Secondo una relazione della Corte dei conti europea i fondi rurali del Programma FEASR in materia di energie rinnovabili avrebbero grandi potenzialità per promuovere uno sviluppo rurale sostenibile, che finora non sono state adeguatamente promosse.
Stando a quanto riportato nella Relazione della Corte dei conti europea (ECA) “Energia da fonti rinnovabili per uno sviluppo rurale sostenibile: vi sono notevoli sinergie potenziali, ma per lo più non realizzate”, l’UE dovrebbe fare di più per sfruttare le sinergie tra le proprie politiche in materia di fonti di energia rinnovabili e di sviluppo rurale.
L’utilizzo di energia da fonti rinnovabili è cruciale se l’UE vuole ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra al fine di rispettare l’accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici.
La Corte ha osservato che, nonostante la produzione e il consumo di energia da fonti rinnovabili nell’UE siano aumentati, sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere i valori-obiettivo in materia di energie rinnovabili fissati dall’UE, ossia per far sì che entro il 2020 il consumo finale di energia dell’UE si raggiunga l’obiettivo del 20% e che salirà al 27% entro il 2030.
Peraltro quest’ultimo obiettivo potrebbe subire un ritocco al rialzo durante i negoziati in corso del trilogo (Commissione – Parlamento – Consiglio) in corso, che vedono il Parlamento europeo favorevole ad aumentarlo fino al 35%, il Consiglio indisponibile ad una sua revisione e la Commissione UE che aveva posto nel 2016 l’asticella al 27%, sembrerebbe ora orientata al 30%, anche alla luce del Rapporto, commissionato ad IRENA e recentemente presentato, secondo cui l’UE potrebbe arrivare al 34% da rinnovabili nei consumi finali di energia al 2030.
Secondo la Corte, aumentare l’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili potrebbe altresì ridurre la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili e dall’energia importata, contribuendo così alla sicurezza del proprio approvvigionamento energetico.
Per incentivare la produzione e l’uso di energia da fonti rinnovabili, sono disponibili numerosi programmi di finanziamento UE, tra cui il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
Per valutare se il sostegno dei fondi rurali utilizzati per le energie rinnovabili avesse effettivamente apportato anche un contributo allo sviluppo rurale sostenibile, la Corte ha analizzato su posto 29 progetti relativi alle FER dei periodi di programmazione 2007-2013 e 2014-2020 di 5 Stati membri: Bulgaria, Francia (Basse-Normandie), Italia (Toscana), Lituania ed Austria.
Sebbene molti progetti finanziati dagli Stati membri avessero fatto registrare risultati economici e ambientali positivi per i responsabili dei progetti, gli auditor della Corte hanno rilevato uno scarso ulteriore impatto positivo sulle aree rurali.
“I fondi disponibili per lo sviluppo rurale possono svolgere un ruolo nel conseguimento dei valori-obiettivo UE e nazionali in materia di energie rinnovabili, ma le zone rurali dovrebbero trarre vantaggio quando il sostegno per le energie rinnovabili è venuto dai fondi per lo sviluppo rurale – ha affermato Samo Jereb, Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – La Commissione europea non ha fornito sufficienti chiarimenti o orientamenti al riguardo“.
La Corte ha constatato che tutti i 5 PSR esaminati contenevano gli elementi obbligatori concernenti la definizione degli obiettivi, i bisogni e le considerazioni strategiche riguardanti le energie rinnovabili, ma “né l’attuale quadro di sostenibilità per la bioenergia né quello proposto (riferiti alla produzione e all’uso della biomassa) forniscono una base adeguata per tutelare a sufficienza le aree rurali contro rischi ambientali e socio-economici identificati e per massimizzarne il potenziale per uno sviluppo ancora più sostenibile”.
Ad eccezione dell’Austria, gli Stati membri visitati non hanno usato in modo efficace i rispettivi bisogni identificati e le analisi SWOT (pianificazione strategica per valutare i punti di forza-Strengths, le debolezze –Weaknesses, le opportunità – Opportunities e le minacce –Threats di un progetto) per guidare il proprio approccio strategico alle energie rinnovabili nei rispettivi PSR.
Tra i progetti per energie rinnovabili “ad uso proprio” che hanno ricevuto il sostegno dei fondi rurali e che contribuiscono indirettamente allo sviluppo rurale, viene citato l’esempio di un’azienda vitivinicola toscana che ha calcolato l’impronta di carbonio dei propri prodotti: “Il progetto comprendeva vari elementi per la riduzione del consumo energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili: un impianto geotermico per il raffrescamento, un impianto fotovoltaico, una centrale di riscaldamento a biomassa legnosa e numerosi investimenti a fini di risparmio energetico (sistema di captazione della luce solare, ventilazione, torre di raffreddamento ad evaporazione). Nel 2015, l’impresa ha prodotto il 68 % dell’energia utilizzata. Il progetto ha avuto come risultato anche una riduzione dell’impronta di carbonio per bottiglia di vino”.
La Corte raccomanda che nella definizione della nuova politica energetica:
– la Commissione e gli Stati membri tengano conto delle circostanze e dei bisogni delle aree rurali, in particolare nel definire i piani nazionali integrati per l’energia e il clima;
– la Commissione, assieme ai co-legislatori, definisca il futuro quadro d’intervento per la bioenergia in modo da fornire migliori salvaguardie contro l’utilizzo non sostenibile di fonti di biomassa a fini di produzione di energia;
– la Commissione dovrebbe specificare la finalità ed il ruolo del sostegno dei fondi rurali agli investimenti in energia da fonti rinnovabili;
– per quanto riguarda il sostegno del FEASR agli investimenti in energia da fonti rinnovabili, la Commissione dovrebbe chiedere agli Stati membri di fornire, nelle rispettive relazioni annuali sull’attuazione del 2019, informazioni pertinenti su quanto conseguito, nel contesto dei PSR, dai progetti relativi a energie rinnovabili;
– la Commissione dovrebbe ribadire agli Stati membri la necessità di applicare procedure di selezione pertinenti, al fine di concedere sostegno solo a progetti solidi relativi a energie rinnovabili, apportanti un chiaro beneficio in termini di sviluppo rurale sostenibile.