Il nuovo “Sustainable Recovery Tracker”, diffuso dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) in vista della riunione del G20 di Napoli, che monitora le risposte fiscali dei Governi alla crisi di Covid-19 e stima il loro impatto sugli investimenti in energia pulita e sulle emissioni, rivela che al di là delle dichiarazioni dei leader politici, con gli attuali Piani di spesa globali per la ripresa, le emissioni globali di CO2 salirebbero a livelli record nel 2023.
I Governi di tutto il mondo stanno dispiegando una quantità senza precedenti di sostegno fiscale volto a stabilizzare e ricostruire le proprie economie, ma solo il 2% circa di questa spesa è destinato a misure per l’energia pulita.
È quanto emerge dal nuovo “Sustainable Recovery Tracker” pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) il 20 luglio 2021, quale contributo per aiutare i responsabili politici a valutare fino a che punto i Piani di ripresa stanno spostando l’attenzione sull’emergenza climatica, in vista della prossima Riunione Ministeriale del G20, sotto la Presidenza italiana, su Ambiente, Clima ed Energia (Napoli, 22-23 luglio 2021).
Molti Paesi hanno identificato nelle misure di sostegno fiscale per l’energia pulita una priorità all’interno dei Piani di recupero post-pandemia. Il Sustainable Recovery Plan che l’Agenzia ha sviluppato nel 2020 in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), ha stimato che se i Governi mobilitassero 1.000 miliardi di dollari in investimenti in energia pulita ogni anno nel periodo 2021-2023, darebbero un impulso all’economia globale, creerebbero milioni di posti di lavoro e metterebbero le emissioni su una traiettoria in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.
Tuttavia, l’attività di monitoraggio svolta dall’IEA con il Tracker rivela che le somme di denaro, sia pubbliche che private, mobilitate in tutto il mondo dai Piani di risanamento sono ben al di sotto di quanto necessario per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. Con gli attuali piani di spesa globali per la ripresa, le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) salirebbero a livelli record nel 2023 e continuerebbero a crescere negli anni successivi, lasciando il mondo lontano dal percorso verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050 che l’Agenzia ha definito nella Global Roadmap to Net Zero, pubblicata lo scorso maggio.
Il Tracker monitora la spesa pubblica destinata a recuperi sostenibili e quindi stima quanto questa spesa aumenti gli investimenti complessivi in energia pulita e in che misura ciò influisca sulla traiettoria delle emissioni globali di CO2, considerando nella sua analisi oltre 800 politiche nazionali di recupero sostenibile, che sono disponibili pubblicamente.
“Da quando è scoppiata la crisi da Covid-19, molti Governi hanno dichiarato dell’importanza di ricostruire meglio per un futuro più pulito, ma molti di loro devono ancora mettere i soldi dove sono le loro bocche – ha dichiarato Fatih Birol, Direttore esecutivo dell’IEA – Nonostante le dichiarate maggiori ambizioni climatiche, l’importo dei fondi per la ripresa economica spesi per l’energia pulita è solo una piccola parte del totale“.
Complessivamente i Governi hanno mobilitato 16 trilioni di dollari di sostegno fiscale durante la pandemia, la maggior parte concentrata su aiuti finanziari di emergenza per famiglie e imprese. Solo il 2% del totale è stato destinato alle transizioni verso l’energia pulita.
Secondo il Tracker, tutti i settori chiave evidenziati nel Piano di ripresa sostenibile dell’Agenzia stanno ricevendo un’attenzione inadeguata da parte dei responsabili politici. Gli attuali piani di Governo aumenterebbero la spesa pubblica e privata totale per l’energia pulita a circa 350 miliardi di dollari l’anno entro il 2023, solo il 35% di quanto previsto nel Piano.
Il Tracker mostra le forti disparità geografiche che stanno emergendo negli investimenti in energia pulita. La maggior parte dei fondi viene mobilitata nelle economie avanzate, che si avvicinano al 60% dei livelli di investimento previsti dal Piano di Risanamento Sostenibile. Le economie emergenti e in via di sviluppo, molte delle quali hanno un margine fiscale limitato, hanno finora mobilitato solo il 20% circa dei livelli di spesa raccomandati.
“Non solo gli investimenti in energia pulita sono ancora lontani da quel che è necessario per mettere il mondo sulla strada per raggiungere le emissioni nette zero entro la metà del secolo, ma non sono nemmeno sufficienti per impedire che le emissioni globali raggiungano un nuovo record – ha aggiunto Birol – Molti paesi, specialmente quelli in cui le esigenze sono maggiori, mancano anche dei benefici che apportano gli investimenti in energia pulita ben pianificati, come una crescita economica più forte, nuovi posti di lavoro e lo sviluppo delle industrie energetiche del futuro“.
“I Governi devono aumentare rapidamente la spesa e l’azione politica per soddisfare gli impegni assunti a Parigi nel 2015 – compresa la fornitura vitale di finanziamenti da parte delle economie avanzate al mondo in via di sviluppo – ha concluso il Direttore dell’IEA – Ma devono poi andare ancora oltre, portando gli investimenti e la distribuzione di energia pulita a livelli molto maggiori oltre il periodo di ripresa, al fine di spostare il mondo su un percorso verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, obiettivo difficile ma ancora realizzabile, se agiamo ora“.