Manifestazioni e celebrazioni

Giornata della Memoria: contrastare negazionismo e disinformazione

Per commemorare la Giornata internazionale in memoria dell’Olocausto (27 gennaio 2023), INGV, CNR, Accademia Nazionale dei Lincei, INAPP, UCEI e CER, hanno firmato un Accordo per la raccolta e la divulgazione di testimonianze e documenti atti a delineare l’impatto sulla comunità scientifica e accademica italiana che ebbero le cosiddette “Leggi razziali”, implementando la piattaforma web, inaugurata un anno fa dall’INGV: Pagina della memoria” – Pietra  d’inciampo per la scienza e la cultura.  

La Giornata internazionale in memoria dell’Olocausto (International Holocaust Remembrance Day), istituita con la risoluzione del 1° novembre 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, commemora il 27 gennaio di 78 anni fa, quando l’Armata Rossa abbatte i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, rivelando compiutamente al mondo l’orrore della Shoah.

L’Italia, come altri Paesi europei, aveva anticipato la ricorrenza, istituendo la Giornata della Memoria con Legge 211 del 20 luglio 2000, “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art.1).

Il tema della celebrazione di quest’anno è “Casa e Appartenenza” (Home and Belonging) per riflettere su cosa significassero tali concetti per le persone perseguitate durante l’Olocausto e per i sopravvissuti. La violenza dell’esclusione è iniziata con la disinformazione e l’incitamento all’odio che hanno fornito sostegno all’ingiustizia sistemica, alla discriminazione e all’emarginazione e si è conclusa con il genocidio. Il tema ci ricorda la nostra responsabilità di rispondere con umanità alle vittime di crimini atroci, contrastare l’incitamento all’odio, all’antisemitismo, alla distorsione e alla negazione dell’Olocausto e al pregiudizio.

Eppure, la recente pubblicazione delle Nazioni Unite e dell’UNESCO, con il sostegno del World Jewish Congress, “History Under Attack: Holocaust Denial and Distortion on Social Media” che ha analizzato quasi 4.000 contenuti raccolti tra giugno e luglio 2021 relativi all’Olocausto sui principali social media online (Facebook, Instagram, Telegram, TikTok e Twitter, evidenzia che la disinformazione e il negazionismo su quanto accaduto è ancora diffuso.

Quasi la metà (49%) dei contenuti relativi all’Olocausto su Telegram, una piattaforma nota per la sua mancanza di moderazione e chiare linee guida per gli utenti, nega o distorce i fatti. Questa percentuale sale ad oltre l’80% per i messaggi in tedesco e circa il 50% in inglese e francese. Questi post, facilmente accessibili alle persone che cercano informazioni sull’Olocausto sono spesso esplicitamente antisemiti. Anche sulle piattaforme moderate sono presenti negazionismo e distorsione, ma in misura minore. Riguardano il 19% dei contenuti legati all’Olocausto su Twitter, il 17% su TikTok, l’8% su Facebook e il 3% su Instagram

Comprendere la storia dell’Olocausto è fondamentale per salvaguardare il nostro futuro – ha scritto nella Prefazione al rapporto, il Segretario generale delle Nazioni Unite António GuterresSe non riusciamo a identificare e affrontare le bugie e la disumanità che hanno alimentato le atrocità del passato, non saremo preparati a prevenirle in futuro. Questo rapporto è un urgente campanello d’allarme che deve spingerci all’azione per perseguire la verità, la memoria e l’educazione, e costruire insieme un mondo di pace, dignità e giustizia per tutti“.

Tra le varie iniziative volte a conservare la memoria di quegli eventi e a prevenire il ripetersi di comportamenti umani che travalicano ogni limite etico, in Italia nei giorni scorsi è stati firmato un Accordo tra Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Accademia Nazionale dei Lincei, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) , Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e Comunità Ebraica di Roma (CER), per la raccolta e divulgazione di testimonianze e documenti atti a delineare l’impatto sulla comunità scientifica e accademica italiana che ebbero le cosiddette “Leggi razziali” ovvero l’insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi applicati in Italia tra il 1938 e il 1945, rivolti prevalentemente contro persone ebree.

La collaborazione andrà a implementare la piattaforma web Pagina della memoria” – Pietra  d’inciampo per la scienza e la cultura, inaugurata un anno fa dall’INGV proprio con lo scopo di studiare, raccogliere e divulgare testimonianze e documentazioni relative ai cittadini di religione e/o di origine ebraica, congedati, dispensati, espulsi o allontanati dagli Enti di Ricerca, dalle Università e dalle Accademie italiane.

Molti non ricordano e molti non conoscono le assurde persecuzioni perpetrate in quel triste periodo storico – ha affermato nell’occasione Sebastiano Fadda, Presidente dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche – Ma il coraggio di chi ha subìto i tristi orrori della deportazione e di chi, non piegandosi, ha dovuto abbandonare le proprie comunità accademiche e di ricerca per proseguire in esilio la propria attività deve essere ricordato e additato come esempio in un mondo che ancora vede spesso soffocate la dignità e la libertà dell’uomo. Le persone muoiono e con esse rischia di morire anche il ricordo, ma nelle istituzioni deve depositarsi la memoria, perché non si estingua anch’essa col succedersi delle generazioni”.

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