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Desertificazione: la Commissione UE manca di una chiara strategia

La relazione speciale della Corte dei conti europea che ha sottoposto ad audit 25 progetti di contrasto alla desertificazione di 5 Paesi membri (tra cui l’Italia) finanziati dall’UE ha concluso che la Commissione UE non ha un quadro chiaro di tali problematiche ed i provvedimenti presi per combattere la desertificazione hanno una limitata coerenza.

La Corte dei Conti europea (ECA) ha pubblicato il 18 dicembre 2018 la RelazioneCombattere la desertificazione nell’UE: di fronte a una minaccia crescente occorre rafforzare le misure”, secondo cui i provvedimenti presi finora dalla Commissione e dagli Stati membri per combattere la desertificazione hanno una limitata coerenza; inoltre, la Commissione non ha valutato i progressi compiuti riguardo all’impegno di conseguire, entro il 2030, la “neutralità di degrado del suolo” (LDN).

Alla Conferenza delle Parti della Convenzione per la Lotta alla Desertificazione (UNCCD) di Ankara (12-23 ottobre 2015) si è definito la LDNlo stato in cui la quantità e qualità delle risorse del territorio necessarie per supportare le funzioni e i servizi ecosistemici e migliorare la sicurezza alimentare rimangono stabili o aumentano entro scale temporali e spaziali e ecosistemici specifici”:

Anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (15.3) dell’Agenda ONU al 2030, sottoscritti dall’UE e dai suoi Stati membri, prevede il conseguimento  entro tale data dell’obiettivo della “neutralità di degrado del suolo” (15.3), individuato come vitale per accelerare su altri OSS.

A livello di UE la desertificazione colpisce l’8% del territorio, in particolare nell’Europa meridionale, ed il fenomeno si sta estendendo a Nord. La desertificazione è non solo una conseguenza, ma anche una delle cause dei cambiamenti climatici: il degrado del suolo dà luogo all’emissione di gas a effetto serra, e i suoli degradati hanno una minore capacità di trattenimento del carbonio.

Sono 13 gli Stati dell’UE che, basandosi sulle proprie autovalutazioni, hanno dichiarato, nel quadro della Convenzione UNCCD, di essere colpiti da desertificazione. Gli auditor della Corte hanno visitato 5 Stati membri dell’UE colpiti da desertificazione (Spagna, Italia, Cipro, Portogallo e Romania).

Gli auditor hanno effettuato visite presso un campione di 25 progetti ritenuti pertinenti per la desertificazione e finanziati o cofinanziati dall’UE. Questi progetti comprendevano investimenti in opere di irrigazione, progetti nel settore forestale, la rotazione delle colture, o il ripristino dei muretti a secco o sbarramenti per impedire l’erosione del suolo.

Le visite avevano lo scopo di valutare se i progetti avessero determinato un impatto sostenibile sulla desertificazione, non di formulare un giudizio sulla loro legittimità o regolarità.

La Corte ha constatato che, benché la desertificazione e il degrado del suolo siano minacce attuali e crescenti nell’UE, la Commissione non ha un quadro chiaro di tali problematiche ed i provvedimenti presi per combattere la desertificazione hanno una limitata coerenza.

Stiamo assistendo ad un incremento della siccità, dell’aridità e del rischio di desertificazione dovuto ai cambiamenti climatici nell’UE–  ha affermato Phil Wynn Owen, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione –La desertificazione può comportare povertà, problemi di salute dovuti alla polvere portata dal vento, nonché una diminuzione della biodiversità. Può anche avere conseguenze demografiche ed economiche, costringendo la popolazione a migrare lontano dalle aree colpite. Come auditor, abbiamo la responsabilità di attirare l’attenzione su questi rischi, che potrebbero generare crescenti pressioni sui bilanci pubblici, sia a livello dell’UE che nazionale”.

Secondo la Corte, non esiste una strategia, a livello dell’UE, per far fronte alla desertificazione e al degrado del suolo. C’è invece una serie di strategie, piani d’azione e programmi di spesa, come la politica agricola comune, la strategia forestale dell’UE e la strategia dell’UE sull’adattamento ai cambiamenti climatici, che sono pertinenti ai fini della lotta contro la desertificazione, ma non specificamente mirati ad essa.

I progetti dell’UE riguardanti la desertificazione sono inoltre suddivisi in diversi settori di intervento: lo sviluppo rurale, l’ambiente e l’azione per il clima, la ricerca e la politica regionale. Possono avere un impatto positivo sulla lotta alla desertificazione, ma vi sono timori riguardo alla loro sostenibilità a lungo termine.

La Commissione e gli Stati membri raccolgono dati su vari fattori che incidono sulla desertificazione e sul degrado del suolo. Tuttavia, non è stata condotta una valutazione completa sul degrado del suolo a livello dell’UE, né è stata concordata alcuna metodologia al riguardo. Vi è stato un limitato coordinamento fra gli Stati membri, e la Commissione non ha fornito orientamenti concreti. La Commissione non ha valutato i progressi compiuti riguardo all’impegno di cercare di conseguire, entro il 2030, la neutralità in termini di degrado del suolo nell’UE.

Per quanto attiene l’Italia, la Corte ha sottolineato come il nostro sia l’unico Paese europeo che partecipa ai Progetti Pilota della Convenzione UNCCD per l’implementazione degli obiettivi LDN, anche perché il territorio italiano presenta un’elevata sensibilità alla desertificazione e le prospettive con gli scenari previsti dal Rapporto speciale (ARs) dell’IPCC sono piuttosto allarmanti.

Uno dei 2 Progetti individuati dalla Corte come esempio di buone pratiche è italiano. Si tratta del progetto cofinanziato dal FESR in Sicilia che mirava a combattere la desertificazione stabilizzando le scarpate, arricchendo il suolo e migliorando il drenaggio. Il progetto ha anche contribuito alla crescita di vegetazione adattata alle condizioni climatiche locali e ad attenuare l’erosione in superficie, incrementando la biodiversità e migliorando le condizioni del terreno.
È siciliano, però, anche uno dei due esempi individuati come insostenibili. Gli auditor hanno visitato un progetto di irrigazione cofinanziato dal FEASR durante il periodo di programmazione 2007-2013, che non ha usato contatori per il consumo idrico. L’acqua è stata fatturata in base al numero di ettari irrigati, non al consumo reale. Questa pratica non incoraggia un uso efficiente delle risorse idriche.

Sulla base delle sue valutazioni, la Corte dei Conti europea ha ritenuto di formulare alla Commissione UE le seguenti raccomandazioni:
definire una metodologia per valutare l’estensione della desertificazione e del degrado del suolo nell’UE e, su tale base, analizzare i dati pertinenti e presentarli regolarmente;
valutare l’adeguatezza dell’attuale quadro normativo per l’uso sostenibile del suolo nell’intera UE, anche per quanto riguarda la lotta alla desertificazione e al degrado del suolo;
illustrare in maniera dettagliata come potrà essere assolto l’impegno assunto dall’UE di raggiungere, entro il 2030, la neutralità in termini di degrado del suolo e riferire periodicamente i progressi compiuti;
fornire orientamenti agli Stati membri sulla preservazione del suolo e la realizzazione della neutralità in termini di degrado del suolo nell’UE, compresa la diffusione di buone pratiche;
– ove da questi richiesto, fornire agli Stati membri supporto tecnico nel’’elaborare piani d’azione nazionali per raggiungere entro il 2030 la neutralità in materia di degrado del suolo.

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