Dopo il successo della Campagna Living Land per chiedere un cambiamento dell’attuale Politica Agricola Comune, lanciata assieme a WWF Europa e alla quale hanno aderito numerose associazioni italiane, BirdLife Europe ed Environmental Bureau hanno presentato al Commissario UE all’Agricoltura un Rapporto che testimonia come la PAC non sia in grado di dare le risposte alle sfide del XXI secolo, e che pone le basi per future adeguate proposte, qualora vi sia la volontà politica di attuarle.
Nell’ambito della Campagna Living Land, la grande mobilitazione lanciata da WWF Europa, BirdLife Europa ed European Environmental Bureau (EBB) per aderire alla richiesta di “Una PAC che protegga il clima e l’ambiente, che sia equa per agricoltori e consumatori e che garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile“, BirdLife Europa ed EEB hanno presentato il 11 maggio 2017, un Rapporto che evidenzia come la PAC introdotta per la prima volta nel 1962, nonostante le riforme intervenute non sia più in grado di adattarsi alle nuove emergenti sfide.
Forti dell’adesione di 600 organizzazioni e di260.000 firme di cittadini (33.000 sono state raccolte in Italia con l’adesione di AIAB, FAI, Federbio, ISDE, Legambiente, Lipu, Federazione nazionale Pronatura e WWF Italia) e della partecipazione di oltre 320.000 cittadini dei 28 Paesi membri alla Consultazione pubblica avviata dalla Commissione UE e chiusa il 2 maggio, in attesa che i risultati ufficiali verranno presentati il 7 luglio 2017, BirdLife Europa ed EEB hanno comunicato l’11 maggio 2017, nel corso della Conferenza “Who will fix the broken PAC? A recipe for a Living Land“, a cui ha partecipato il Commissario UE all’Agricoltura Phil Hogan, i risultati preliminari di un Rapporto, stilato da ricercatori di vari Istituti specializzati europei, che verrà diffuso integralmente in autunno, prima che la Commissione stessa formuli la prevista Comunicazione con gli orientamenti della PAC.
“Le prove disponibili finora analizzate indicano che le maggiori inefficienze derivano dalla mancanza di un insieme coerente di obiettivi, da strumenti inefficaci e in parte contrastanti e da scarsa acquisizione delle conoscenze – ha dichiarato il principale autore dello Studio Guy Pe’er, del German Centre for Integrative Biodiversity Research (iDiv) Jena-Halle-Leipzig e dell’Helmholtz Centre for Environmental Research – UFZ – Abbiamo anche identificato una scarsa rilevanza degli obiettivi stessi e che sia gli agricoltori sia il pubblico sono insoddisfatti della PAC e dei suoi risultati. Se la progettazione e l’attuazione degli strumenti della PAC non soddisfano le attuali sfide di sostenibilità, c’è la buona notizia che le conoscenze e gli strumenti necessari per andare verso una PAC migliore e più intelligente sono disponibili. Quello che necessita ora è la volontà politica di utilizzarli“.
Lo Studio sottolinea che la PAC nella sua forma attuale non è in grado di supportare adeguatamente l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 12 (Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili), in quanto si consuma e si produce troppo e l’OSS 15 (Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica) a causa dell’esportazione di un’elevata impronta ambientale oltre l’UE.
Infine, le analisi sia socioeconomiche che quelle ambientali indicano che la questione della sostenibilità è critica per i successi come per i fallimenti della PAC, nonché per la sua inefficacia, inefficienza e accettazione da parte del pubblico.
“Il primo Vicepresidente Timmermans è stato molto esplicito nell’affermare che l’Agenda ‘Legiferare meglio’ non costituisce una copertura per la deregolamentazione dell’ambiente – ha affermato Trees Robbins, Responsabile delle Politiche Agricole di BirdLife Europe – Ora è giunto il momento per il Commissario Hogan di dimostrarlo eseguendo un controllo di idoneità della PAC, come richiesto da 100 ONG, deputati europei e un gruppo consultivo della Commissione. Questi ricercatori hanno posto le basi affinché la Commissione possa svolgere un’analisi completa della nostra fallimentare politica agricola e al contempo tale analisi costituisce la base essenziale per le future proposte “.
La PAC non può più essere decisa da una manciata di persone con forti interessi privilegiati – si afferma nel briefing – a beneficiarne deve essere la Società intera con il coinvolgimento di tutti gli interessi sociali che questo settore implica. Ciò dovrebbe includere aspetti legati all’ambiente, al clima, allo sviluppo, alla salute, al benessere degli animali, nonché gli interessi dei consumatori, ecc. Il numero dei cittadini che hanno partecipato alla consultazione pubblica e la vasta gamma delle organizzazioni che hanno firmato la Campagna Living Land dimostrano che la PAC è un interesse comune, per cui si chiede che la partecipazione politica al processo di revisione della PAC sia la più ampia possibile.
Tra le altre raccomandazioni messe in rilievo ci sono:
– definire che il principio “chi inquina paga” sia alla base del quadro legislativo, perché il denaro pubblico non può essere speso per sanare il mancato rispetto delle normative, soprattutto per quelle che riguardano la salvaguardia delle funzioni ecosistemiche legate all’acqua, al suolo, all’aria e al clima, come pure per gli aspetti correlati al benessere animale e alla salute pubblica;
– fare in modo che i pagamenti siano conseguenti allo scopo, con incentivi pubblici indirizzati nei settori in cui la società dipende dagli agricoltori e dai gestori dei terreni, allontanandosi dal sistema a due pilastri e attuare pienamente il principio di “sussidi pubblici per beni pubblici” che comporta che quei produttori che non gestiscono i terreni non ricevano alcun sostegno pubblico;
– creare un nuovo modello per il finanziamento della biodiversità e degli ecosistemi, con lo scopo di arrestare la perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi europei;
– passare all’agricoltura sostenibile e investire nel cambiamento di sistema, che non insegua sempre la maggior produzione con conseguente riduzione dei futuri rendimenti e diversifichi le produzioni per rendere il nostro sistema alimentare più sostenibile;
– assicurare uno sviluppo rurale sostenibile, favorendo investimenti in grado di creare un futuro ecologicamente, socialmente ed economicamente sostenibile per le aree rurali d’Europa, che sia ricco di cultura come pure di natura;
– evitare di assumere rischi eccessivi con finanziamenti pubblici che assicurano profitti solo ai privati, ponendo l’accento sulle attività resilienti ai rischi dell’incertezza del clima e del mercato;
– dar vita ad una politica alimentare per l’Europa, dedicando la dovuta attenzione al consumo sano e sostenibile attraverso strumenti educativi e informativi basati su una corretta alimentazione e dieta salutare, che migliorino la trasparenza e la consapevolezza dei consumatori;
– garantire la coerenza con le altre politiche affinché i risultati siano in linea con gli altri obiettivi dell’Unione europea e con quelli dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“Con i cambiamenti climatici in corso, il collasso ecologico e le serie sfide socio-economiche delle aree rurali, la Commissione non può continuare a lavorare come al solito – ha sottolineato a sua volta, il Direttore per le politiche e bioenergetiche di EEB Faustine Bas-Defossez – È il momento di stringere i denti, di assumere seriamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile, di confrontarsi con l’evidenza e di elaborare una politica agricola adeguata per i XXI secolo. Ora è evidente che sempre più persone di diversa provenienza richiedono un sistema alimentare e agricolo veramente sostenibile che tenga conto di tutti gli aspetti della catena alimentare: dall’impatto della produzione alimentare sul clima e l’ambiente, al consumo e alla pubblica salute“.