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Giornata Mondiale dell’Ambiente: “Batti l’inquinamento da plastica”

Il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) per la Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno 2023) ha scelto per tema “Batti l’inquinamento da plastica”, problema dalle gravi conseguenze ambientali, sociali, economiche e sulla salute, che tuttavia è prevenibile e che ogni settore della società può fermare e invertire. A Parigi (29 maggio-2 giugno 2023) si svolgerà la seconda riunione ad alto livello organizzata dalle Nazioni Unite per un Trattato globale vincolante contro l’inquinamento da plastica, secondo il mandato dell’UNEA del marzo 2022.

Il 5 giugno si celebra ogni anno la Giornata Mondiale Ambiente (World Environment Day), la più grande piattaforma globale per la sensibilizzazione del pubblico ambientale ed è celebrata da milioni di persone in tutto il mondo, promossa dalle Nazioni Unite fin dal 1972 con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi ambientali e favorire l’attenzione e, quindi, l’azione dei Governi.

La data fu scelta per ricordare la prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente, tenutasi dal 5 al 16 giugno 1972 a Stoccolma, nel corso della quale venne adottata la Dichiarazione che definì i 26 princìpi sui diritti dell’ambiente e le responsabilità dell’uomo per la sua salvaguardia.

Il tema di quest’anno è “Beat Plastic Pollution” (Batti l’inquinamento da plastica) e il paese ospitante è la Costa d’Avorio. Sebbene la plastica abbia molti usi preziosi, siamo diventati dipendenti dai prodotti in plastica monouso, con gravi conseguenze ambientali, sociali, economiche e sulla salute.

Le materie plastiche sono ormai onnipresenti nel nostro ambiente naturale. Stanno diventando parte della documentazione fossile della Terra e un indicatore dell’Antropocene, la nostra attuale era geologica. Hanno persino dato il nome a un nuovo habitat microbico marino chiamato “Plastisfera”.

Secondo un Rapporto dell’OCSE il mondo sta annegando sotto il peso dell’inquinamento da plastica, con oltre 430 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, due terzi delle quali provengono da articoli di breve durata come imballaggi, prodotti a basso costo e tessili.  Senza un’azione radicale per frenare la domandaaumentare la durata dei prodotti e migliorare la gestione dei rifiuti e la riciclabilità, l’inquinamento da plastica aumenterà di pari passo con le dinamiche demografiche e l’aumento dei redditi

Una delle eredità più dannose e longeve della crisi dell’inquinamento da plastica è la microplastica, una minaccia crescente per la salute umana e planetaria. Le minuscole particelle di plastica sono presenti in oggetti di uso quotidiano, tra cui sigarette, vestiti e cosmetici. Una ricerca del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha evidenziato che l’uso continuo di alcuni di questi prodotti aumenta l’accumulo di microplastiche nell’ambiente.

Le microplastiche, che possono avere un diametro fino a cinque millimetri, entrano nell’oceano a causa della rottura dei rifiuti di plastica marina, del deflusso dalle tubature, delle perdite dagli impianti di produzione e da altre fonti.

Quando vengono ingerite dalla vita marina come uccelli, pesci, mammiferi e piante, le microplastiche hanno effetti sia tossici che meccanici, portando a problemi tra cui la riduzione di assunzione di cibo, soffocamento, cambiamenti comportamentali e alterazioni genetiche.

Oltre ad entrare nella catena alimentare attraverso i frutti di mare, le persone possono inalare microplastiche dall’aria, ingerirle dall’acqua e assorbirle attraverso la pelle. Le microplastiche sono state trovate in vari organi umani e persino nella placenta dei neonati.

Il Rapporto dell’UNEP del 2021   “From Pollution to Solution” ha avvertito che le sostanze chimiche nelle microplastiche “sono associate a gravi impatti sulla salute, specialmente nelle donne“. Questi possono includere modifiche alla genetica umana, allo sviluppo del cervello e alla frequenza respiratoria, tra gli altri problemi di salute.

L’impatto delle sostanze chimiche pericolose e delle microplastiche sulla fisiologia degli esseri umani e degli organismi marini è ancora nascente e deve essere considerato prioritario e accelerato in questo Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile – ha affermato Leticia Carvalho, Responsabile del settore marino e delle acque dolci dell’UNEP – Tuttavia, l’azione che ne limiti la diffusione sarà senza dubbio benefica per la nostra salute a lungo termine e per il benessere degli ecosistemi marini e non solo“.

Fonte: Beat Pollution Practical Guide

Le microplastiche come fibre di acetato di cellulosa costituiscono la maggior parte dei filtri per sigarette. Con 6 trilioni di sigarette consumate ogni anno da un miliardo di fumatori, queste fibre raggiungono ogni angolo del mondo. I mozziconi di sigaretta sono i rifiuti di plastica più comuni sulle spiagge, rendendo gli ecosistemi marini altamente suscettibili alle perdite di microplastica. Quando si rompono, le sigarette rilasciano microplastiche, metalli pesanti e molte altre sostanze chimiche che hanno un impatto sulla salute e sui servizi degli ecosistemi.


