Uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori, coordinato dall’Università “La Sapienza” di Roma e dall’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari (CNR-IBPM) rivela le origini genetiche dei Piceni, una delle civiltà più affascinanti dell’Italia pre-romana, mostrando che esisteva una piccola ma significativa differenziazione tra i popoli Tirrenici e quelli Adriatici, in grado di aiutare a comprendere meglio le migrazioni, le interazioni e l’evoluzione delle popolazioni nel corso dei millenni.
Non c’erano grandi differenze tra i Piceni e altre popolazioni coeve dell’Età del Ferro dell’Italia centrale , suggerendo una storia genetica condivisa dei gruppi etnici dell’età del Ferro dell’Italia centrale. Tuttavia, si può osservare una leggera differenziazione genetica tra le popolazioni lungo le coste adriatiche e tirreniche, probabilmente dovuta a contatti genetici tra popolazioni residenti sulle coste italiane e balcaniche del Mar Adriatico. Inoltre, diversi individui avevano antenati che si discostavano dalla loro popolazione generale. Infine, nel periodo tardoantico, il panorama genetico della regione del Medio Adriatico cambiò drasticamente, indicando un afflusso rilevante dal Vicino Oriente. In seguito, l’Impero romano ha svolto un ruolo decisivo nel plasmare i cambiamenti genetici e fenotipici in tutta la penisola italiana.
Sono le conclusioni dello Studio “The genomic portrait of the Picene culture provides new insights into the Italic Iron Age and the legacy of the Roman Empire in Central Italy”, condotto da team internazionale di ricercatori, coordinato dall’Università “La Sapienza” di Roma e dall’Istituto di Biologia e Patologia Molecolaridel Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBPM), e pubblicato il 21 novembre 2024 sulla rivista Genome Biology, che ha analizzato il DNA antico di oltre 100 resti scheletrici provenienti da diverse necropoli dell’Italia Centrale,
La ricerca segna una pietra miliare per l’archeogenetica italiana e pone le basi per ulteriori ricerche che potrebbero riscrivere la storia delle nostre origini. Le analisi sul DNA antico, sebbene ancora agli albori, stanno aprendo nuove e affascinanti prospettive, non solo nel campo dell’archeologia e dell’evoluzione umana, ma anche in quello medico. Il Premio Nobel 2022 per la Medicina è stato assegnato allo svedese Svante Pääbo, per “le sue scoperte sui genomi degli ominidi estinti e sull’evoluzione umana”, aprendo un nuovo campo di ricerca, la paleogenomica.
“Negli ultimi anni, lo studio del DNA antico sta divenendo uno strumento insostituibile per ricostruire la storia dell’umanità – ha spiegato Fulvio Cruciani, Docente di Genetica delle Popolazioni presso La Sapienza e coautore dell’articolo – Attraverso l’analisi del materiale genetico estratto da reperti umani, possiamo comprendere meglio le migrazioni, le interazioni e l’evoluzione delle popolazioni nel corso dei millenni. Questi dati offrono oggi una visione senza precedenti del nostro passato e delle dinamiche che hanno plasmato le società antiche”.
“L’analisi genomica delle necropoli Picene, di cui la principale è stata quella di Novilara, ha mostrato che, sebbene culturalmente distinto, questo popolo condivideva un patrimonio genetico comune con altre culture coeve ed in continuità con le precedenti culture italiche – ha aggiunto Eugenia D’Atanasio, ricercatrice CNR-IBPM e co-Coordinatrice dello studio – Tuttavia, le popolazioni adriatiche presentavano caratteristiche peculiari, legate ai continui scambi commerciali e culturali attraverso l’Adriatico, riflettendo un mosaico complesso di interazioni che hanno plasmato il pool genetico piceno in modo diverso rispetto a quello delle popolazioni tirreniche”.
Uno degli aspetti più affascinanti emersi dalla ricerca è la diversità fenotipica dei Piceni rispetto ai loro vicini. Lo studio ha evidenziato che questi mostravano una maggiore prevalenza di tratti fenotipici come occhi azzurri e capelli chiari, caratteristiche molto meno comuni tra le popolazioni coeve come gli Etruschi e i Latini. Questa diversità fisica, unita ai contatti genetici con popolazioni del Nord Europa e del Vicino Oriente, rende i Piceni un caso unico nello studio dell’Italia preromana.
“Questo studio multidisciplinare rappresenta un passo cruciale nella comprensione dell’evoluzione del pool genetico dell’Italia preromana, evidenziando sia la complessità dei movimenti di popolazione che gli scambi culturali che caratterizzavano le società antiche – ha spiegato Beniamino Trombetta, Professore di Genetica Umana della Sapienza e Responsabile scientifico del progetto – I risultati aprono nuove prospettive sulla storia demografica dell’intera penisola suggerendo che una società cosmopolita iniziò a emergere e persistette in Italia durante l’età del ferro, raggiungendo il suo apice durante l’epoca imperiale romana”.
In copertina: Testa di guerriero- proveniente da Numana (civiltà Picena, metà del secolo VII a.C.) – Museo archeologico delle Marche.