Agenda Cambiamenti climatici Clima Emilia Romagna Fiere e convegni Green economy Regioni

Rimini Fiera, imprese green hanno presentato appello per COP21 di Parigi

Rimini fiera imprese green appello

L’appello, approvato dal Consiglio Nazionale della Green Economy e già sottoscritto da molte importanti aziende, ma aperto ad altre adesioni, è rivolto ai responsabili politici, quale contributo del settore in vista della Conferenza internazionale sul clima in programma a dicembre a Parigi.

Nel corso di una tavola rotonda alla quale hanno partecipato rappresentanti di alcune tra le più importanti aziende nazionali, svoltosi in una delle sessioni pomeridiane della prima giornata degli Stati Generali della Green Economy, in svolgimento a Fiera di Rimini durante le Fiere di Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente (3-6 novembre 2015), è stato presentato l’Appello delle imprese green italiane, approvato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, costituito da 64 organizzazioni di imprese che svolgono attività convergenti con una green economy, nell’Assemblea plenaria del 15 ottobre 2015.

L’Appello, rivolto ai decisori politici in vista della COP21 di Parigi, sottolinea che il cambiamento climatico in atto è la più grave minaccia della nostra epoca e senza nuovi interventi, i trend attuali delle emissioni di gas serra porterebbero a un aumento medio della temperatura terrestre compreso tra 3,7-4,8 °C rispetto al periodo pre-industriale, un aumento ben oltre i 2 °C ritenuto sostenibile benché non privo di conseguenze negative, che avrebbe ripercussioni ambientali, sociali ed economiche disastrose.

Prevenire un esito disastroso del cambiamento climatico è ancora possibile, dimezzando le emissioni mondiali di gas serra entro il 2050, rispetto a quelle del 2010, perché le capacità, le tecnologie e gli strumenti per conseguire un tale obiettivo sono disponibili, a costi sostenibili e con possibilità di attivare nuove occasioni di sviluppo.

Sono 7 le proposte contenute nell’Appello.
1. Promuovere un efficace accordo internazionale e attuare significative misure nazionali di mitigazione e di adattamento
L’Italia è particolarmente esposta ai rischi e ai danni del cambiamento climatico: ondate di calore, forti precipitazioni concentrate in brevi periodi, che stanno intensificando alluvioni e frane, stanno producendo danni ingenti, stimati in almeno 3,5 miliardi di euro l’anno. I decisori politici nazionali devono quindi essere in prima fila per raggiungere un efficace accordo internazionale, per ridurre le emissioni nazionali di gas serra e per adottare efficaci politiche e misure di adattamento, con particolare attenzione all’aggravamento del dissesto idrogeologico.

2. Adottare target legalmente vincolanti, in linea con l’obiettivo dei 2°C, basati su criteri di equità
A Parigi i Governi devono impegnarsi per definire target nazionali legalmente vincolanti con orizzonte al 2030, a cominciare dai principali emettitori di gas serra (Cina, USA ed Europa in testa), associati a seri meccanismi di controllo e sanzione e ad un adeguato supporto finanziario e tecnico per i Paesi poveri a basse emissioni, che subiscono i danni più elevati della crisi climatica. Tali target, dovranno essere in grado di mantenere l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2 °C e andranno ripartiti con criteri di equità e giustizia: dovranno puntare, da subito, verso emissioni pro-capite convergenti e, a medio termine, quando i tagli dovranno essere più drastici, verso emissioni pro-capite uguali per tutti e in tutto il mondo. Per rendere efficaci i target sulle emissioni, vanno fissati anche specifici obiettivi nazionali di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Un buon accordo per il clima, con obiettivi e target chiari e certi sul medio e lungo periodo, influenzerà positivamente anche il mercato, orientando investimenti in direzione green, generando nuove opportunità di sviluppo e nuova occupazione.

3. Varare una riforma della fiscalità ecologica, introducendo una carbon tax ed eliminando i sussidi dannosi per l’ambiente
Gli attuali prezzi del carbonio non riflettono i costi reali dei suoi impatti ambientali, non riconoscono l’effettivo valore delle tecnologie low-carbon e non responsabilizzano in modo adeguato i consumatori. Servono segnali più chiari. È necessario eliminare i sussidi pubblici dannosi per l’ambiente, a cominciare da quelli alle fonti fossili, stimati dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, a livello mondiale, in 510 miliardi di dollari nel 2014. È giunto il tempo di varare una seria riforma della fiscalità in chiave ecologica, introducendo forme efficaci di carbon tax – anche all’interno di meccanismi ibridi, affiancate da altri strumenti di carbon pricing e applicate, in modo non discriminatorio e non lesivo della concorrenza, anche alle importazioni – senza aumentare il carico fiscale complessivo, utilizzando le maggiori entrate per finanziare una riduzione del prelievo fiscale sul lavoro e sulle imprese.

