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Orsi polari: vulnerabilità e cambiamenti climatici

Marco Casula, ricercatore CNR-ISP di Venezia, station leader della base artica “Dirigibile Italia” sull’isola di Spitsbergen (Svalbard) ha redatto una nota sulle difficoltà di sopravvivenza degli orsi polari per effetto dei cambiamenti climatici, per invitare i giovani che partecipano in questi giorni al 2° incontro europeo di Fridays for Future a mantenere alto l’impegno per superare la crisi climatica.

In occasione del 2° meeting europeo di Fridays for Future (Torino, 25-29 luglio 2022) che era stato rinviato per 2 anni a causa della pandemia e al quale partecipano attivisti e attiviste da tutto il mondo, con arrivi da 55 Paesi, per discutere di emergenza climatica e delle sfide del futuro del movimento ambientalista, Marco Casula, tecnico dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISP) di Venezia e station leader della base artica Dirigibile Italia del Cnr, attualmente a Ny-Ålesund centro internazionale di ricerca nelle Isole Svalbard a circa 1000 km dal Polo Nord, ha redatto una nota, accompagnata da immagini di orsi polari, specie la cui sopravvivenza è messa a rischio dall’innalzamento delle temperature.

Nell’area delle Svalbard al momento si contano circa 3000 orsi, di questi almeno 800 vivono sulle isole. L’orso polare è un animale attivo tutto l’anno, molto intelligente, silenzioso ed astuto, estremamente adattato all’ambiente in cui vive: ad esempio la sua pelliccia è formata da singoli peli trasparenti e vuoti, che nel loro insieme risultano bianchi perché al loro interno disperdono e riflettono la luce visibile.

Nonostante riesca a cacciare e a nutrirsi di renne, uova e quant’altro riesca a trovare, l’orso fa sempre più fatica a reperire le foche, ovvero l’alimento base della sua dieta caratterizzata da una carne grassa, in grado di fornirgli le giuste energie per sopravvivere in salute nelle varie stagioni.
Il timore è che questa difficoltà possa mettere a rischio questo animale maestoso, all’apice della rete alimentare, un tempo il padrone indiscusso dell’Artico.

La causa di questa fragilità, che rende l’orso polare così vulnerabile, è stata nei decenni passati una caccia sconsiderata da parte dell’uomo ma oggi è soprattutto il cambiamento climatico a metterlo in serio pericolo. Negli ultimi 50 anni infatti il ghiaccio marino in Artico, ovvero quella parte di mare ghiacciato su cui l’animale abitualmente vive e caccia, nel periodo estivo è diminuito del 40%. Inoltre è aumentata la frequenza di episodi estremi di aumenti di temperatura come avvenuto questo Maggio, in cui si è passati da -20 °C a + 13 °C in un mese. Proprio qui a Ny- Ålesund, grazie a diversi strumenti e sensori montati su una Torre alta 35metri, i ricercatori del Cnr hanno registrato un aumento della temperatura media annua in Artico di circa 3 °C in soli 10 anni.

L’Artico è vittima di quello che stiamo facendo a livello globale, e quello che succede in Artico a sua volta ha un impatto anche sul clima di tutto il pianeta, perché le correnti atmosferiche ed oceaniche connettono questa regione polare con altre zone della terra, con un potenziale effetto sulle stagioni come le abbiamo conosciute finora. Per tutti questi motivi dobbiamo impegnarci tutti per ridurre le nostre emissioni di gas climalteranti. Con le nostre scelte possiamo fare molto, perché la transizione verso un sistema più sostenibile sia il più veloce possibile. Ricordarcelo è ancora più importante in questi giorni in cui i giovani dei Fridays for future si stanno riunendo a Torino, è soprattutto da loro, dalle nuove generazioni, che attendiamo l’impegno e l’energia per guardare con fiducia al nostro futuro.

E proprio per parlare di crisi climatica e del poco tempo che rimane per compiere le azione necessarie per arrestarla il 26 luglio 2022 presso il Campus “Luigi Einaudi”, cuore dell’Università di Torino, progettato da Norman Foster, uno dei più importanti architetti britannici contemporanei e inserito dalla CNN fra i 10 edifici universitari più spettacolari del mondo, si è tenuta la Conferenza “2022-2030: 8 anni per fermare la crisi climatica” a cui ha partecipato tra gli altri del mondo accademico e  scientifico, il Direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Cnr-Igg), Antonello Provenzale.

Sempre al Campus “Luigi Einaudi”, venerdì, 29 luglio 2022 alle ore 17.30 si terrà un incontro dedicato al rapporto fra media e cambiamenti climatici dal titolo “La grande cecità: come raccontare i cambiamenti climatici nei media” che potrà essere seguito sul canale dell’Università di Torino .

In copertina: Orso polare mentre mangia una foca (Foto: Marco Casula)

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