Il Documento in 10 linee di intervento e punti programmatici individua un percorso di impegni concreti per affrontare le nuove sfide ambientali e cogliere le opportunità, in tema di economia circolare.
È stata siglata il 19 febbraio 2019 presso la Camera dei Deputati la “Carta per la sostenibilità e la competitività delle imprese nell’economia circolare” che affronta “aspetti di carattere regolatorio, normativo, economico e tecnologico dall’abbattimento delle barriere burocratiche, alla necessità di favorire investimenti in ricerca e innovazione, fino ad arrivare ad una capacità impiantistica virtuosa”.
Si tratta di un impegno condiviso da 11 Associazioni datoriali capofila (Confindustria, Confartigianato Imprese, CNA, Casartigiani, CLAAI, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e Confapi), dall’industria alle cooperative, dall’artigianato al commercio, all’agricoltura, per affrontare le nuove sfide ambientali e cogliere le opportunità, in tema di economia circolare, offerte dalla digitalizzazione dei processi produttivi e di consumo.
Il Documento individua 10 linee di intervento e punti programmatici che, attraverso un percorso di impegni concreti, saranno la base per l’avvio di un confronto con gli interlocutori istituzionali, nella consapevolezza che è necessario un cambio di approccio da parte di tutti i portatori di interesse e il coinvolgimento del sistema Paese
1.Abbattere le barriere non tecnologiche, ovvero le criticità di tipo normativo, autorizzativo e di controllo derivanti da un approccio restrittivo del legislatore e degli enti preposti al controllo e al rilascio delle autorizzazioni, che di fatto rendono conveniente e preferibile, se non addirittura inevitabile, la gestione dei residui di produzione come rifiuto anziché come sottoprodotto o come materiale ai sensi dell’articolo 185, comma 1 lett. f) del D.lgs. 152/2006, ovvero penalizzano l’avvio di tali residui ad operazioni di riciclo/recupero (ndr: leggasi adozione di norme sull’End of Waste di cui si attende una soluzione legislativa).
2. Ridurre la burocrazia e gli adempimenti amministrativi per le imprese, non nell’ottica di una deregulation ambientale ma nel senso di stimolare, in concreto, lo sviluppo di iniziative di economia circolare.
3. Sostenere gli investimenti per la sostenibilità innalzando la capacità impiantistica “virtuosa” del Paese, favorendo l’efficienza degli impianti di riciclo e recupero esistenti, valutando la necessità di costruirne di nuovi e limitando al minimo la presenza di discariche sul territorio, in coerenza con i principi dell’economia circolare.
4. Definire una strategia pluriennale che contenga non solo obiettivi ma, soprattutto, strumenti concreti in grado di sostenere la transizione dei processi e prodotti delle imprese secondo i principi dell’economia circolare.
(ndr: al WEF di Davos del mese scorso, è stato presentato il Rapporto “The Circularity Gap 2019” che ha evidenziato come una delle misure da implementare per colmare il divario di circolarità dell’economia, anche al fine di conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e quelli climatici dell’Accordo di Parigi, sia la formazione di coalizioni di stakeholder che sappiano tradurre in percorsi nazionali gli obiettivi globali).
5. Sostenere la ricerca e l’innovazione per sviluppare tecnologie, facilmente replicabili e utilizzabili anche dalle micro, piccole e medie imprese, che, in linea con la gerarchia dei rifiuti, consentano una sempre maggiore riduzione e prevenzione nella produzione dei rifiuti, che abbattano i costi di produzione e di gestione degli impatti ambientali, e, non ultimo, spostino in avanti la frontiera tecnologica del riciclo, con la prospettiva di lungo periodo di arrivare a minimizzare il conferimento in discarica; definire inoltre un programma per l’accrescimento delle competenze, anche tecnologiche, nelle imprese.
(ndr: presentato sempre a Davos il Rapporto della Ellen MacArthur Foundation e Google ha indicato che l’Intelligenza Artificiale applicata all’Economia Circolare su larga scala potrebbe far risparmiare al settore alimentare e all’elettronica di consumo oltre 200 miliardi di euro all’anno).
6. Favorire lo scambio di beni, prodotti in linea con i principi dell’economia circolare, favorendo la garanzia di idonei standard di qualità, in modo da assicurare che questi abbiano un mercato di sbocco, anche adottando le misure necessarie a evitare che il crollo dei prezzi di alcune materie prime renda economicamente difficile la scelta di materie “seconde”; supportare lo sviluppo di iniziative di simbiosi industriale.
7. CAM e Green Public Procurement. È importante accompagnare e favorire il percorso del Green Public Procurement e porre particolare attenzione alla disciplina dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) che necessitano un percorso di revisione dei criteri già emanati per renderli maggiormente adeguati alle caratteristiche del sistema economico italiano. Alla luce dell’importanza che la materia ambientale ha assunto nell’ambito della nuova disciplina sugli appalti, sarà importante promuovere percorsi formativi rivolti alle imprese e alle PPAA, dedicati interamente ai CAM, alla loro applicazione e alla loro rilevanza strategica nella gestione dei processi di assegnazione e realizzazione degli appalti pubblici.
(ndr: la scorsa settimana il Report dell’Associazione Comuni Virtuosi, ha messo in evidenza come i CAM per il GPP, pur essendo obbligatori risultano essere strumento ancora troppo poco conosciuto ed utilizzato solo da 20% dei Comuni, dato non certo incoraggiante, considerando che l’indagine è stata rivolta agli aderenti dell’Associazione, ovvero ad una rete di Enti Locali che opera a favore dello sviluppo sostenibile).
8. Promuovere la cultura della sostenibilità attraverso una efficace e corretta comunicazione, per sensibilizzare le scuole, le Business School, le Università e le comunità locali, con l’obiettivo di far convergere l’opinione pubblica sulla visione che l’impresa sostenibile ha un ruolo fondamentale nella mitigazione degli impatti ambientali; sviluppare un contenitore per la disseminazione di buone pratiche sulla prevenzione dei rifiuti per settore economico.
Promuovere e facilitare dei percorsi di formazione tecnico-politica ad hoc per gli imprenditori che mettono in campo risorse e competenze per una svolta sostenibile delle loro attività.
(ndr: nel recente Documento di riflessione “Verso un’Europa sostenibile al 2030”, la Commissione UE ribadisce che l’economia circolare ha un ruolo strategico fondamentale nella transizione verso la sostenibilità, ed è pure in grado di generare in Europa: benefici economici netti di 1.800 miliardi di euro entro il 2030; creare oltre 1 milione di nuovi posti di lavoro in tutta l’UE entro il 2030; svolgere un ruolo centrale nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra).
9. Consolidare le partnership pubblico-private per consentire alle imprese di intraprendere investimenti anche a medio lungo termine potendo contare su un contesto di maggiore certezza e su incentivi finalizzati ad investimenti sostenibili e ad un più fluido accesso al credito.
10. Valorizzare l’apporto delle parti sociali che possono fornire un contributo fondamentale sui temi ambientali al fine di conciliare interessi generali con opportunità economiche ed occupazionali, utilizzando preferibilmente forme e strumenti organizzativi già esistenti, come, a titolo meramente esemplificativo, il Comitato Economico e Sociale per le Politiche Ambientali.
(ndr: il contributo delle parti sociali e il loro coinvolgimento affinché la transizione verso la sostenibilità sia percepita come necessaria e gestita in modo equo (Just Transition), per non rischiare fenomeni di resistenza da parte di imprese e comunità che potrebbero subire impatti negativi dalle misure che devono essere adottate).