Gli Italiani risultano i più preoccupati per la cattiva qualità dell’aria nel nostro Paese, tant’è che la Corte europea di Giustizia ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle Direttive.
Oggi, martedì 8 gennaio 2013 a Bruxelles si è svolta la Conferenza “Aria pulita ovunque: sta soffiando il vento del cambiamento nella politica europea sull’aria” (Clean Air Everywhere: Blowing the winds of change into European air policy).
L’evento, organizzato dall’European Environmental Bureau (EEB), la Federazione di oltre 140 organizzazioni ambientaliste di 31 Paesi, di fatto ha costituito il lancio dell’iniziativa “2013: Anno Europeo dell’Aria”, voluta dal Commissario all’Ambiente Janez Potočnik (presente all’iniziativa, come la Commissaria di Azione per il Clima, Connie Hedegaard) dopo che aveva deciso di spostare all’anno in corso la Revisione della Direttiva sui limiti nazionali delle emissioni (NEC), al fine di sottoporla ad una processo di ampia consultazione pubblica (vedi di seguito).
Nel suo discorso di apertura, il Segretario generale di EEB Jeremy Wates, ha chiesto un inasprimento delle politiche dell’UE sull’aria per proteggere la salute umana e l’ambiente. “L’inquinamento atmosferico proviene da fonti che stanno attorno a noi, sia che si tratti di autoveicoli, che di impianti industriali, di mezzi di trasporto, da agricoltura e rifiuti. L’Unione europea deve proporre una legislazione ambiziosa per affrontare tutte queste fonti, se vuole affrontare le gravi conseguenze dell’inquinamento atmosferico per la salute pubblica”.
Per l’occasione, Eurobarometro ha rilasciato un sondaggio “Attitudes of Europeans towards Air Quality” dal quale si evince che l’inquinamento atmosferico è un problema chiave per i cittadini dell’UE, con il 72% degli interpellati che dichiara che le autorità pubbliche non fanno abbastanza per promuovere una buona qualità dell’aria e l’87% pensa che le malattie respiratorie siano un problema molto serio. Alla domanda relativa alla qualità, il 56 dei cittadini dell’UE dichiara che è peggiorata, ma tale giudizio negativo raggiunge l’81% tra gli Italiani, che risultano così i più preoccupati d’Europa.
“I cittadini vogliono che interveniamo e noi risponderemo rivedendo le nostre politiche sull’aria – ha affermato Potočnik – Chiedono misure più severe in settori chiave e una migliore informazione sull’efficacia delle politiche. Per rispondere a queste sfide dobbiamo lavorare insieme a tutti i livelli della politica e con conseguenti azioni sul campo”.
Al riguardo c’è da osservare che le attuali normative comunitarie sulla qualità dell’aria ambiente sono più deboli di quelle raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che hanno lo scopo di ridurre al minimo gli effetti sulla salute degli inquinanti atmosferici. Per le polveri sottili (PM2.5), uno degli inquinanti con il più alto impatto sulla salute delle persone, la concentrazione massima consentita è di 25 μg/m3, attualmente di 2,5 volte più debole di quella raqccomandata dall’OMS per questo inquinante, ed entrerà in vigore nel 2015. In confronto, L’Agenzia statunitense per la Protezione dell’Ambiente (EPA) per quest’anno ha proposto un limite annuale di 12 μg/m3 per il PM2.5, molto più ambizioso rispetto agli standard europei, come ha riconosciuto al termine del suo intervento introdutivo lo stesso Commissario UE all’Ambiente.
“Sappiamo che la legislazione sulla qualità dell’aria degli Stati Uniti, con lo Stato della California in testa, è tra le più rigorose al mondo – ha osservato Potočnik – Sappiamo anche che la Cina sta intensificando le attività di monitoraggio della qualità dell’aria e di controllo delle emissioni in modo significativo. Come pure sappiamo che altre economie emergenti ne seguiranno l’esempio. Questo creerà un’enorme richiesta di prodotti e processi industriali che inquinino meno. Da qui la necessità di un rafforzamento dello stato di qualità dell’aria nell’UE di cui possa beneficiarne la competitività europea. Sostenere la qualità dell’aria non è quindi solo un obiettivo ambientale, ma anche una opportunità economica.