4. Sfruttare l’enorme potenziale di efficienza energetica in tutti i settori: edifici, trasporti, agricoltura, industria e servizi
Per ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra è necessario promuovere investimenti per l’efficienza energetica in tutti i settori, sviluppando specifici strumenti di agevolazione e di sostegno. Nei trasporti, dove le emissioni continuano a crescere, vanno attuate politiche di contenimento della domanda di mobilità, di spostamento verso modalità di trasporto più sostenibili e di miglioramento tecnologico dei veicoli.
Nell’industria e nei servizi è necessario promuovere una forte spinta all’innovazione dei processi produttivi in chiave di maggiore efficienza energetica e verso lo sviluppo di prodotti sempre meno energivori. Vanno abbattuti i consumi energetici degli edifici, non solo attraverso standard avanzati per le nuove costruzioni, ma anche attuando piani e interventi di riqualificazione energetica spinta di quelli esistenti.

5. Accelerare l’uscita dalle fonti fossili e la crescita delle energie rinnovabili
Gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili a livello mondiale superano già oggi quelli destinati alle fonti fossili le quali, tuttavia, coprono ancora oltre l’80% della domanda di energia primaria. Bisogna accelerare l’uscita dall’era dei combustibili fossili, scoraggiando gli investimenti che ne favoriscono l’utilizzo, impedendo la costruzione di nuove centrali a carbone nei Paesi che hanno emissioni di gas serra pro-capite elevate e fermando la ricerca di nuovi giacimenti di petrolio in zone ecologicamente sensibili. Al tempo stesso è necessario stimolare gli investimenti nelle energie rinnovabili – per calore, trasporti ed elettricità, con attenzione alle reti intelligenti e all’accumulo – puntando alla competitività delle tecnologie più mature e sostenendo lo sviluppo di quelle ancora non competitive. Bisogna rapidamente superare le difficoltà e gli ostacoli che ne hanno frenato lo sviluppo, come quelli che hanno portato in Italia ad un crollo, in appena un triennio, da oltre 11 mila MW/anno di nuova potenza elettrica installata a meno di 700 MW.

6. Promuovere modelli di gestione del suolo più sostenibili, puntando su un ruolo attivo dell’agricoltura per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico
L’agricoltura, particolarmente esposta ai danni e ai rischi del cambiamento climatico, può dare un contributo importante alla mitigazione della crisi climatica, aumentando gli assorbimenti di carbonio (con una accorta gestione delle risorse forestali, dei terreni agricoli e dei pascoli) e riducendo le emissioni di gas serra (con l’utilizzo di fonti rinnovabili, il risparmio energetico, con adeguate tecniche di allevamento e con il recupero di biogas). Il settore deve rafforzare e ampliare anche le misure di adattamento, attuando incisive azioni di tutela del territorio e accelerando la diffusione di pratiche agronomiche in grado di aumentare la resilienza dell’agricoltura ai cambiamenti climatici.

7. Puntare sull’eco-innovazione e sull’economia circolare, fattori chiave della transizione
Per realizzare una transizione verso una economia verde a basse o nulle emissioni di carbonio è necessario promuovere in modo deciso l’eco-innovazione. Questo significa non solo maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, sia pubblici che privati, ma anche una più forte caratterizzazione green di tali investimenti, attraverso incentivi e agevolazioni accessibili anche alle piccole e medie imprese e alle start-up green. Tali investimenti non devono andare solo a sostegno di tecnologie e processi energetici a basse emissioni, ma anche incoraggiare la transizione verso un modello di economia circolare che, accanto allo sviluppo dell’efficienza energetica, promuova l’uso efficiente dei materiali e, insieme alla crescita delle fonti energetiche rinnovabili, punti alla crescita dei materiali rinnovabili e recuperati. Una riduzione del consumo di materie prime, grazie alla transizione verso un sistema economico ad alti tassi di recupero e riciclo, comporterà anche minori consumi energetici e minori emissioni di gas serra, oltre che importanti opportunità di crescita economica e dell’occupazione.

L’appello, già sottoscritto da molte aziende tra cui BarillaFerrovie dello StatoPhilipsPoste Italiane, sarà sottoposto all’attenzione del Ministro dell’Ambiente Galletti quale contributo del settore in vista della Conferenza internazionale sul clima in programma a dicembre a Parigi.

Per aderire all’Appello contattare la Segreteria organizzativa del Consiglio nazionale della green economy, presso la Fondazione per lo sviluppo sostenibile – Dr.ssa Delia Milioni
statigenerali@susdef.it – Tel. 06.90212680

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.