29 Marzo 2023
Energia

Green Future Index 2021: l’Europa domina la classifica

Sono i Paesi europei che dominano il Green Future Index 2021, la classifica di MIT Technology Review dei Paesi leader della transizione energetica sulla base dei progressi e dell’impegno che stanno assumendo verso un futuro verde, riducendo le emissioni di carbonio, sviluppando energia pulita, innovando nei settori green, nonché monitorando il grado di attuazione di politiche climatiche efficaci da parte dei Governi. L’Italia si colloca al 22° posto, penalizzata dal pilastro Transizione energetica (64° posto).

MIT Technology Review Insights, la Rivista del Massachussets Institute of Technology, in collaborazione di Citrix, Morgan Stainley e Salesforce, ha pubblicato il Green Future Index 2021, il report con la classifica delle 76 economie più sviluppate, basate su 5 Pilastri ognuno dei quali ha una serie di indicatori:
Emissioni di carbonio: prende in esame il contributo di ogni Paese alle emissioni di CO2 e la loro variazione storica recente;
Transizione energetica: misura l’energia rinnovabile in rapporto al consumo energetico complessivo;
Società verde: tiene conto del riciclaggio, degli edifici ad alta efficienza energetica, del consumo di carne e latticini e della forestazione;
Innovazione pulita: indica il ruolo dell’innovazione nelle attività di decarbonizzazione;
Politica climatica: si tratta del pilastro più significativo nella metodologia per la classifica, poiché misura le attività e le politiche generali adottate a livello statale, nonché il livello in cui sono orientati verso progetti

I Paesi europei dominano il vertice del Green Future Index, con 15 tra i primi 20, per aver fatto progressi nel contenimento delle emissioni, nella transizione della loro produzione di energia verso fonti rinnovabili e negli investimenti per la mobilità verde. Gli sforzi coordinati degli Stati membri dell’UE per impegnare gli oltre 200 miliardi di euro per investimenti nell’economia verde, come parte dell’ampio strumento di recupero e resilienza (RRF) post-Covid della Commissione UE.

Con alcune centinaia di miliardi di dollari iniettati nelle economie di tutto il mondo, il Covid-19 ha dato un enorme slancio allo sviluppo di industrie verdi e ad infrastrutture di finanziamento che saranno pulite, tecnologicamente avanzate e resilienti al clima – ha affermato Nico Crepaldi , responsabile dei contenuti personalizzati della MIT Technology Review – In futuro, è probabile che “verde” sia sinonimo di competitività economica“.

Il Green Future Index mostra quali Paesi stanno progredendo più rapidamente negli sforzi globali per decarbonizzare e limitare il riscaldamento globale in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

I risultati principali sono i seguenti.
Islanda , Danimarca e Norvegia sono in testa all’indice. L’Islanda, in primo luogo, mira a essere a zero emissioni di carbonio entro il 2040, inoltre il Paese è diventato un leader mondiale nell’energia pulita e nella tecnologia di cattura del carbonio. La Danimarca (2° posto) uno dei maggiori produttori di idrocarburi ha deciso di non rilasciare nuove licenze di esplorazione di petrolio e gas. La Norvegia (3 ° posto) è impegnata a disaccoppiare la sua economia da combustibili fossili.

– Costa Rica e Nuova Zelanda si inseriscono nelle prime 10 posizioni. Il Costa Rica (7° posto) e la Nuova Zelanda (8° posto) hanno fatto passi da gigante con le energie rinnovabili e hanno programmi di decarbonizzazione a livello di leadership mondiale per l’industria e l’agricoltura. Canada (14° posto), Singapore (16°) e Uruguay (20°), gli altri Paesi non europei fra i primi 20, hanno strategie per la decarbonizzazione, la transizione delle fonti energetiche e iniziative guidate dal Governo per promuovere una vita verde, come il Singapore Zero Waste Masterplan che mira a ridurre i rifiuti in discarica del 30% da qui al 2030.

Vi sono progressi disomogenei nelle maggiori economie mondiali. Gli Stati Uniti (40° posto) hanno ridotto le emissioni negli ultimi anni e detiene quasi un quinto dei brevetti verdi mondiali, ma continua da quattro anni a mantenere politiche negazioniste dei cambiamenti climatici e rimane fortemente dipendente dai combustibili fossili e da pratiche agricole non sostenibili. La Cina (45°), responsabile di oltre un quarto delle emissioni globali, si è impegnata a diventare carbon neutral entro il 2060 ed è il produttore di energia rinnovabile in più rapida crescita al mondo. Francia (5°), Germania (11°) e Canada (14 °) sono i Paesi con il punteggio più alto del G20.

I Paesi in fondo all’indice rischiano di perdere competitività nell’economia verde.  Tra i Paesi in grave ritardo, troviamo il Sud Africa (47° posto), Vietnam (49°) e Indonesia (57°) dove gli impatti delle loro economie sono in contrasto con lo sviluppo sostenibile. Il Giappone (60°) ha l’obiettivo di essere carbon neutral entro il 2050, ma tuttora gli obiettivi del Governo per le energie rinnovabili rimangono modesti. Tra i 16 Paesi in fondo alla classifica ci sono stati petroliferi come Arabia SauditaIran, Qatar e Russia, la cui strategia energetica al 2035 prevede l’espansione della produzione di petrolio e gas, identificando la tendenza verso la neutralità del carbonio come una minaccia esistenziale.

L’Italia si colloca al 22° posto del Green Future Index, che deriva da:
– 12° per la riduzione delle emissioni;
– 64° posto per la transizione energetica;
– 15° posto per società verde;
– 11° posto per innovazione pulita;
– 26° posto per le politiche climatiche.

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