Contemporaneamente all’annuncio del Presidente, l’Agenzia federale di Protezione Ambientale (EPA) ha diffuso il documento definitivo delle nuove normative che mirano a ridurre al 2030 del 32% le emissioni di CO2 delle centrali elettriche statunitensi, ad incentivare l’efficienza energetica e le rinnovabili.
Nonostante gli annunciati ricorsi legali della lobby del carbone e dei governatori repubblicani, la maggioranza degli elettori sembra essere d’accordo con misure che riducano il peso delle fonti fossili.
“Abbiamo un solo pianeta – ha dichiarato il Presidente degli USA Barack Obama, annunciando il Clean Power Plan – Non esiste un piano B. Non posso pensare che i miei nipoti non possano nuotare alle Hawaii perchè non abbiamo fatto abbastanza. È ora di fare qualcosa di giusto, qualcosa per noi tutti“.
Il Piano per l’energia pulita, quantunque previsto dopo che l’Agenzia federale per la Protezione Ambientale (EPA) aveva diffuso nei mesi scorsi le Linee guida per ridurre l’inquinamento causato dalle centrali elettriche statunitensi (non casualmente in contemporanea all’annuncio del Presidente, l’EPA ha rilasciato il documento finale sulle nuove norme), è pur sempre un importante passo che migliorerà non solo la salute dei cittadini statunitensi, ma inciderà anche sui cambiamenti climatici ed è destinato ad influenzare i negoziati per la COP21 di Parigi, allorché si dovrà decidere su un nuovo Accordo, dopo la scadenza del Protocollo di Kyoto, al fine di mantenere il riscaldamento globale entro i +2 °C, dove convenuto alla Conferenza UNFCCC di Durban.
“Siamo la prima generazione a sentire l’impatto dei cambiamenti climatici e siamo anche l’ultima a poter fare qualcosa – ha aggiunto Obama – Sussiste la probabilità che arriviamo troppo tardi, quando parliamo di cambiamenti climatici, ma questo non deve farci perdere la speranza. Anzi, abbiamo agito per rendere le cose migliori. Abbiamo adottato degli standard che quest’anno ci faranno risparmiare diversi milioni di dollari“.
A corredo dell’annuncio è stata diffusa una Scheda informativa ed è stato postato il giorno prima su facebook un breve video. “Il cambiamento climatico non è un problema per un’altra generazione, non più”, ha detto il presidente Obama in un video diffuso su Facebook. Obama ha definito il Piano di Clean Power “il più importante passo che abbiamo mai preso per combattere il cambiamento climatico“.
Le nuove norme comporteranno entro il 2030 un taglio delle emissioni di CO2 del settore elettrico statunitense del 32% rispetto all’anno preso a base (2005), mentre il Piano presidenziale per il Clima del 2013 aveva previsto il 30%, accelerando un cambiamento nel settore energetico che è già in atto.
La vera novità consiste nel fatto che non si tratta di un unico Piano, bensì tanti Piani quanti sono gli Stati, dal momento che l’EPA ha fissato per ognuno di loro standard diversificati sulla base delle singole situazioni e delle possibilità reali di raggiungerli, laddove le varie centrali elettriche sparse nei vari Stati federali non avevano alcun limite alle emissioni. Tutti gli Stati dovranno presentare entro il 2016 i propri piani preliminari ed entro il 2018 quelli finali. Qualora uno Stato non adotti il suo Piano, scatterebbe quello predisposto dall’EPA.
Inoltre, si stabilisce che dal 2020-2021 venga istituito un nuovo meccanismo incentivante (Clean Energy Incentive) che favorisca l’efficienza energetica e la transizione alle rinnovabili, affinché la chiusura delle centrali elettriche a carbone non si traduca in una semplice conversione al gas, perché se produrre con tale combustibile energia elettrica fa emettere in atmosfera circa la metà dell’anidride carbonica prodotta dal carbone, i pannelli solari e le pale eoliche le azzerano. A tal fine, il Piano definitivo prevede che al 2030 le rinnovabili pesino per il 28% della potenza installata, contro il 22% proposto nella bozza precedente di giugno.
Secondo l’EPA, il nuovo piano costerà al settore elettrico 8,4 miliardi di dollari, ma i benefici in termini economici saranno di 54 miliardi di dollari (20 miliardi dagli effetti positivi sul clima; 34 miliardi per quelli sulla salute pubblica, oltre a far risparmiare al 2030 alle famiglie americane 85 dollari di media all’anno sulla bolletta elettrica.
Non la pensano così i leader del Partito Repubblicano, soprattutto quelli che hanno già annunciato la loro discesa in campo per le elezioni presidenziali del prossimo anno, per i quali il Piano colpirà duramente l’economia statunitense, comporterà l’aumento delle bollette elettriche e la riduzione dei posti di lavoro.
Anche l’industria del “king coal” ha annunciato il ricorso alle vie legali contro il Piano e altrettanto si appresterebbe a fare la metà degli Stati dell’Unione, intenzionati a proporre la causa alla Corte Suprema, sostenendo che ci si trovi di fronte ad imposizioni da parte delle autorità centrali di Washington, che violerebbero le proprie competenze.
Consapevole di tali rischi, Obama ha cercato di appellarsi all’orgoglio nazionale e al ruolo di leadership mondiale del Paese: “Quando si tratta di affrontare sfide dure, l’America prende la leadership e indica la strada. Non vi voglio prendere in giro, sarà dura affrontare i cambiamenti climatici. Dobbiamo iniziare adesso ed è esattamente il genere di sfida che ci deve ricordare che dobbiamo essere uniti“.
Chiaramente il Piano è entrato nel vivo della campagna elettorale, ma sembra che la stragrande maggioranza dei cittadini statunitensi siano favorevoli ad una rapida transizione verso l’energia pulita, come indicherebbe il recente Sondaggio, diffuso il 10 luglio 2015 e condotto da Hart Research Associates per conto della Nextgen Climate, un Comitato di Azione Politica (PAC) che si batte per sostenere i candidati che abbiano un’azione coraggiosa sui cambiamenti climatici e abbraccino la campagna per avere il 50% di energia pulita al 2030.
Condotto in Colorado, Florida, Iowa, Nevada, New Hampshire, North Carolina, Ohio e Wisconsin, gli Stati che sono ritenuti dagli osservatori politici in bilico per le prossime elezioni presidenziali, il sondaggio ha rivelato che:
– il 70% degli elettori ha una reazione favorevole nei confronti dell’obiettivo di almeno il 50% di energia pulita entro il 2030, tra cui il 69% di indipendenti e il 54% dei repubblicani;
– il 61% degli elettori dichiara che sarebbero più propensi a votare per un candidato che abbracci questo obiettivo, contro solo il 14% che afferma che è improbabile.Tags: