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Mobilità elettrica e home working riducono l’inquinamento urbano

Uno Studio condotto da ricercatori Cnr-Isti e Università di Roma La Sapienza nelle città di Firenze, Roma e Londra evidenzia che il 10% delle strade più inquinate può arrivare ad “ospitare” quasi il 60% delle emissioni veicolari di tutta la città, e che la sostituzione dell’1% delle auto più inquinanti con veicoli elettrici ridurrebbe le emissioni come la conversione elettrica del 10% dei veicoli scelti casualmente. Risultati analoghi si ottengono dall’applicazione dell’home working mirato ad evitare i viaggi sistematici casa-lavoro di una porzione della popolazione.

Trasformando solo l’1% dei veicoli più inquinanti in elettrici, la riduzione delle emissioni sarebbe pari a quella ottenuta convertendo in elettrico il 10% di veicoli scelti casualmente.

È uno dei risultati di uno Studio condotto da ricercatori dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isti) e del Dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale (Diag) dell’Università di Roma “ La Sapienza” nelle città di Firenze, Roma e Londra.

Lo Studio Gross polluters and vehicle emissions reduction” è stato pubblicato il 9 giugno 2022 su Nature Sustainability, all’indomani della decisione del Parlamento europeo di vietare le vendite di auto e di furgoni a benzina e diesel dal 2035.

Quanto e cosa, gli individui che vivono in un’area urbana respirano quotidianamente dipende da diversi fattori, ed è variabile nello spazio e nel tempo. Così come è molto variabile la responsabilità, delle auto, per quelle stesse emissioni a cui le persone sono esposte. Alcune strade delle città, sono più inquinate di altre, e alcuni veicoli privati inquinano più di altri.

Lo Studio ha evidenziato come in città come Roma e Firenze, ma anche a Londra, il 10% delle strade più inquinate può arrivare ad “ospitare” quasi il 60% delle emissioni veicolari di tutta la città, e, allo stesso modo, il 10% dei veicoli più inquinanti può arrivare ad essere responsabile per ben più della metà delle emissioni.

La ricerca sottolinea inoltre che rendendo elettrico anche solo l’1% dei veicoli privati più inquinanti in un centro urbano, la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 sarebbe pari a quella ottenuta se una quantità 10 volte maggiore di veicoli scelti a caso fossero elettrici. Risultati analoghi si ottengono dall’applicazione dell’home working mirato ad evitare i viaggi sistematici casa-lavoro di una porzione della popolazione.

Le simulazioni effettuate mostrano che le politiche di riduzione delle emissioni rivolte ai veicoli più inquinanti sono molto più efficaci di quelle che limitano la circolazione sulla base di una scelta non informata dei veicoli

Si tratta di una evidenza scientifica di quanto sia importante compiere scelte che siano informate –  ha commentato Mirco Nanni, ricercatore di Cnr-Isti che ha condotto lo studio e Direttore del  Laboratorio di Knowledge Discovery e Data Mining (Kdd-Lab) – Misure come le cosiddette targhe alterne, ancora in voga fino a pochi anni fa, sono incredibilmente meno efficaci di politiche di riduzione delle emissioni che compiano invece scelte mirate, come i più recenti divieti alla circolazione dei veicoli particolarmente inquinanti, o eventuali incentivi all’elettrico, che dovrebbero, però, essere concepiti per chi inquina di più”.

Ma chi inquina di più? Si possono individuare dei comportamenti di mobilità, adottati con le nostre auto, che causano maggiori emissioni?
Dal nostro lavoro emerge che chi si sposta in modo più prevedibile, come nel tragitto casa-lavoro – ha spiegato Luca Pappalardo, Ricercatore del Cnr-Isti e coordinatore dello studio – è responsabile di una maggiore fetta di emissioni di chi ha, invece, un comportamento di mobilità più erratico ed imprevedibile”.

Queste tipologie di ricerche possono essere di aiuto ai decisori politici.
Nel concepire politiche di riduzione delle emissioni veicolari che siano veramente efficaci e riescano, così, ad avere un impatto positivo sulle nostre città, bisogna conoscere il fenomeno in modo approfondito – ha concluso Matteo Böhm, Dottorando della Sapienza e autore dello studio – Solo con scelte informate, infatti, si può ‘sapere dove colpire’, ed arrivare così ad ottenere il massimo risultato. La nostra speranza è che studi come questo possano aiutare a raggiungere questo obiettivo“.

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