Anche l’abbigliamento contiene circa il 60% di materie plastiche, tra cui poliestere, acrilico e nylon. A causa dell’abrasione, gli indumenti e i tessuti con questi materiali rilasciano microplastiche note come microfibre quando vengono lavati o indossati. Secondo un altro Rapporto dell’UNEP che ha mappato la catena globale del valore del tessile, circa il 9% delle perdite annuali di microplastica nell’oceano proviene da vestiti e altri tessuti.

Per ridurre queste perdite, gli esperti raccomandano di far durare i vestiti più a lungo e di lavarli meno spesso. Quando si acquistano nuovi abiti, optare per materiali naturali di provenienza sostenibile può ridurre o eliminare la minaccia di perdite di microplastica, sebbene ciò possa comportare altri compromessi ambientali.

I responsabili politici devono attuare una governance e politiche più forti, nonché creare un ambiente politico che incentivi la progettazione di tessuti e abbigliamento sostenibili e promuova un approccio più standardizzato alla determinazione dei rilasci di diversi prodotti tessili e alternative adeguate – ha affermato Elisa Tonda, Responsabile dell’unità di consumo e produzione dell’UNEP – I marchi dovrebbero rafforzare i loro sforzi nella progettazione di abbigliamento sostenibile e assumersi la responsabilità”.

Anche cosmetici e prodotti per la cura personale contengono spesso microplastiche primarie, che vengono fabbricate e aggiunte intenzionalmente, spesso per fornire consistenza, dal disinfettante per le mani e sapone al dentifricio e al deodorante.

Le particelle di plastica di questi prodotti possono essere assorbite dalla pelle o, nel caso di prodotti come rossetto o balsamo per le labbra, direttamente ingerite. Le microplastiche che rimangono sulla pelle vengono rilasciate infine le acque di scarico, raggiungendo potenzialmente l’oceano.

Secondo  il Rapporto Global Chemicals Outlook”, sempre dell’UNEP, quantità significative di microplastiche provenienti da cosmetici e altre fonti hanno maggiori probabilità di entrare nei corsi d’acqua in aree con impianti di trattamento delle acque reflue inadeguati. Il Rapporto ha rilevato che alcuni agenti esfolianti contengono più del 10% di microsfere, un tipo di microplastica primaria. 

Ridurre l’uso, acquistare prodotti con imballaggi minimi ed esaminare gli elenchi degli ingredienti sono alcuni modi in cui i consumatori possono limitare la loro potenziale esposizione alle microplastiche. A tal fine, l’UNEP la lanciato la Campagna interattiva Clean SeasCosa c’è nel tuo bagnoche evidenzia la quantità di plastica nei comuni prodotti per la cura della persona, incoraggiando i consumatori ad optare per alternative rispettose dell’ambiente.

A  Parigi (29 maggio – 2 giugno 2023) ,si svolgerà la seconda  riunione ad alto livello organizzata dalle Nazioni Unite per il raggiungimento di un Trattato globale contro l’inquinamento da plastica, secondo la risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente nel marzo 2022, quando i Paesi hanno deciso di avviare i negoziati per il nuovo strumento.

L’UE e i suoi Stati membri ritengono che il nuovo strumento dovrebbe includere gli obblighi necessari che consentano ai Paesi di intensificare le azioni per impedire l’immissione di materie plastiche nell’ambiente. Un approccio circolare che guardi all’intero ciclo di vita della plastica sarà la chiave per il cambiamento necessario.

L’UE proporrà inoltre misure per eliminare e limitare i prodotti in plastica che sono evitabili, sostituibili, producono rifiuti o rappresentano un rischio significativo per la salute umana e l’ambiente. Nel frattempo, i prodotti in plastica destinati a rimanere nell’economia dovrebbero essere progettati in modo più sostenibile, anche attraverso un maggiore utilizzo di plastica riciclata.

Un trattato internazionale sulla plastica è la nostra occasione per fermarne l’inquinamento, introducendo regole globali durante l’intero ciclo di vita della plastica – ha dichiarato il  Commissario per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius che rrappresenterà la Commissione UE alla riunione – Nell’UE, continuiamo a rafforzare la nostra legislazione per ridurre l’inquinamento da plastica, dalle nuove norme a livello di UE per ridurre gli imballaggi alle misure sulla microplastica. Siamo determinati a continuare a lavorare per azioni ambiziose in tutto il mondo, poiché la lotta contro le crisi dell’inquinamento, del clima e della biodiversità deve coinvolgere tutti noi”.

L’UE sta assumendo un ruolo di primo piano nella lotta contro l’inquinamento da plastica a livello globale sostenendo l’istituzione della High Ambition Coalition to End Plastic Pollution per porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040 e che il 26 maggio ha rilasciato la sua Dichiarazione ministeriale, chiedendo diversi obblighi fondamentali giuridicamente vincolanti nel nuovo Trattato.

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