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End of Waste: gli impianti di riciclo rischiano la chiusura

End of Waste

All’avvio degli Stati Generali della Green Economy le imprese aderenti a Unicircular hanno manifestato contro l’attuale situazione di stallo creatasi negli impianti di riciclo dopo la sentenza del Consiglio di Stato su End of Waste, che ha bloccato le autorizzazioni per alcune categorie di rifiuti che non abbiano già definiti i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto, chiedendo un intervento di Governo e Parlamento sul TUA.

In occasione dell’inizio dei Lavori degli Stati Generali della Green Economy è andata in scena la protesta degli imprenditori affiliati Unicircular,

che al cospetto del Ministro Costa hanno srotolato lo striscione “Senza End of Waste…l’economia circolare è una bufala” e hanno consegnato una Lettera di denuncia dell’attuale situazione di impasse vissuta dal mondo del riciclo a causa dell’assenza dei Decreti End of Waste in diverse filiere del riciclo (su tutte rifiuti elettrici ed elettronici e inerti) e di una sentenza del  Consiglio di Stato. 

Lo scorso marzo , esprimendosi sull’annosa questione della cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste), il Consiglio di Stato aveva stabilito che spetta al MATTM individuare le tipologie di materiale da non considerare rifiuti, bloccando di fatto il rilascio delle autorizzazioni da parte delle Regioni per gli impianti di riciclo per quelle categorie di rifiuto che non siano già inserite nei criteri “End of Waste” comunitari o nazionali.

Secondo Unicircular (Unione Imprese Economia Circolare), che fa parte di FISE (Federazione Imprese di Servizi e rappresenta “le fabbriche dell’economia circolare” un sistema che abbraccia numerose attività imprenditoriali: dal recupero di materia dai residui e dai rifiuti, riciclo e produzione di materie e prodotti secondari, re-manufacturing, preparazione per il riutilizzo di beni, componenti e articoli, ai servizi e alla logistica, utili a modelli di business “circolari”, gli impianti del riciclo nazionale sono prossimi alla chiusura. 

Le aziende italiane del riciclo trattano 56,5 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno (escludendo i rifiuti da costruzione e demolizione), pari al 49% di tutti i rifiuti gestiti in Italia. Il valore aggiunto generato dall’industria del riciclo ammonta a più di 12,6 miliardi di Euro e, con le 7.200 unità locali operative, garantisce 135.000 posti di lavoro, riducendo il consumo di materie prime nonché il ricorso a discariche ed inceneritori.

Riciclare significa trasformare un rifiuto in una risorsa (materia prima, sostanza o prodotto) ed è alla base dell’economia circolare. Per riciclare occorre sapere quando, a quali condizioni e per fare cosa un rifiuto cessa di essere tale (End of Waste).

Poiché i rifiuti sono un tema sensibile, di interesse pubblico, l’End of Waste (EoW) non può essere deciso dal riciclatore, ma deve giustamente essere stabilito dall’autorità.

Tuttavia ad oggi solo per vetro, metalli, combustibile da rifiuti e fresato d’asfalto sono state decise le regole europee o nazionali che consentono la trasformazione da rifiuto a risorsa.

Per le altre tipologie di rifiuto, restano due sole altre alternative:
o i riciclatori hanno la “fortuna” di poter ricorrere, provvisoriamente, ad un decreto che risale al 1998 ed è stato aggiornato una sola volta, e che risulta quindi incompleto o quanto meno obsoleto (perché non comprende tutti i rifiuti, tutti i processi di riciclo in linea con le moderne tecnologie e tutte le possibili risorse ottenibili dai rifiuti);
– o gli impianti di riciclo devono ottenere una specifica autorizzazione rilasciata “caso per caso” dalle autorità territoriali competenti (Regione o Provincia delegata), al termine di lunghe, onerose e doverose procedure in cui si valutano gli impatti ambientali complessivi, che dopo la Sentenza succitata di fatto non è perseguibile.

Per queste ragioni, Unicircular chiede un tempestivo intervento di modifica di Governo e Parlamento al cosiddetto “Testo Unico Ambientale” (D.lgs.152/2006) che, in attesa dei Decreti, consenta alle autorità territoriali di rinnovare a scadenza le autorizzazioni esistenti e di rilasciarne di nuove.

Senza questa modifica legislativa – scrive Unicircular – centinaia di impianti autorizzati, che da anni con la loro attività garantiscono le essenziali lavorazioni che consentono all’Italia di raggiungere i risultati straordinari che ci rendono leader europei del riciclo, saranno costretti a chiudere con grave danno per l’ambiente e la perdita di migliaia di posti di lavoro”.

Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha ribadito che il Governo considera l’economia circolare un elemento fondamentale dell’economia italiana, rassicurando che l’EoW è tra gli atti della sua agenda.
Tuttavia, “Per fare un decreto End of Waste, secondo la normativa attuale, ci vogliono non meno di 9 mesi – ha osservato il Ministro, secondo quanto riportato dall’Agenzia AdnKronos e  ripreso da Regioni.it – Ma vi assicuro che è per noi una priorità. Stiamo costruendo l”atto e ci stiamo interrogando e confrontando, non solo come governo ma come arco costituzionale perché l”ambiente non ha colore né appartenenza. La questione è la seguente: lasciare caso per caso a Regioni e Province, o lasciarlo a Regioni e Province, ma in un quadro nazionale? Finora gli imprenditori mi hanno chiesto un quadro omogeneo. Per cui lo chiedo a loro, ancora una volta: cosa volete?”.

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