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Ecosistema urbano 2019: svetta Trento e chiude Catania

Il Rapporto Ecosistema Urbano 2019 di Legambiente, Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che stila la classifica delle performance ambientali dei capoluoghi di provincia, mostra ancora un’Italia che si muove in maniera disomogenea e senza una determinazione adeguata alla sfida climatica.  

Sono stati presentati oggi (28 ottobre 2019) a Mantova i risultati di “Ecosistema urbano 2019”, la ricerca di Legambiente, Ambiente Italia e il Sole 24 Ore sulle performance ambientali dei capoluoghi di provincia, patrocinata da Comune di Mantova, Commissione europea, Ministero dell’Ambiente, ANCI e Agende 21 locali italiane, e realizzata con il contributo di Ecomondo e Ideaplast.

Per Ecosistema urbano 2019 sono stati esaminati oltre 30mila dati, valutati in base a 18 parametri che determinano la classifica delle performance ambientali. Gli indicatori parlano anche quest’anno di un’Italia che si muove in maniera disomogenea.

Nel complesso migliora, ma sono tante le città in allarme smog o incapaci di assicurare un corretto ciclo dei rifiuti, si amplia il divario tra chi produce progressi nel trasporto pubblico e chi ha mezzi pubblici non adeguati alle esigenze di mobilità delle persone, restano piene di magagne le reti idriche, talora veri e propri colabrodo che disperdono nel nulla quantità enormi di acqua potabile, ci sono qua e là incredibili falle nella depurazione dei reflui fognari, una drammatica insicurezza stradale che lascia sul campo migliaia di morti e decine di migliaia di feriti ogni anno.

Si fa fatica a capire come mai alcune criticità (il tasso di motorizzazione ad esempio e quello che ne consegue in termini di congestione, aria inquinata, rumore, consumo di risorse e produzione di gas serra) non vengano affrontate con la giusta determinazione e altre siano ampiamente sottovalutate, come i cambiamenti climatici.

Il RapportoClimate Emergency, Urban Opportunity” presentato da Coalition for Urban Transitions e diffuso alla vigilia dei Summit ONU su clima e sviluppo sostenibile (New York, 23-25 settembre 2019), il cui sottotitolo è “Come i Governi nazionali possono garantire la prosperità economica e prevenire la catastrofe climatica trasformando le città”, contiene il messaggio chiave che “la battaglia per il nostro futuro sarà vinta o persa nelle città”.

In Italia, le politiche che interessano i centri urbani sono spezzettate tra ministeri diversi, con grande spreco delle scarse risorse a disposizione e pochi risultati – ha dichiarato il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani – eppure è nelle città che si gioca la sfida cruciale dei cambiamenti climatici, perché lì si produce oltre la metà delle emissioni di gas serra. Per andare oltre gli impegni dell’Accordo di Parigi, non basta quanto si sta facendo: va impressa un’accelerazione alla transizione energetica, orientandola anche verso una maggiore giustizia sociale, vanno spinte le città a correggere in chiave ecologica l’edilizia e i rifiuti, i trasporti e l’industria, creando occupazione, green e circular economy, stimolando la domanda di prodotti eco-compatibili, di consumi sostenibili, lo sviluppo di filiere agroalimentari di qualità e a basso impatto ambientale”.

Rispetto alla precedente edizione, tra i primi 5 Capoluoghi esce Cosenza(dal 5° posto retrocede al 14°) e subentra Pordenone (4° posto mentre nel 2018 occupava il 6°) principalmente per un miglioramento nei 3 indici legati all’inquinamento atmosferico, ai passeggeri trasportati dal Tpl e a una sostanziale conferma dell’ottima percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato (sfiora l’85%) e per essere la città che più di tutte contiene le perdite della rete idropotabile.

Gli altri sono:
Trento, dal 4° al 1° posto, checome tutte le città in testa poteva contare già su buone performance complessive, deve il suo balzo in testa principalmente al miglioramento registrato nei tre parametri della qualità dell’aria, a una leggera crescita dei viaggi degli abitanti sul trasporto pubblico e all’aumento dell’attenzione alla mobilità ciclabile.

Mantova al 2° posto (al 1° l’anno scorso) conferma ottime performance generali. Contiene lievemente da un anno all’altro concentrazioni di polveri sottili e giorni di superamento dell’ozono e abbatte ulteriormente le perdite della rete idrica.

Bolzano da tempo protagonista di performance buone e ottime, mantiene il 3° posto, ma migliora il punteggio complessivo. Cala il biossido di azoto e si riducono sensibilmente i giorni di allarme ozono (da 39 del 2017 agli attuali 25), resta al 66,5% la raccolta differenziata dei rifiuti, ma aumenta la produzione pro capite, migliora il trasporto pubblico.

