L’ISPRA ha comunicato che sulla base dei dati disponibili, come conseguenza della ripresa delle attività economiche, le emissioni sono aumentate del 4,8% rispetto al 2020 a fronte di un incremento del PIL pari al 6,1%; mentre rispetto al 2019 sono diminuite del 4,2%. Per il clima sono necessarie modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo.
Una nota stampa del 3 dicembre 2021 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) informa che sulla base dei dati disponibili per il 2021, le emissioni di gas serra sul territorio nazionale sono attese in aumento del 4,8% rispetto al 2020, a fronte di un aumento previsto del PIL di oltre il 6%; mentre le emissioni sono in diminuzione del 4,2% , rispetto al 2019.
“La stima tendenziale delle emissioni in atmosfera di gas serra si propone di verificare la dissociazione tra attività economica e pressione sull’ambiente naturale – sottolinea l’ISPRA – Il disaccoppiamento si verifica quando il tasso di crescita della pressione ambientale (ad esempio, emissioni di gas serra) è inferiore a quello dell’attività economica (ad esempio, il PIL) che ne è all’origine. Nel complesso si può notare che è previsto un incremento delle emissioni di gas serra come conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche”.
Siamo di fronte ad un decoupling relativo dal momento che quello assoluto ovvero che le emissioni diminuiscono o sono ferme con un PIL in crescita non è a portata di mano. Come abbiamo visto nel 2020, le emissioni sono diminuite in Italia del 9,8%, ma pure il PIL (-8,9%) con le relative conseguenze socio-economiche difficili da sopportare a lungo.
Il calo del 4,2% rispetto ad un ”normale” 2019 è un segnale positivo, ma non basta considerando che per rispettare il nuovo obiettivo UE al 2030 di riduzione delle emissioni del 55%, l’Italia, secondo quanto previsto dallo Studio della Fondazione Enel e The Ambrosetti House, presentato lo scorso settembre, dovrebbe ridurre le emissioni del 43%, il contributo delle energie rinnovabili dovrebbe salire al 37,9% e l’aumento dell’efficienza energetica al 46,4%.
La tabella allegata al comunicato ISPRA, relativa alle emissioni dei singoli settori indica che la produzione industriale è aumentata nel secondo trimestre del 2021 del 14.6 % in confronto allo stesso periodo del 2020.
Per quanto riguarda i trasporti su strada i consumi di benzina, gasolio, e GPL sono aumentati rispettivamente del 14%, 12% e 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I consumi di gas per il riscaldamento domestico e commerciale sono aumentati del 6.5% nel secondo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020.
Per le emissioni dall’agricoltura e della gestione dei rifiuti, nel 2021 non sono previsti scostamenti rilevanti rispetto all’anno passato.
Si conferma quanto osservato dall’ISPRA nell’analogo comunicato dello scorso anno, “Tale riduzione comunque non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo”.
Pertanto, si dovrebbe rivedere quanto prima il Piano nazionale Clima ed Energia (PNIEC) al 2030 alla luce dei nuovi obiettivi UE e del Pacchetto “Fit for 55” e approvare una Legge per la protezione del clima che renda legalmente vincolanti i nuovi target nazionali in linea con i nuovi impegni europei al 2030 e con il percorso verso net zero al 2050, come hanno fatto Germania, Francia Spagna e Regno Unito e come recentemente proposto alla Conferenza nazionale sul Clima.
Foto di copertina: Anne Nygård/Unsplash