Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre), la FAO ha presentato il Rapporto sullo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura (SOFA 2019) che quest’anno si concentra su perdite e sprechi alimentari lungo la catena di approvvigionamento.
Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre 2019) che quest’anno ha per tema “Le nostre Azioni sono il nostro futuro. Un’alimentazione sana per un mondo #fame zero” e in occasione dell’apertura della 46ma Sessione del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (Roma, 14-18 ottobre 2019)., l’Organizzazione delle Nazioni per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha presentato il suo annuale Rapporto “The State of Food and Agriculture” (SOFA 2019).
Quest’anno il Rapporto offre un’analisi completa su quanto cibo viene perso, in che modo, dove e perché, nelle diverse fasi della catena di approvvigionamento alimentare, sollecitando decisioni informate per una riduzione efficace e offrendo nuovi modelli per misurare i progressi. In tal modo, afferma il Rapporto si potrà conseguire non solo l’importante obiettivo di ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, ma si contribuirebbe a centrare una serie di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030 relativi alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità ambientale.
Secondo il SOFA 2019, a livello globale circa il 14% del cibo mondiale viene perso dopo la raccolta e prima di raggiungere il livello di vendita al dettaglio, anche attraverso le attività in azienda, nel fase di stoccaggio e di trasporto. Tuttavia, le perdite alimentari variano considerevolmente da una regione all’altra all’interno degli stessi gruppi di prodotti e delle stesse fasi della catena di approvvigionamento.
Da ciò deriva la necessità di una nuova metodologia di monitoraggio delle perdite in ogni fase della catena di approvvigionamento alimentare per identificare i punti critici lungo la filiera in cui le perdite sono elevate, gli impatti sulla sicurezza alimentare sono maggiori e più grande è la dimensione economica del fenomeno, individuando le appropriate misure per la loro riduzione.
Si sottolinea, inoltre, l’importanza di ridurre gli sprechi alimentari, che si verificano a livello di vendita al dettaglio e di consumo, correlati a una durata di conservazione limitata e al comportamento dei consumatori che richiedono prodotti alimentari che soddisfano standard estetici, e alle scarse campagne di comunicazione per evitare gli sprechi alimentari.
“Ci sforziamo di fare progressi nella riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, ma possiamo essere veramente efficaci solo se i nostri sforzi sono supportati da una solida comprensione del problema – ha sottolineato il neo-Direttore generale della FAO Qu Dongyu nella prefazione al rapporto – Come possiamo permettere che il cibo venga buttato via quando più di 820 milioni di persone nel mondo continuano a soffrire la fame ogni giorno?”.
I dati offerti dal Rapporto mostrano una vasta gamma in termini di percentuali di perdite e sprechi in base a materie prime, fasi della catena di approvvigionamento, e regioni, suggerendo che esiste un notevole potenziale di riduzione laddove le percentuali sono più elevate.
Nei Paesi a basso reddito, le perdite di frutta e verdura fresca sono determinate per lo più da carenze infrastrutturali rispetto ai Paesi industrializzati. In effetti, molti paesi a basso reddito perdono quantità significative di cibo durante lo stoccaggio per l’assenza di magazzini refrigerati. Anche se nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito siano disponibili adeguate strutture di stoccaggio, compresi i magazzini refrigerati, lungo la catena di approvvigionamento si verificano ugualmente perdite durante lo stoccaggio, per effetto di guasti tecnici, cattiva gestione della temperatura, dell’umidità o dell’eccessivo immagazzinamento.
Nell’Asia orientale e di Sud-est le perdite e gli sprechi sono generalmente più elevati per frutta e verdura rispetto a cereali e legumi in tutte le fasi della filiera, ad eccezione delle perdite in azienda e durante il trasporto.
Il Rapporto evidenzia anche i
risultati di numerosi casi studio condotti dalla FAO per identificare i punti
critici di perdita, che indicano come il
raccolto costituisca la fase più critica per tutti i tipi di alimenti,
mentre tra le principali cause di perdite di stoccaggio nelle aziende agricole è
stata segnalata l’inadeguatezza di
strutture e pratiche di movimentazione. Per frutta, radici e tuberi, sembrano
essere determinanti imballaggio e trasporto.
Tali risultati sono utili nel fornire indicazioni per identificare potenziali
interventi per la riduzione delle perdite di cibo.
I Paesi vengono sollecitati ad intensificare gli sforzi per affrontare le cause profonde delle perdite degli sprechi alimentari in tutte le fasi, fornendo una guida sulle politiche da adottare e sugli interventi da effettuare. La riduzione delle perdite comporta in genere costi, sì che agricoltori, fornitori e consumatori prenderanno le misure necessarie solo se tali costi sono compensati da benefici. Pertanto, modificare gli incentivi per le varie parti interessate nella catena di approvvigionamento alimentare comporterà l’identificazione di opzioni che aumentino i benefici netti o che forniscano informazioni migliori sugli stessi.
Anche quando le parti interessate sono consapevoli dei vantaggi della riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, possono incontrare ostacoli che impediscono di intervenire. Ad esempio, senza un aiuto finanziario gli attori del settore privato nei Paesi in via di sviluppo, in particolare i piccoli proprietari, potrebbero non essere in grado di sostenere gli elevati costi iniziali relativi all’attuazione di tali azioni. Il miglioramento dell’accesso al credito potrebbe essere un’opzione anche in assenza di informazioni dettagliate sulle perdite.
Inoltre, il Rapporto fornisce indicazioni ai Governi per analizzare i limiti e i compromessi per interventi più efficienti, come la sensibilizzazione di fornitori e consumatori sui benefici derivanti dalla riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, influenzando il loro processo decisionale attraverso vari tipi di azioni o politiche.
Le strategie politiche volte a ridurre le perdite e gli sprechi alimentari dovrebbero essere concrete e comportare un monitoraggio e una valutazione degli interventi efficaci per garantirne l’affidabilità.