Parma, al 5° posto (aveva il 2° nel 2018), è l’unica delle prime dieci città che cala nel punteggio complessivo. Infatti pur migliorando leggermente nelle performance legate agli inquinanti atmosferici, resta sostanzialmente ferma per quel che concerne i numeri legati a trasporto pubblico, isole pedonali e ciclabilità.

Vivacità e propensione al cambiamento, oltre a caratterizzare le città in testa alla classifica, si trovano tuttavia anche in altri centri urbani, limitatamente ad ambiti specifici. Cercando una chiave di lettura sintetica dell’andamento delle performance ambientali delle città, bisogna abbandonare le solite coppie nord/sud, centri urbani grandi/piccoli o ricchi e poveri.

Nelle prime 20 posizioni si trovano, infatti, città grandi come Bologna, comuni del sud come Cosenza, capoluoghi non ai vertici delle classifiche del PIL come Oristano, a confermare che la regola che l’Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l’Italia che fa bene e spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future.

Nelle ultime ventidue posizioni, si trovano alcuni grandi centri urbani: NapoliBariTorinoRomaPalermo, ciclicamente vittime di piccole-grandi emergenze, ora lo smog (Torino e Roma), ora i rifiuti (Napoli e Palermo, ma anche Roma), o l’acqua (Bari). Per non parlare dell’emergenza traffico che interessa più o meno tutti i grandi centri urbani d’Italia (Roma e Torino hanno ben più di 60 auto ogni 100 abitanti), aggravata nel caso della Capitale da un servizio di trasporto pubblico che pare condannato a una crisi senza fine.

classifica Ecosistema urbano 2019

La sintesi dei principali indicatori ambientali
Qualità dell’aria: meno della metà delle città rispettano tutti i limiti di legge. I dati sulle Pm10 sono in netto miglioramento, solo a Torino e Ragusa almeno una centralina ha un valore medio annuo che oltrepassa il limite per la protezione della salute umana di 40 μg/mc. Scendono da 16 a 11 le città dove il valore medio delle concentrazioni di biossido di azoto è superiore al limite di legge. Per l’ozono: passano da 63 a 53 le città dove il valore medio delle centraline supera la soglia di protezione della salute umana (erano però 38 nel 2016).

Rifiuti: quasi al 55% la media della raccolta differenziata. Sono oltre l’80% Ferrara, Treviso, Mantova, Pordenone, Parma e Trento. La percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani è in costante miglioramento, l’obiettivo di legge del 65% fissato per il 2012 è stato raggiunto da 38 città, mentre la soglia del 35%, prevista per il 2006, non è stata ancora raggiunta da 18 comuni. Torna però a crescere la produzione di rifiuti, con una media di 537 kg pro capite.

Rete idrica: oltre il 36% dell’acqua potabile non arriva ai rubinettiIn 18 città la metà dell’acqua immessa nelle condutture viene dispersa e cresce il numero di città dove più del 30% dell’acqua immessa nella rete viene dispersa. Solo Pordenone, Mantova, Lodi, Monza e Macerata riescono a contenere le perdite entro il 15%.

Trasporto pubblico: Milano, Brescia, Pavia sono le città dove prendere il bus è più facile. Migliora complessivamente, seppur di poco, il servizio di trasporto pubblico. Il tasso di motorizzazione dei capoluoghi italiani, invece, sale in un anno da 63,3 auto ogni 100 abitanti a 63,9. Tra i grandi centri urbani fa eccezione Milano, in lieve decremento.

Mobilità attiva: Lucca e Venezia le migliori a piedi, Reggio Emilia regina per le bici con 43 metri equivalenti ogni 100 abitanti di percorsi ciclabili, seguita da Mantova. Cresce l’estensione media delle isole pedonali: 0,47 m2 per abitante (era 0,45 lo scorso anno).

Fonti rinnovabili: coprono il 100% del fabbisogno elettrico delle famiglie in 27 capoluoghi (secondo un calcolo basato sulla produzione stimata delle diverse tecnologie presenti nei territori rispetto ai consumi medi delle famiglie italiane); 90 capoluoghi hanno almeno un impianto solare termico o fotovoltaico sugli edifici pubblici; 73 città hanno impianti solari termici, per 23.428 metri quadrati complessivi di pannelli e sempre 73 capoluoghi presentano impianti solari fotovoltaici per complessivi 76,8 MW.

A seguire sono state premiate le Buone pratiche urbane 2019, esperienze che dimostrano che il cambiamento è possibile, anzi è a portata di mano, quando c’è davvero la voglia di creare discontinuità con il passato e di mettere in campo azioni per ridurre gli impatti ambientali e migliorare la qualità delle città e la qualità della vita.

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