Biodiversità e conservazione Fauna Flora

Natura: un “cambiamento trasformativo” per ripristinarla e proteggerla

È stato rilasciato il Summary per Decisori politici del 1° Rapporto globale di valutazione della IPBES su Natura e Servizi Ecosistemici che conferma, come anticipato, che le specie animali e vegetali si stanno riducendo, con ripercussioni preoccupanti per il nostro benessere.

Come avevamo anticipato in occasione dell’apertura della VII sessione plenaria della Piattaforma Intergovernativa sulla Biodiversità e sui Servizi Ecosistemici (IPBES), oggi 6 maggio 2019 presso la sede dell’UNESCO a Parigi è stato rilasciato il Summary per  Decisori Politici della prima Valutazione globale sulla biodiversità, quale sottoscritto dai Paesi membri al termine di una settimana di riunioni e dibattiti.

Come era stato largamente previsto, non ci sono buone notizie sullo stato di salute delle specie del Pianeta: circa 1 milione di specie animali e vegetali sono minacciate di estinzione, molte altre lo saranno nei prossimi decenni, ad un ritmo che non si è mai verificato prima nella storia dell’umanità.

Le prove schiaccianti del Global Assessment dell’IPBES, assunte da un’ampia gamma di studi da campi scientifici diversi, presenta un quadro inquietante – ha affermato il Presidente della IPBES, Sir Robert WatsonLa salute degli ecosistemi da cui dipendiamo noi e tutte le altre specie si sta deteriorando più rapidamente che mai. Stiamo erodendo le basi stesse delle nostre economie, dei mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e qualità della vita nel mondo intero“.

Tuttavia, “Il Rapporto ci dice anche che non è troppo tardi per fare la differenza, qualora iniziamo adesso a tutti i livelli, dal locale al globale – ha proseguito il Presidente IPBES – Attraverso il ‘cambiamento trasformativo’, la natura può ancora essere conservata, ripristinata e utilizzata in modo sostenibile – questa è anche la chiave per soddisfare la maggior parte degli altri obiettivi globali. Per ‘cambiamento trasformativo’ intendiamo una riorganizzazione fondamentale a livello di sistema tra fattori tecnologici, economici e sociali, inclusi paradigmi, obiettivi e valori“.

Gli Stati membri dell’ Assemblea plenaria IPBES hanno ora riconosciuto che, per la sua stessa natura, tale ‘cambiamento trasformativo’ potrebbe trovare l’opposizione di coloro che hanno acquisito interessi dalla situazione creatasi – ha concluso Watson – ma anche che questa opposizione può essere superata in nome del ben più ampio bene pubblico”.

Dal 1970, sono aumentati le produttività agricole, i prelievi di pesce, la produzione di bioenergia e l’estrazione dei materiali, in risposta alla crescita della popolazione, all’aumento della domanda, allo sviluppo tecnologico e all’aumento dei prezzi, seppur non distribuiti equamente all’interno dei Paesi e tra i Paesi.

Al contempo, sono diminuiti molti altri indicatori chiave del contributo della natura al benessere umano, come il carbonio organico del suolo e la biodiversità degli impollinatori, che indicano l’insostenibilità dei guadagni materiali acquisiti.

Pur essendo diverso da Paese a Paese, il ritmo di espansione agricola negli ecosistemi intatti, le perdite maggiori si verificate nei tropici, sede dei più alti livelli di biodiversità del Pianeta. Ad esempio, si sono persi 100 milioni di ettari di foresta tropicale dal 1980 al 2000, per far posto ad allevamenti di bestiame in America Latina (circa 42 milioni di ettari) e a piantagioni nel Sud-Est asiatico (circa 7,5 milioni di ettari, di cui l’80% per le palme olio, usato soprattutto nei prodotti alimentari, cosmetici, prodotti per la pulizia e come carburante).

Più del 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli del reef e più di un terzo di tutti i mammiferi marini sono minacciati . La situazione degli insetti è meno precisa, ma secondo l’IPBES, si stima che il 10% delle specie sia a rischio. Tuttavia, un recente Studio pubblicato sul numero di aprile di Biological Conservation ha indicato che il declino degli insetti (41%) è due volte superiore a quella dei vertebrati e il tasso di estinzione delle specie locali (10%) è otto volte più alto.

L’abbondanza media di specie autoctone nella maggior parte degli habitat terrestri è diminuita di almeno il 20%, soprattutto dal 1900, mentre il numero di specie esotiche invasive è aumentato di circa il 70% dal 1970, in tutti i 21 Paesi di cui si è in possesso di dati convalidati.

Quasi la metà (47%) dei mammiferi terrestri, per esempio, e quasi un quarto degli uccelli sono minacciati, e potrebbero essere già stati influenzati negativamente dai cambiamenti climatici.

Secondo la IPBES, queste tendenze negative in natura continueranno fino al 2050 e in tutti gli scenari politici esaminati nel Rapporto, ad eccezione di quelli che includono il “cambiamento trasformativo” a  cui ha accennato sopra il Prof. Watson, a causa dell’impatto previsto dell’aumento dei cambiamenti nell’uso del suolo, dello sfruttamento degli organismi e dei cambiamenti climatici, sebbene con significativi differenze tra varie regioni.

Sono 5 gli interventi necessari per attuare il “cambiamento trasformativo” che affronti i fattori indiretti che sottendono il deterioramento della natura:
1. Sviluppare incentivi e capacità diffusa, eliminando gli incentivi dannosi;
2. Riformare il processo decisionale settoriale e frammentato per promuovere l’integrazione tra settori e giurisdizioni;
3.Intraprendere azioni preventive e precauzionali in materia di regolamentazione e gestione nelle istituzioni e nelle imprese;
4.  Gestire sistemi sociali ed ecologici resilienti di fronte all’incertezza e alla complessità;
5. Rafforzare le leggi e le politiche ambientali e la loro attuazione, e lo stato di diritto in generale.

Per aumentare la rilevanza politica del Rapporto, gli autori della valutazione hanno stilato una classifica dei driver di perdita di biodiversità sulla base dell’entità degli effetti prodotti e delle prove disponibili
Sono 5 i fattori trainanti diretti dei cambiamenti di biodiversità, in ordine decrescente:
cambiamenti nell’uso della terra e del mare;
sfruttamento diretto degli organismi;
cambiamenti climatici;
inquinamento;
specie esotiche invasive.

Gli ecosistemi, le specie, le popolazioni selvatiche, le varietà locali e le razze di piante e animali  domestici stanno restringendosi, deteriorandosi o sparendo – ha sottolineato il Prof. Josef Settele, Biologo presso il Centro Helmotz per la Ricerca Ambientale (UFZ) di Lipsia uno dei 3 maggiori esperti delle interconnessioni tra natura e benessere umano, che ha co-presieduto il Panel di redazione del Rapporto – La rete essenziale e interconnessa della vita sulla Terra sta diventando sempre più piccola e sfilacciata. Questa perdita è un risultato diretto dell’attività umana e costituisce una minaccia diretta per il benessere umano in tutte le regioni del mondo“.

Il Rapporto di valutazione globale IPBES su Biodiversità e Servizi Ecosistemici è il frutto di uno studio gigantesco di circa 1.800 pagine, sul quale per 3 anni hanno lavorato 145 esperti di alto livello provenienti da 50 Paesi che hanno attinto a circa 15.000 fonti, inclusi articoli scientifici e informazioni governative, per un costo complessivo di 2,4 milioni di dollari.

Il rapporto completo suddiviso in 6 capitoli (comprensivo di tutti i dati) di oltre 1.500 pagine sarà pubblicato entro la fine dell’anno.

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