Un nuovo Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente ribadisce che, nonostante gli sforzi legislativi dell’UE negli ultimi 40 anni e l’entrata in vigore della Convenzione di Minamata (2017), l’inquinamento da mercurio continua a presentare un rischio significativo per l’ambiente e la salute umana.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato il 19 settembre 2018 il Rapporto “Il mercurio nell’ambiente europeo. Una priorità d’azione per l’Europa e per il mondo” che offre una panoramica completa dei problemi sanitari e ambientali correlati al mercurio, nonché delle politiche che devono essere intraprese per affrontare le sfide che tuttora l’inquinamento da mercurio.
Il mercurio è un metallo pesante che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha incluso tra le 10 sostanze chimiche più nocive per la salute umana, assieme ad altri 3 metalli pesanti: piombo, cadmio e arsenico.
Il mercurio si trova naturalmente nell’ambiente, ma per lo più è contenuto in sicurezza nei minerali e non presenta alcun rischio significativo. Il problema sorge a causa delle attività umane, che comportano il rilascio nell’ambiente di grandi quantità di mercurio che può continuare, quindi, a circolare liberamente per migliaia di anni. Il mercurio nell’acqua e nei sedimenti è la preoccupazione principale, poiché è in una forma altamente tossica e può essere assunto facilmente dagli animali, entrando così nella catena alimentare umana.
L’eredità dell’uso umano del mercurio ha portato all’immissione nell’ambiente di centinaia di migliaia di tonnellate di mercurio, tanto che oggi i livelli di mercurio in atmosfera sono fino al 500% sopra i livelli naturali, mentre negli oceani, le concentrazioni di mercurio sono circa il 200% sopra i livelli naturali.
L’Europa è stata storicamente una grande utente ed emittente di mercurio, ma importanti sforzi legislativi negli ultimi 40 anni hanno ridotto sostanzialmente l’utilizzo e le emissioni nell’ambiente. Nel resto del mondo, l’uso e le emissioni di mercurio sono aumentati nel tempo, in relazione allo sviluppo economico e all’industrializzazione degli altri Paesi, con fonti chiave come la combustione di carbone e anche l’estrazione di oro artigianale su piccola scala.
Nell’ottobre 2013 è stato adottato un primo accordo internazionale globale, la Convenzione di Minamata, per affrontare il problema del mercurio, firmata da 128 Paesi e ratificata da 98 che è entrata in vigore il 16 agosto 2017. È troppo presto per valutare l’impatto della Convenzione, ma è un passo estremamente significativo verso la garanzia di azioni globali concertate per ridurre l’inquinamento da mercurio.
Secondo il Rapporto, il mercurio presenta il rischio maggiore nei fiumi, laghi e mari, dove assume una forma altamente tossica che viene assorbita dagli animali, compreso il pesce. I più recenti dati di monitoraggio degli inquinanti nei corpi idrici, raccolti dall’AEA ai sensi della direttiva quadro sulle acque e riportati nell’ultimo Rapporto sullo stato delle acque in Europa, indicano che su circa 111.000 corpi idrici superficiali, ben 46.000 non rispettano i limiti per il mercurio specificati dalla Direttiva per proteggere gli uccelli e mammiferi che mangiano il pesce.
Anche per gli esseri umani la principale fonte di esposizione è costituita dal mangiar pesce, principalmente grandi pesci predatori, come tonni, pesci spada o rane pescatrici, che hanno mangiato a loro volta pesci più piccoli con mercurio nei loro corpi. Ovviamente, gli impatti sulla salute sono correlati alla dose, ma la preoccupazione principale è l’impatto del mercurio sui feti e sui bambini piccoli. L’esposizione al mercurio può verificarsi nell’utero, a causa del consumo di pesce da parte di una madre. Ciò può avere impatti significativi e duraturi sullo sviluppo neurologico del bambino, che incidono sulla memoria, sul linguaggio, sull’attenzione e su altre abilità. Nella sola Europa, si stima che oltre 1,8 milioni di bambini nascano ogni anno con livelli di mercurio superiori ai limiti di sicurezza raccomandati.
Le Autorità nazionali per la sicurezza alimentare forniscono spesso consigli specifici su come i cittadini possono massimizzare i benefici per la salute del consumo di pesce, limitando al contempo l’esposizione al mercurio, comprese le indicazioni per le donne incinte e i bambini piccoli.
Inoltre, sottolinea il Rapporto, i consumatori dovrebbero prestare attenzione allo smaltimento corretto dei materiali che contengono mercurio, come ad esempio alcune lampadine e batterie, e considerare alternative alla combustione di fonti fossili solide (carbone, lignite e torba) e di legno per il riscaldamento domestico.