Presentato il tradizionale Rapporto promosso da FISE-Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che, come ogni anno, fornisce il quadro complessivo sul riciclo dei rifiuti in Italia e individua le dinamiche europee ed internazionali dei mercati dei materiali riciclati e le tendenze in atto in Italia, attraverso l’analisi dettagliata del contesto economico nazionale ed internazionale.
L’industria del riciclo rifiuti, nonostante l’impatto della crisi dei mercati internazionali e dei consumi, continua a crescere e a sostenere settori industriali (siderurgia, tessile, mobili, carta, vetro) strategici per il nostro Paese. Occorre però promuovere il riciclo dei rifiuti attraverso misure omogenee sull’intero territorio nazionale e ridurre significativamente l’attuale percentuale di smaltimento in discarica (43% dei rifiuti urbani), adeguando il quadro normativo a quanto previsto in sede europea (Direttiva quadro 98/2008/CE) con la reale applicazione della priorità del riciclo di materia rispetto ad altre forme di gestione.
Sono queste le principali indicazioni emerse dalla presentazione dello studio “L’Italia del Riciclo 2013”, il Rapporto presentato il 5 dicembre 2013 nel corso di un convegno a Roma presso la Sala Conferenze di Piazza Montecitorio.
Nel 2012, nonostante la drastica riduzione dei consumi delle famiglie e della produzione industriale (-6,3%), il riciclo degli imballaggi ha registrato una crescita complessiva (+0,5% in termini assoluti rispetto al 2011 e +2% nel rapporto riciclo/immesso a consumo) che attesta la capacità di tenuta del settore, sia pur tra le mille difficoltà dell’attuale congiuntura: 7,546 milioni di tonnellate contro le 7,511 del 2011 e le 7,346 del 2010. L’incremento appare evidente in tutte le 15 filiere esaminate con punte d’eccellenza nei comparti tradizionali, quali carta (84%), acciaio (75%) e vetro (71%), nonostante una decisa contrazione dell’immesso a consumo. Evidenziano un deciso sviluppo anche filiere del recupero diverse da quelle relative agli imballaggi, quali il tessile (+20% rispetto al 2010 con 96.700 tonnellate di raccolta differenziata) e la frazione organica (4,5 milioni di tonnellate recuperate). Tra i risultati positivi spicca anche il primato europeo del nostro Paese per il reimpiego dei materiali ottenuti dalla demolizione dei veicoli a fine vita e il 2° posto per il loro riciclo.
“Nonostante i difficili anni di crisi – ha evidenziato Corrado Scapino, Presidente di Unire, “il settore del recupero rifiuti si conferma un sistema dinamico, almeno per quanto riguarda le imprese e gli organismi di gestione che lo coordinano, che ha mostrato nel tempo una buona capacità di adattamento e riorganizzazione in vista del raggiungimento di nuovi obiettivi. Purtroppo, continuiamo a riscontrare il mancato rispetto della gerarchia di gestione dei rifiuti, che vede il riciclo prioritario rispetto ad altre forme di gestione, e che deve realizzarsi attraverso atti, regolamentazioni, strumenti ed iniziative concrete, sia a livello centrale che locale. In tale ottica, occorre in primis attivare nuove leve per stimolare il mercato dei materiali riciclati, anche attraverso politiche di green public procurement che in Italia, a differenza di altri Paesi, stentano a decollare”.
L’Italia sconta ancora oggi un grave ritardo rispetto alle altre nazioni dell’Unione europea: conferisce in discarica circa il 43% dei rifiuti urbani, in diverse Regioni anche oltre l’80%, a fronte di altri Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia) che, dopo aver portato il riciclo a livelli molto elevati e destinato una quota significativa al recupero energetico, hanno superato il ricorso allo smaltimento in discarica.
Lo studio evidenzia, inoltre, come ancora molta strada resti da percorrere per la piena attuazione di una “società del riciclo” e come gli attuali, pur buoni, livelli e capacità di riciclo abbiano margini di miglioramento, soprattutto in alcuni comparti quali il riciclaggio della gomma, dei rifiuti elettronici, della frazione tessile e degli inerti da costruzione e demolizione.
Per raggiungere obiettivi più ambiziosi, secondo le associazioni promotrici del Rapporto, il settore necessita di regole chiare e applicabili e, soprattutto, di condizioni omogenee e ragionevoli tempi di rilascio delle autorizzazioni ambientali e del sostegno del Governo ad una seria politica di supporto allo sviluppo del riciclo dei rifiuti che lo renda effettivamente competitivo in tutte le filiere, sia sull’uso di materie prime vergini, sia sul recupero energetico; tale risultato si può centrare prevedendo idonei strumenti economici, quando necessari, valorizzando l’utilizzo di impianti di recupero di prossimità (ove possibile), disincentivando lo smaltimento in discarica rendendolo più costoso e promuovendo al contempo la qualificazione delle aziende del settore e dei prodotti ottenuti con materiali riciclati.
“Il Rapporto annuale l’Italia del Riciclo, giunto alla sua quarta edizione, è ormai diventato un appuntamento di tutte le filiere per fare il punto non solo di settore, ma dell’intero comparto – ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Anche il riciclo ha risentito della crisi che nel 2012 ha colpito, e continua anche quest’anno a colpire, il Paese: le imprese del riciclo più forti hanno reagito bene alla crisi, ma non poche di quelle piccole e meno robuste hanno chiuso. Ma questo Rapporto fa intravedere anche i potenziali di sviluppo del riciclo, in vari settori: potenziali che potrebbero contribuire alla ripresa economica del Paese se si riuscissero a superare le barriere (normative, gestionali, di mercato, nonché relative alla disponibilità del credito) che ostacolano lo sviluppo di quello che è un settore strategico per una green economy”.