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Al 2030 investimenti per 1 miliardo di dollari nelle rinnovabili in Europa

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L’ultimo Rapporto previsionale di Bloomberg New Energy Finance indica che eolico e fotovoltaico trascineranno investimenti per nuova potenza elettrica da rinnovabili che passeranno dal 41% al 60%, con un contemporaneo calo delle fonti fossili che scenderanno dal 48% al 27%, soprattutto per il crollo del carbone.

Nei prossimi anni in Europa la capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili passerà dal 41% del 2012 al 60% entro il 2030, mentre la quota delle fonti fossili dal 48% calerà al 27%.
La previsione è contenuta nell’ultimo Rapporto “2030 Market Outlook” della Società di ricerca Bloomberg New Energy Finance, dove si indica l’evoluzione dei mercati elettrici e, in particolare, quali tecnologie attrarranno maggiori investimenti.

A fronte di una domanda di energia elettrica che in Europa crescerà solo del 9%, anche per effetto dei miglioramenti ottenuti mediante l’efficienza energetica. il Rapporto BNFC prevede che nel vecchio Continente si aggiungeranno altri 557GW di nuova capacità di energia elettrica da fonti rinnovabili, per un investimento complessivo di 816 miliardi di dollari.

La nostra ricerca mostra che nei prossimi anni ci saranno ulteriori investimenti per l’installazione di energia eolica e solare anche senza sovvenzioni – ha dichiarato Seb Henbest, responsabile EMEA di Bloomberg New Energy Finance – Ci aspettiamo che l’Europa investa quasi mille miliardi di dollari per aumentare la sua capacità da fonti rinnovabili entro il 2030, calcolando un investimento di 339 miliardi di dollari sul fotovoltaico e di 250 miliardi sull’eolico onshore”. A trainare la crescita saranno fotovoltaico ed eolico, le tecnologie più attraenti dal punto di vista economico, che costituiranno la maggior parte dell’incremento di capacità di generazione.
Il fotovoltaico su tetto vedrà il maggiore incremento di potenza installata, l’aumento dei prezzi al dettaglio dell’energia elettrica e la diminuzione dei costi della tecnologia faranno sì che aumentino sempre più le zone dove si raggiungerà la grid parity.

Entro il 2030 quasi il 20% della produzione di energia elettrica in Europa sarà da impianti eolici onshore, rispetto al 6% del 2013, mentre con il 61% dell’eolico off-shore installato a livello mondiale, l’Europa rimarrà il fulcro del settore, continuando ad essere l’unica tecnologia rinnovabile a rimanere sovvenzionata, almeno fino al 2020.

L’espansione delle energie rinnovabili e la debole crescita della domanda dimezzerà la quota delle fonti fossili tra il 2013 ed il 2030 relativamente alla potenza installata. Il carbone sarà più colpito, con una contrazione dal 19% all’8%, la quota del gas naturale scenderà dal 25% al 17%, rimanendo sostanzialmente invariata la potenza installata.

Entro il 2030, l’Europa avrà ridotto le emissioni di CO2 del settore energetico della metà, passando da circa 1,3 GtCO2 a 0,6 GtCO2 nel 2030. La riduzione media annua del 5% delle emissioni è guidata principalmente dalla crescita in capacità da fonti rinnovabili e dall’aumento del prezzo delle emissioni di CO2 che comporterà la sostituzione di impianti a carbone e lignite con impianti a gas.

Il sistema elettrico avrà bisogno di ulteriore capacità flessibile per far fronte alla crescente produzione da fonti rinnovabili. Questa potrebbe essere ottenuta con gestione della domanda (demand side management), con impianti di stoccaggio e impianti a combustibili fossili in grado di aumentare e diminuire rapidamente la potenza prodotta. L’interconnessione, il monitoraggio e il controllo della produzione da fonti rinnovabilipotrebbe compensare in parte la necessità di capacità flessibile.

In Europa l’aumento più rilevante di potenza installata (in grandissima parte rinnovabile) tra il 2013 ed il 2030 avverrà in Germania (+99 GW), con 171 miliardi di dollari, seguita dal Regno Unito (+90 GW), con 197 miliardi di dollari e dall’ Italia (+84 GW), quasi equamente divisi tra eolico e fotovoltaico.

A livello globale, il Rapporto di BNEF prevede che entro il 2030 saranno investiti in nuova capacità di generazione 7.700 miliardi di dollari, con il 66% nelle energie rinnovabili e, almeno fino al 2020, il 20% della nuova potenza installata sarà da solare fotovoltaico su tetto.

Anche se a livello globale i combustibili fossili manterranno al 2030 la quota maggiore di produzione di energia, il loro “peso” scenderà dal 64% del 2013 al 44%.

Sarà l’economia, anzichè la politica, ad avere un ruolo sempre maggiore nel guidare lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili.

Paesi in via di sviluppo con una forte crescita economica faranno fatica a soddisfare la loro fame di energia elettrica.
Di contro i Paesi sviluppati con misure di efficienza energetica, limitata espansione economica e con l’aumento dei prezzi dell’energia al dettaglio avranno una crescita della domanda moderata, in qualche caso negativa.

Se i governi vogliono decarbonizzare i loro settori energetici entro il 2030, non potranno contare solo sull’economia (cioè sul calo dei costi delle tecnologie rinnovabili) e sulle le forze di mercato, ma ci sarà necessità di una qualche forma di intervento politico.

Questa previsione Paese per Paese, tecnologia per tecnologia di investimenti sul mercato energetico indica un aumento continuo nella futura quota delle energie rinnovabili sul totale della generazione rispetto ad altre principali analisi, dovuto al fatto che ci aspettiamo una maggiore riduzione dei costi – ha affermato Michael Liebreich Presidente del Comitato consultivo BNEF – Ciò che stiamo osservando è che le emissioni globali di CO2 sono sulla buona strada di smettere di crescere entro la fine del prossimo decennio, quando i Paesi in via di sviluppo in più rapida crescita continueranno ad aggiungere nuove potenze installate derivanti dalle energie rinnovabili pari a quelle da combustibili fossili”.

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