Il Rapporto Italian Maritime Economy di SRM analizza quest’annoi fenomeni emersi con la pandemia e gli accadimenti che stanno impattando sull’economia marittima, come il blocco del Canale di Suez, il rialzo dei noli marittimi e del prezzo del petrolio, la congestione portuale e la cancellazione delle rotte, dedicando una sezione alla sostenibilità, considerata il pilastro su cui dovrà puntare l’economia globale negli anni a venire.
È stato presentato il 7 luglio 2021 nel corso di Webinar, svoltosi back-to-back con l’Euro Mediterranean Investment Forum organizzato da FeBaf (Federazione delle Banche, Assicurazioni e Finanza) l’Annuale Rapporto 2021 “Italian Maritime Economy” di Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (SRM), Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, giunto all’ottava edizione, che quest’anno analizza i fenomeni emersi con la pandemia e gli accadimenti che hanno impattato sull’economia marittima, come il blocco del Canale di Suez, il rialzo dei noli marittimi e del prezzo del petrolio, la congestione dei porti (Port Congestion) e le rotte cancellate (Blank Sailing). Una sezione del Rapporto è inoltre dedicata alla sostenibilità, considerata il pilastro su cui dovrà puntare l’economia globale negli anni a venire.
Il volume – che si avvale anche dei contributi internazionali delle Università di Amburgo, Anversa e dello Shanghai International Shipping Institute – guarda inoltre alla ripresa e al futuro post-pandemia, evidenziando le sfide che ci attendono in termini di competitività, sostenibilità e opportunità da cogliere. La valenza geostrategica del Mediterraneo, i fondi europei stanziati con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a favore della portualità e della logistica, i Green Port e le nuove frontiere energetiche (come idrogeno e GNL) sono alcuni dei punti affrontati nel corso del Convegno.
“La ricerca mostra gli impatti della pandemia sul settore marittimo con particolare riferimento al Mediterraneo ed evidenzia come si sono modificati gli scenari: aumento dei noli, porti congestionati, oscillazioni del prezzo delle materie prime e forte spinta verso la sostenibilità – ha dichiarato il Direttore generale di SRM Massimo Deandreis che ha presentato il Rapporto – Fattori che hanno reso le analisi e lo studio delle dinamiche del mare molto complesse. Emerge come sia in corso un processo di regionalizzazione della globalizzazione e del commercio mondiale in cui il Mediterraneo si trova ad essere il punto di congiunzione tra 4 aree (Asia, Africa, UE e Nafta) sempre più in competizione tra loro. Questo si traduce anche in una spinta all’accorciamento delle catene del valore europee. Tutto questo, se si investe in portualità e logistica, può essere una straordinaria opportunità di crescita per l’Italia e per il Mezzogiorno in particolare. Nel PNRR si trova questa visione e ci sono le risorse. La vera sfida è attuarlo in fretta e bene”.
Ecco gli aspetti fondamentali messi in evidenza dal Rapporto.
Il trasporto marittimo continua a rappresentare il principale “veicolo” dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci viaggia via mare. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del PIL globale.
Si stima per il 2021 un aumento del 4,2% dei volumi di traffico marittimo che raggiungeranno 12 miliardi di tonnellate, superiori ai livelli pre-Covid-19; per il 2022 le stime parlano di un ulteriore incremento del 3,1%.
Per il 2025 la movimentazione container a livello mondiale crescerà a ritmi del 4,8% medio annuo e raggiungerà 1 miliardo di TEU [acronimo di twenty-foot equivalent unit, la misura standard di lunghezza nel trasporto dei container] (Europa +3,9%, Africa +4,9%, Far East +5,3%, Middle East +4% e Nord America +3,6%)
Il Canale di Suez, nell’anno della pandemia ha mostrato una notevole resilienza superando il miliardo di tonnellate di merci, con un numero di transiti pari a quasi 19mila navi. È dunque rimasto uno snodo strategico per i traffici nel Mediterraneo continuando a rappresentare il 12% del traffico mondiale ed il 7-8% di quello petrolifero.
Porti congestionati a causa dei contagi, super rialzi dei noli, mancanza di container vuoti e blank sailing sono stati i grandi fenomeni che hanno impattato sugli equilibri del traffico marittimo, specie sulle rotte Far East-Mediterraneo e Far-East USA.
I noli hanno raggiunto livelli record sulle principali rotte e non mostrano ancora segni di rallentamento; si stima saranno alti nel 2021 con un +22,6% e un riassestamento pari al -9,4% nel 2022.
Proseguono il gigantismo navale e il dominio delle grandi alleanze sulle rotte strategiche; gli ordinativi delle navi oltre 15.000 TEU sono previsti crescere del 17% al 2023.
Vi è stato un sensibile aumento del trasporto ferroviario sulla via Cina-Europa e viceversa. Nel primo trimestre 2021, il numero di treni merci ha toccato il record di 3.345 convogli, in aumento del 79% sullo stesso periodo del 2020.
La ridefinizione di alcune supply chain su scala regionale riporterà in Europa alcune filiere e ciò potrà favorire ulteriormente la crescita del trasporto marittimo a corto raggio per il quale il Mediterraneo ha già una posizione di leadership in ambito europeo.
In Italia la componente internazionale del trasporto marittimo è sempre rilevante. Nel 2020 il valore degli scambi commerciali via mare dell’Italia è stato pari a oltre 206 miliardi di euro registrando un -17% sul 2019. Nel primo trimestre 2021, l’import export via mare ha registrato un +3%.
I porti del Mezzogiorno con 207 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2020 incidono per il 47% del totale sul traffico italiano. Il Sud ha mostrato una maggiore resilienza durante la pandemia: il calo dei porti meridionali è stato del -3,4% contro il -10% circa dell’Italia.
Le imprese del Mezzogiorno utilizzano, nei loro rapporti import-export la via marittima in modo più intenso del resto del Paese. Infatti, il 57% dell’interscambio del Sud avviene via mare (per un valore di 42 miliardi di euro) contro il 33% del dato Italia.
Per la crescita del Sud sarà fondamentale la ripartenza delle ZES e l’utilizzo dei fondi del PNRR per le infrastrutture portuali pari a oltre 3,8 miliardi di euro. Tutto dovrà avvenire rispettando le chiavi dello sviluppo sostenibile, della resilienza e della digitalizzazione. Investimenti in GNL e idrogeno imperativi strategici per competere con una visione del futuro.
“La combinazione fra il rapporto annuale sull’economia marittima e l’Euro Mediterranean Investment Forum sottolinea come la finanza sia indispensabile per rafforzare i legami fra le due sponde del Mediterraneo, sostenendo gli investimenti produttivi e gli scambi commerciali, per i quali il sistema logistico portuale è essenziale – ha sottolineato nel suo intervento conclusivo Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo – La filiera marittimo‐portuale crea direttamente 46,7 miliardi di valore aggiunto e oltre 885 mila occupati, ed è un pilastro essenziale per il resto del tessuto produttivo italiano, industria, servizi e turismo. La movimentazione di merci e passeggeri alimenta e stimola le attività produttive, l’innovazione, la ricerca e la formazione. Oggi, a maggior ragione, essendo questi temi una parte rilevante delle priorità indicate nel PNRR, il nostro impegno continua con forte determinazione in questa direzione”.