Nel quadro della revisione, cercherò il modo migliore per creare davvero opportunità per l’innovazione nel settore dell’aria pulita, sostenendo la nostra industria nell’investire in tecnologie pulite. Si tratta di un settore in cui molte imprese europee sono leader mondiali in un mercato in espansione con un potenziale per creare nuova crescita e nuovi posti di lavoro”.
C’è da osservare, poi, che nonostante gli attuali limiti blandi dell’UE di qualità dell’aria, sono molti gli Stati membri che non riescono a rispettarli. In particolare il nostro Paese si segnala per essere la maglia nera, tant’è che qualche giorno fa la Corte europea di Giustizia, con Sentenza C-68/11 ha accolto il ricorso proposto dalla Commissione UE nei confronti dell’Italia per aver omesso di provvedere, per diversi anni consecutivi, al rispetto dei valori-limite fissati per le concentrazioni di PM10 e di ossidi e biossidi di azoto, biossido di zolfo e zolfo, contenute nell’aria.
“La Repubblica italiana – recita la sentenza – avendo omesso di provvedere, per gli anni 2006 e 2007, affinché le concentrazioni di Pm10 nell’aria ambiente non superassero, nelle 55 zone e agglomerati italiani i valori limite fissati dall’articolo 5 della direttiva 1999/30/CE è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tale disposizione”.
Peraltro, la condanna è intervenuta solo per gli anni 2006 e 2007 perché una serie di eccezioni formali hanno indotto i giudici del Lussemburgo a rigettare il ricorso per gli anni precedenti e seguenti tale periodo, nonostante le violazioni. Non sono scongiurati, però, ulteriori provvedimenti di “messa in mora” e “pareri motivati” da parte della Commissione UE.
La condanna è arrivata dopo un lungo periodo di accertati sforamenti dei limiti previsti in ben 70 zone del territorio italiano (praticamente in quasi tutte le Regioni) che avevano indotto la Commissione UE ad adottare dei procedimenti di infrazione nei confronti del nostro Paese per non aver attuato, né adottate adeguate misure di risanamento.
Anche l’ultimo Rapporto sulla “Qualità dell’aria in Europa”, pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), relativo agli anni 2001-2010, ha certificato che l’Italia occupa gli ultimi posti per la qualità dell’aria (cfr “L’Italia ha la qualità dell’aria peggiore d’Europa).
L’Italia nella Comunicazione del 25 agosto 2010 aveva ammesso “il superamento dei valori limite, ma ha fatto valere che essi non potevano essere rispettati entro i termini assegnati per almeno cinque ragioni” che riguardavano:
– la complessità del fenomeno di formazione del PM10;
– l’influenza della meteorologia sulle concentrazioni atmosferiche di PM10;
– l’insufficiente conoscenza tecnica del fenomeno che ha indotto a fissare termini troppo brevi per il rispetto dei valori limite;
– il fatto che le differenti politiche dell’Unione europea finalizzate a ridurre i precursori delle particelle PM10 non hanno prodotto i risultati attesi;
– l’assenza di coordinamento tra la politica dell’Unione in materia di qualità dell’aria e, in particolare, quella finalizzata a ridurre i gas a effetto serra.
Inoltre, l’Italia aveva sostenuto che il rispetto dei valori-limite avrebbe comportato “l’adozione di misure drastiche sul piano economico e sociale, nonché la violazione dei diritti e libertà fondamentali”.
Per la Corte queste ragioni non sono state giudicate sufficienti e ha statuito che “il procedimento per inadempimento si basa sull’accertamento oggettivo dell’inosservanza da parte di uno Stato membro degli obblighi cui è tenuto. È irrilevante che l’inadempimento derivi dalla volontà o dalla negligenza dello Stato membro, oppure dalle difficoltà tecniche. Se uno Stato membro si confronta con difficoltà momentaneamente insormontabili, può appellarsi alla forza maggiore, solo per il periodo necessario a porre rimedio a tali difficoltà”.
In vista di una nuova proposta sulla futura politica sulla qualità dell’aria che verrà presentata, come sopra accennato, nel corso del 2013, la Commissione UE ha avviato un’analisi approfondita della situazione e un’ampia consultazione, invitando le parti interessate ad esprimersi su come il quadro in vigore possa essere pienamente attuato, migliorato e integrato con ulteriori interventi, che rimarra aperta fino al 4 marzo 2013 (cfr: “Consultazione UE sulla Qualità dell’aria”).