;
– semplificare le procedure autorizzative e l’iter di accesso agli incentivi.
“Risparmiare sulle bollette per l’energia, elettrica e termica, con diagnosi energetiche e misure di efficienza e risparmio, consumare energia da fonte rinnovabile autoprodotta o prodotta insieme ad altri – ha affermato Edo Ronchi, Presidente della FoSS – può essere un vantaggio per le piccole imprese. Occorre superare gli ostacoli che incontrano le piccole imprese per accedere a questi vantaggi, verificando le possibilità che già esistono e il loro migliore utilizzo e aumentandole anche con nuovi finanziamenti. La generazione distribuita basata su fonti rinnovabili e gli interventi per il risparmio energetico consentono ampie possibilità di lavoro per le piccole imprese purché abbiano o acquisiscano le competenze necessarie. Maggiore attenzione andrebbe quindi dedicata alla qualificazione professionale e all’aggiornamento delle PMI in questi settori, fortemente innovativi e in espansione”.