Secondo il think tank Green Recovery Tracker che ha compiuto un’analisi dei Piani di Ripresa presentati alla Commissione UE dagli Stati membri, molti PNRR non raggiungerebbero l’obiettivo fissato del 37% di spesa per il clima, e quello dell’Italia sarebbe il peggiore (13%).
Green Recovery Tracker, una piattaforma online ideata da Wuppertal Institute e E3G con l’obiettivo di fornire un’analisi sull’allineamento delle misure nazionali di ripresa con la transizione verde (PNRR), considerando gli effetti delle singole misure contenute nei Piani rispetto a scelte significative e strategiche per la decarbonizzazione.
Finora sono stati valutati i PNRR di 17 Paesi e nelle prossime verranno analizzati ulteriori piani a mano a mano che saranno disponibili e aggiornamenti ai piani esistenti.
Dal briefing pubblicato emergono 3 approfondimenti chiave sulle misure di recupero contenute nei Piani e vengono delineate raccomandazioni in merito.
– Molti Piani nazionali di ripresa rischiano di non raggiungere l’obiettivo del 37% di spesa per il clima fissato dalla Commissione UE che dovrebbe pertanto esaminare attentamente le proposte formulate.
– Ci sono rischi significativi che misure che a prima vista sembrano verdi possano finire per sostenere i combustibili fossili. Molti Piani includono ancora misure non allineate con la transizione verde. Le pietre miliari e gli obiettivi negoziati tra Commissione UE e Governi nazionali sono uno strumento importante per fornire chiarezza su dove verranno utilizzati esattamente i finanziamenti per la ripresa e garantire che la transizione verde proceda.
– La maggior parte dei Piani di ripresa non è in linea con il nuovo obiettivo climatico dell’UE per il 2030 e non viene utilizzata per accelerare la transizione climatica in linea con il nuovo obiettivo. Ciò dimostra che il controllo non solo degli investimenti, ma anche delle riforme incluse nei PNRR, compresi i collegamenti tra la loro implementazione e la politica energetica e climatica nazionale come i PNEC, è cruciale.
Secondo l’analisi effettuata con la collaborazione di ECCO, think tank italiano indipendente che si dedica ai cambiamenti climatici e alla transizione energetica, il PNRR italiano sarebbe il peggiore per il clima.
Del pacchetto totale per il risanamento, l’Italia ha una quota di spesa considerata “molto buona” che si ferma al 13%. Fa meglio la Germania, con il 21%, la Francia con il 23% e la Spagna con il 31%. Non c’è un impulso per la transizione energetica e la decarbonizzazione, osservano gli autori del lavoro, secondo i quali il piano rispetta l’assegnazione contabile delle risorse come da regolamento europeo, ma è inefficace nei 3 pilastri della decarbonizzazione: lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza energetica e dell’infrastruttura per la mobilità elettrica.
I diversi progetti contabilizzati per il clima perseguono in realtà finalità diverse, disperdendo le risorse, e mostrano dei costi non proporzionali agli obiettivi climatici. Il piano, nel complesso, strizza l’occhio al gas, con significative misure di sostegno al settore del biometano e dell’idrogeno, combinate all’assenza di una strategia per l’elettrificazione dei consumi finali. Caldaie a gas e autobus a gas potranno essere acquistati con i soldi del Recovery Plan, rallentando la penetrazione di pompe di calore e bus elettrici.
“È il piano più importante e l’Europa ha bisogno di mostrare il successo della sua politica di risposta alla crisi da Covid-19 – ha commentato Matteo Leonardi, co-fondatore di ECCO – Il carisma di Draghi in Europa permette di fare questo, ma un buon piano per l’Europa non è un buon piano per il clima in Italia. Con il progredire della legislazione europea sul clima nei prossimi anni è probabile che i diversi progetti dovranno maggiormente convergere sugli obiettivi di decarbonizzazione, ma per ora si tratta di un’occasione mancata”.
“Il piano dell’Italia non ha del tutto soddisfatto il potenziale della rivoluzione verde promessa da Draghi – ha affermato Elisa Giannelli, Policy Advisor di E3G – Essendo l’Italia il più grande destinatario di risorse europee, è positivo vedere investimenti tanto necessari nella transizione energetica. Tuttavia, la soglia del 37% è raggiunta solo con un approccio puramente contabile di progetti che non necessariamente saranno efficaci per il clima. In questo momento storico, è più importante che mai garantire il miglior utilizzo delle risorse pubbliche. C’è ora un ruolo importante per la Commissione nell’elaborare raccomandazioni chiare e forti nelle prossime settimane per correggere la rotta”.