Energia

Energia: calano i consumi (-1,5%) ma le emissioni crescono (+2%)

L’ENEA ha pubblicato l’Analisi del sistema energetico italiano relativo al II e III trimestre 2022 da cui si evince che, quantunque i consumi energetici nei primi 9 mesi del 2022 siano diminuiti, le emissioni del settore hanno continuato a crescere, con l’Indice ISPRED che misura l’andamento della transizione energetica nel nostro Paese in forte calo. Gracceva: “In questo scenario l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 potrà essere raggiunto solo se nei prossimi otto anni riusciamo a ottenere una riduzione media annua di quasi il 6%”.

Nei primi 9 mesi dell’anno, a fronte di consumi di energia sostanzialmente fermi, con la previsione di un calo dell’1,5% sull’intero 2022, le emissioni di CO2 sono cresciute del 6%, con una stima di aumento di oltre il 2% a fine 2022. D’altra parte, a fronte del maggiore ricorso alle fonti fossili che stanno quasi tornando ai livelli pre-pandemia (+8% petrolio e + 47% carbone) e di una riduzione del 3% dei consumi di gas, le rinnovabili hanno registrato un calo dell’11%, dovuto a una riduzione dell’idroelettrico che l’aumento di solare ed eolico non è riuscito a compensare

È quanto emerge dall’Analisi del sistema energetico italiano (II e III trimestre dell’anno) condotta dall’ENEA, nell’ambito dell’obbligo di svolgere attività di monitoraggio della transizione energetica, previsto dal 2017 per gli Stati membri dell’UE, che valuta le tendenze relative alle 3 dimensioni della politica energetica: decarbonizzazionesicurezza costo dell’energia (trilemma energetico), e che mostra un forte peggioramento dell’ISPRED (Indice SicurezzaPRezzi dell’Energia e Decarbonizzazion), elaborato dall’ENEA per misurare l’andamento della transizione energetica nel nostro Paese.

Il forte calo dell’indice ENEA-ISPRED è da collegarsi in particolare al peggioramento della componente decarbonizzazione, scesa al valore minimo della serie storica – ha spiegato Francesco Gracceva, Coordinatore dell’Analisi – In questo scenario l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 potrà essere raggiunto solo se nei prossimi otto anni riusciamo a ottenere una riduzione media annua di quasi il 6%”.

Proprio ieri, in occasione del Comunicato dell’ISPRA che stima un aumento delle emissioni per il 2022 dello 0,9% rispetto al 2021, quale conseguenza della ripresa economica, si esprimevano dubbi sulla possibilità con tali trend che l’Italia possa rispettare i nuovi obiettivi climatici ed energetici dell’UE, resi ancora più stringenti dal REPowerEU.

Sul fronte della sicurezza energetica, l’Analisi dell’ENEA evidenzia il peggioramento dell’adeguatezza del sistema gas.
In vista del prossimo inverno richiede particolare attenzione la capacità delle infrastrutture gas di coprire la punta di domanda – ha commentato  Gracceva – Infatti, nel caso di un completo azzeramento dei flussi dalla Russia (scesi sotto al 20% dell’import totale nei primi nove mesi, ma già quasi a zero a ottobre), risulterebbe molto difficile coprire punte di domanda legate a picchi di freddo intenso che investano l’intero territorio nazionale”.

In tal senso, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) aveva lanciato un ammonimento con l’analisi Non è mai troppo presto per prepararsi al prossimo inverno nella quale indicava all’UE di prepararsi ad affrontare un possibile divario tra domanda e offerta di 30 miliardi di m3 di gas la prossima estate, momento chiave per il riempimento dello stoccaggio, se la Russia dovesse interrompere tutte le forniture e le importazioni cinesi di GNL dovessero rimbalzare ai livelli del 2021.

Per quanto attiene ai prezzi, se per il gas gli incrementi registrati in Italia sono simili alla media europea, nel caso dell’elettricità gli aumenti sono stati all’incirca doppi di quelli registrati nell’UE, in particolare nel caso delle imprese.
Rispetto al 2021 – ha aggiunto il Coordinatore dell’Analisi ENEA – un’impresa con consumi medio-bassi ha visto aumentare i prezzi di elettricità e gas rispettivamente del 60% e del 120% nel primo semestre 2022, mentre nell’intero 2022 supereranno di ben oltre il 50% i precedenti massimi storici”.

A livello di settori, nel periodo gennaio-settembre 2022, i consumi sono diminuiti considerevolmente nell’industria, con un calo particolarmente accentuato nel III trimestre (-15%), mentre è continuata la forte ripresa dei trasporti, sebbene a tassi progressivamente più contenuti (+12% nei nove mesi, +4% nel III trimestre).
L’aumento delle emissioni, invece, è riconducibile quasi interamente alla produzione di energia elettrica e calore, alle raffinerie e alle industrie energivore.

Un segnale importante è che i consumi di energia hanno iniziato a contrarsi in misura progressivamente maggiore rispetto alla dinamica di fattori determinanti come l’andamento del PIL, produzione industriale, mobilità e clima – ha spiegato Gracceva – Un trend simile si è stato registrato in tutta Europa con un calo della domanda dello 0,7% nei primi nove mesi dell’anno. È evidente che la riduzione sia stata determinata fortemente anche dagli alti prezzi dell’energia che hanno imposto a molte imprese energivore uno stop delle attività. Tuttavia, nei prossimi mesi sarà fondamentale verificare se la contrazione possa andare oltre, come effetto delle misure di risparmio energetico”.

In termini di fonti primarie, continua la nota dell’ENEA, i primi nove mesi del 2022 hanno visto proseguire la risalita delle fonti fossili: i consumi di petrolio sono cresciuti dell’8%, avvicinandosi ai valori pre-pandemici. Ancora più marcato l’aumento deiconsumidi carbone (+47%), che a fine anno torneranno non lontani dai livelli del 2018. In forte calo invece i consumi di gas naturale (-3% nei nove mesi, -8% nel III trimestre) e di fonti rinnovabili, in calo costante dell’11% circa in tutti e tre i primi trimestri dell’anno. La performance delle rinnovabili è stata influenzata negativamente dalla significativa riduzione dell’idroelettrico (-25% rispetto al minimo degli ultimi 15 anni), non compensato dall’aumento del 9% di eolico e solare che nei primi 9 mesi dell’anno hanno raggiunto massimi storici nel periodo, con una quota del 16,3% sulla richiesta di energia elettrica e un picco del 21,7% ad aprile.

L’Analisi dell’ENEA include anche un focus sulle materie prime critiche (Critical Raw Material -CRM), la cui disponibilità potrebbe risultare un collo di bottiglia per la transizione energetica. Infatti, i dati indicano una pressoché totale dipendenza dell’UE dall’estero per terre rare, platino e litio (100%), tantalio (99%) e cobalto (86%). Tale dipendenza pesa in particolare sull’Italia, dove le CRM hanno un’incidenza sul PIL pari al 32% e sull’export all’86%.


L’eventualità di non poter soddisfare al 2030 la domanda per l’energia eolica e per i veicoli elettrici – ha concluso Gracceva – è molto forte”. 

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