L’urbanizzazione e l’agricoltura hanno modificato lo stato naturale delle pianure alluvionali europee, aumentando i rischi di disastrose alluvioni e prolungate siccità, che potrebbero essere prevenuti con il ripristino di aree naturali vicino ai fiumi.
L’Agenzla Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 19 novembre 2018 il briefing “Why should we care about floodplains?“, in cui si analizzano i potenziali benefici del ripristino di aree naturali vicino ai fiumi, che vengono ricoperte dall’acqua durante le inondazioni.
Le pianure alluvionali nel loro stato naturale rappresentano un’importante parte ecologica del sistema fluviale: filtrano e immagazzinano acqua; proteggono naturalmente dalle inondazioni; contribuiscono a mantenere l’elevata biodiversità.
Secondo l’analisi fornita dall’AEA, queste aree possono fornire preziosi servizi culturali ed ecosistemici, tra cui un’alternativa economica alla protezione dalle inondazioni strutturali. Si prevede che con i cambiamenti climatici aumenterà sia il numero di alluvioni che prolungate siccità in diverse parti d’Europa. Durante piogge abbondanti, le pianure alluvionali permettono all’acqua di aver maggior spazio su cui scorrere, evitando veloci e pericolose ondate di piena.Nei periodi di siccità le pianure alluvionali rilasciano lentamente l’acqua che hanno immagazzinato, mitigandone i peggiori effetti.
Oltre alla protezione dalle alluvioni e dalla siccità, le pianure alluvionali naturali possono prevenire l’erosione, migliorare la formazione del suolo, purificare l’acqua rifornendo i serbatoi di acque sotterranee e sostenendo la conservazione di habitat e specie, compresi molti uccelli.
Le pianure alluvionali sono una parte importante del capitale naturale dell’Europa, coprendo tra e il 3% e il 5% della superficie continentale e il 50-60% dei suoi siti terrestri Natura 2000. Poiché si allagano regolarmente, le pianure alluvionali sono naturalmente aree molto fertili. Questa caratteristica in abbinamento con l’uso dei fiumi per i trasporti, li ha storicamente resi ideali per gli insediamenti umani e l’agricoltura.
La spinta all’urbanizzazione e alla crescita economica, nonché alla ricerca di superfici più ampie da adibire all’agricoltura, continua a guidare i cambiamenti nei sistemi fluviali europei. La sicurezza pubblica dalle inondazioni attraverso il drenaggio e la protezione dalle inondazioni si è sviluppata negli ultimi secoli, specialmente dopo la seconda guerra mondiale. Inoltre, i grandi fiumi europei sono anche importanti corridoi di trasporto, sostenendo il commercio su grandi distanze. Miglioramenti nella navigazione hanno portato a “raddrizzare” i fiumi tagliando i meandri e forzando il flusso in una canalizzazione. Questi cambiamenti sono serviti anche come progetti di bonifica dei terreni in cui le pianure alluvionali sono state prosciugate per una maggiore produzione agricola e sicurezza alimentare.
Di contro, questi cambiamenti hanno anche reso le inondazioni più dannose e le ondate di piena sono diventate più alte e più veloci, portando anche grandi quantità di sedimenti che hanno creato depositi più grandi di quanto non si sarebbero formati in condizioni più naturali. Ulteriori danni sono stati provocati dal desiderio combinato di controllo delle piene, di approvvigionamento idrico e di produzione di energia idroelettrica, che ha aumentato lo sviluppo delle dighe idroelettriche e dei serbatoi di stoccaggio dell’acqua e il controllo del flusso dell’acqua nei fiumi.
Le soluzioni messe in atto hanno contribuito notevolmente a disconnettere i fiumi dalle loro pianure alluvionali, riducendo notevolmente il loro ruolo fondamentale nella mitigazione delle alluvioni e della siccità, nella conservazione degli habitat e protezione della qualità delle acque.
La gestione o la protezione delle alluvioni è incoraggiata dall’Unione europea, ma solo indirettamente richiesta dalle politiche ambientali, dal momento che lo stato di salute delle pianure alluvionali è importante per raggiungere tanti altri obiettivi politici europei che non sono stati conseguiti.
L’Agenzia sottolinea che il recente Rapporto di valutazione delle acque (Europeans waters. Assessment of status and pressures 2018), il secondo dal 2012 ad oggi, ha rilevato che solo il 40% dei laghi, dei fiumi, delle acque costiere e degli estuari monitorati ha raggiunto lo stato ecologico di “buono”, il livello minimo previsto dalla Direttiva quadro dell’UE sulle acque (2000/60/CE).
Per i molteplici benefici forniti dalle pianure alluvionali naturali, investire in “infrastrutture verdi”, come il ripristino di pianure alluvionali o di zone umide per sostenere la prevenzione delle alluvioni, non solo genera maggiori benefici ambientali e socioeconomici, soprattutto a lungo termine, ma riduce anche la quantità di investimenti finanziari necessari per difendersi dai danni causati dalle inondazioni.
Al riguardo, l’Agenzia ha presentato lo scorso anno il Rapporto “Green infrastructure and flood management. Promoting cost-efficient flood risk reduction via green infrastructure solutions“, che riporta alcuni esempi di Stati membri che stanno adottando strategie nazionali per una migliore gestione delle pianure alluvionali e un migliore accesso ai benefici che forniscono. È importante considerare la necessità di ripristino in un processo di pianificazione a lungo termine, che supporti, ad esempio, i piani di gestione del rischio di alluvioni e bacini idrografici.
Anche la Corte dei Conti europea nella sua Relazione speciale sullo Stato di attuazione della Direttiva UE sulle Alluvioni ha sottolineato come i Piani di gestione di due terzi degli Stati membri visitati non si concentrassero su progetti di “infrastrutture verdi”, che costituiscono un mezzo efficiente, in termini di costi, per ridurre i rischi di alluvioni.
In copertina: Foto di Janez Zalaznik, WaterPIX Concorso fotografico 2018 dell’AEA