Cambiamenti climatici Clima Energia Inquinamenti e bonifiche

L’Italia ha raggiunto gli obiettivi di Kyoto… o quasi!

Italia ha raggiunto gli obiettivi di Kyoto o quasi

Dal Dossier Clima 2014 presentato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile emerge che l’Italia è ad un passo dagli obiettivi del Pacchetto “Clima-Energia” al 2020, ma all’Agenzia Europea dell’Ambiente non risultava ancora come il Governo avrebbe provveduto a colmare il gap di 22,5 MtCO2 di emissioni in più del settore non-ETS, rispetto all’obiettivo del Protocollo di Kyoto al 2012.

La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS) ha presentato il 13 febbraio 2014 il “Dossier Clima 2014” da cui emerge, che “L’Italia prosegue nel suo percorso virtuoso di riduzione delle emissioni di gas serra e dopo aver centrato e superato nel 2012 l’obiettivo di Kyoto (-7,8% rispetto al 1990), nel 2013 ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% ed è sulla strada per centrare il target del 2020 del pacchetto clima-energia”.
Secondo il Dossier, nel 2013 le emissioni di gas serra si sarebbero attestate, a 435 MtC02eq., con un calo di oltre il 6% (30 Mt) rispetto all’anno precedente, alla base del quale c’è una significativa riduzione dei consumi:
-5% (3,4 milioni di tonnellate di petrolio) di combustibili fossili;
-6% (4,8 miliardi di m3) di gas;
-14% (3,7 milioni di tonnellate) di carbone.
Dietro questa dinamica, c’è sicuramente l’effetto della contrazione economica, dal momento che secondo le ultime stime il 2013 si è chiuso con una riduzione del PIL dell’1,8%, tuttavia, secondo la Fondazione, la riduzione del PIL può spiegare circa un terzo della contrazione delle emissioni del 2013. Sulla parte rimanente hanno inciso lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e gli stili di vita più sostenibili. L’Italia, spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “L’Italia è duramente colpita dalla crisi climatica e ce lo ricordano i drammatici eventi degli ultimi mesi – ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della FoSS – Anche se il Paese negli ultimi anni ha fatto molti progressi riducendo le emissioni di gas serra del 25% in meno di un decennio, è necessario che si faccia di più per ridurre in modo molto più consistente le emissioni che concorrono a peggiorare il nostro clima. Non dobbiamo dimenticare che le temperature medie annuali negli ultimi decenni sono aumentate più della media mondiale, il Mar Mediterraneo si scalda al ritmo di 0,6 °C per decade, dal 1850 a oggi i ghiacciai alpini sono diminuiti del 55% e molti ghiacciai minori sono destinati a scomparire già entro il 2050. Ma abbiamo gli strumenti, le tecnologie e il talento per affrontare la crisi climatica e, tramite essa, anche le altre molteplici crisi che segnano il nostro Paese”.

Osservando la serie storica si è constatato che il cambio di passo è cominciato già nel 2005, prima dell’inizio della crisi economica, e si è accelerato in seguito, come dimostrano i dati sull’intensità carbonica, ossia la quantità di emissioni per unità di PIL prodotto, che è scesa nel periodo 2005-2013 ad un tasso medio del 2,4% contro lo 0,6% del periodo 1990-2004, con un picco nel periodo 2009-2013 quando il PIL è sceso complessivamente del 7,5% e le emissioni del 20%.
Quindi, i dati confermerebbero quanto la Fondazione aveva anticipato lo scorso anno ovvero che “L’Italia ha centrato il target di Kyoto, riducendo le emissioni rispetto al 1990 del 7,8% a fronte di un impegno del -6,5%”.
Guardando oltre, anche i target al 2020 fissati dal Pacchetto clima-energia dell’UE, secondo la FoSS sarebbero a portata di mano:
– nel 2013 le rinnovabili dovrebbero superare agevolmente la soglia del 14% dei consumi finali lordi, molto vicine al target del 17%;
– i consumi primari di energia nel 2013 sono allineati a quelli previsti per il 2020;
– le emissioni di gas serra (quelle del settore non-ETS su cui sono chiamati a misurarsi i Paesi membri) sono già oggi 15-20 MtCO2eq al di sotto del target.

Considerati i trend, la proposta contenuta nel nuovo Pacchetto al 2030 della Commissione UE di abbattere le emissioni del 40%, peraltro sconfessata dalla risoluzione del 5 febbraio 2014 del Parlamento europeo, sarebbe poco ambiziosa perché comunque si ridurrebbero del 45%.
L’Italia dovrebbe impegnarsi al massimo in questa direzione anche perché ne ha tutto l’interesse – ha dichiarato Ronchi – Dobbiamo mettere in campo iniziative per la mitigazione e l’adattamento ai nuovi scenari climatici, ma soprattutto politiche attive per stimolare l’uscita dalla crisi attraverso la green economy. Anche l’Unione europea dovrebbe alzare l’asticella delle ambizioni. In media, nel Vecchio continente siamo già a un -19% di CO2 emessa. L’Italia è perfino più avanti. Gli obiettivi 2020 sono superati, e quelli per il 2030 sono troppo poco ambiziosi. Se vogliamo far fronte nel miglior modo possibile alla crisi climatica che si sta approssimando, è necessario osare”.

A margine, osserviamo comunque che l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) non sembra convinta che l’Italia abbia raggiunto al 2012 tutti gli obiettivi previsti. Nella Relazione tecnica al Rapporto “Trends and Projections in Europe, Tracking progress towards Europe’s climate and energy target until 2020”, pubblicato lo scorso ottobre, che offre un quadro di valutazione annuale dei progressi dei Paesi UE nel raggiungimento degli obiettivi, sia quelli del Protocollo di Kyoto sia quelli relativi al Pacchetto “Clima-Energia” al 2020, si sottolinea che quasi tutti i Paesi membri dell’UE sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi climatici individuali, ma nessuno Stato è sulla giusta traiettoria per il conseguimento di tutti e tre gli obiettivi.
In particolare, per quanto riguarda l’Italia si segnala che al 2012 “Italy is not on track towards its Kyoto target”, per le emissioni del settore non ETS (trasporti, edilizia, agricoltura, rifiuti), per il quale avrebbe accumulato nel periodo (2008-2012) un gap di 22,5 MtCO2 di emissioni, tant’è che “Il suo Governo intende colmare il divario con un ulteriore utilizzo di meccanismi flessibili”, anche se nel Rapporto si legge che “L’Italia rimane l’unico Stato membro dell’UE a 15 che non ha fornito le informazioni sulla quantità di crediti che intende acquistare, né sulle risorse finanziarie stanziate a tale scopo”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.