Il Rapporto UNEP-CBD sui progressi degli indicatori ambientali correlati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, attesta che a 2 anni di distanza dal precedente Rapporto il 33% dei 92 indicatori registra cambiamenti non significativi o negativi, contro il 25% della rilevazione effettuata nel 2019.
In occasione della Giornata Mondiale delle Biodiversità (22 maggio 2021) il Programma Ambiente delle nazioni Unite (UNEP) e la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) hanno pubblicato il Rapporto “Measuring Progress: Environment and the SDGs“,che informa sui 92 indicatori degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) correlati all’ambiente, analizza i progressi compiuti nel raggiungimento degli SDG e individua le lacune nei dati.
L’Agenda 2030 deriva dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 2015 che fissa obiettivi chiari per un futuro sostenibile, con obiettivi concordati a livello internazionale in 17 settori come povertà, fame, salute, azione per il clima, energia pulita e consumo responsabile, tra gli altri.
Il Rapporto esamina i dati e le informazioni sugli aspetti ambientali di ciascuno dei 17 SDG e sui loro progressi in tutto il mondo, basandosi sulle performance globali e regionali valutate attraverso gli indicatori SDG che hanno una relazione diretta con le problematiche ambientali.
Ne emerge che, nonostante i progressi in aree ambientali chiave come l’acqua pulita, i servizi igienico-sanitari, l’energia pulita, la gestione delle foreste e dei rifiuti, i Paesi vivono ancora in modo insostenibile e stanno per perdere le dimensioni ambientali dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In particolare, il Rapporto rileva che alcune tematiche come la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici hanno continuato a peggiorare.
“Non abbiamo ancora abbracciato il tasso di cambiamento necessario per essere in linea con l’Agenda 2030 – ha affermato Elizabeth Maruma Mrema, Segretaria esecutiva della CBD – Il Rapporto chiarisce che stiamo fallendo e, in alcuni casi, che stiamo in effetti retrocedendo. Il mondo non può sostenere per sempre il nostro livello di utilizzo e abuso ed è necessario assumere cambiamenti negli stili di vita e nei mezzi di sussistenza necessari, se si vuole raggiungere gli obiettivi del 2030”.
Il Rapporto ha segnalato un aumento dei dati disponibili che testimoniano le tendenze al ribasso tra più indicatori rispetto al precedente Rapporto del 2019 sullo stato di avanzamento che mostravano come per il 32% degli indicatori con dati (30 indicatori), il 74% (22 indicatori) seguiva un trend positivo e il 26% (8 indicatori) indicava un cambiamento minimo o un trend negativo. In questo Rapporto per il 42% degli indicatori con dati (39 indicatori), il 67% (26 indicatori) ha seguito un trend positivo e il 33% (13 indicatori) ha mostrato piccoli cambiamenti o un trend negativo.
La natura interconnessa degli SDG significa che il raggiungimento di un obiettivo o target può contribuire al raggiungimento di altri obiettivi o target, oppure il perseguimento di un obiettivo può essere in conflitto con il raggiungimento di un altro. Il Rapporto utilizza un approccio analitico, basato sui dati, per testare la correlazione tra gli indicatori SDG, rivelando esempi in cui queste sono significative e coerenti con l’intuizione o le prove pubblicate. Ad esempio, il rapporto ha rilevato che il consumo di materiale domestico (DMC) relativo all’estrazione di biomassa è correlato negativamente con le specie a rischio di estinzione.
Peraltro, per quanto riguarda la perdita di biodiversità, la crescente estensione delle aree protette e altre misure di protezione non hanno portato a una riduzione del numero di specie a rischio di estinzione. Senza eccezioni, gli Aichi Biodiversity Targets, la Strategia globale di 10 anni progettata per preservare la biodiversità entro il 2020, non sono stati raggiunti, come dimostrato dall’ultimo Global Biodiversity Outlook (GBO-5).
Il Rapporto ha identificato un gap relativamente alla diversità e all’uso dei dati e delle statistiche ambientali per informare la politica e il processo decisionale dei Governi, in particolare i big data ambientali prodotti dal telerilevamento, i sensori in situ e le tecnologie di intelligenza artificiale, nonché i dati raccolti attraverso attività di contabilità. Molti prodotti di dati, statistiche e indicatori esistenti sembrano essere sottoutilizzati e i Governi non sono riusciti a porre l’accento su tali dati durante l’elaborazione delle politiche.
“La nostra comprensione della dimensione ambientale degli SDG è in ritardo – ha confermato Jian Liu, Direttore della divisione scientifica dell’UNEP – Le nostre capacità limitate di raccogliere, diffondere e utilizzare efficacemente i dati ambientali hanno ostacolato la nostra comprensione olistica dell’ambiente e gli effetti su di esso dei fattori socio-economici. Speriamo che questo Rapporto sosterrà i Paesi mentre rafforzano l’azione sulle dimensioni ambientali al fine di soddisfare l’Agenda 2030 “.
Se i responsabili politici vogliono migliorare la loro comprensione delle azioni prioritarie necessarie per “piegare la curva” del continuo deterioramento ambientale e aumentare le possibilità di soddisfare gli SDG ambientali, conclude il Rapporto, è necessario il rafforzamento delle capacità di dati ambientali in 3 aree:
– la raccolta di dati utilizzando metodologie standard internazionali per garantire la comparabilità dei dati;
– la gestione dei dati per garantirne un accesso aperto;
– l’analisi di come i dati vengono utilizzati per capire meglio cosa è successo, perché è successo, cosa potrebbe accadere dopo e come rispondere.