Con un anno di ritardo, è stata inoltrata alla Commissione UE la Strategia italiana per la decarbonizzazione al 2050, che si avvale dell’effetto “trascinamento” delle buone pratiche previste al 2030 dal PNIEC che, tuttavia, aveva come riferimento una riduzione delle emissioni di gas serra del 33%, mentre il nuovo obiettivo UE è del 55%.
Con una nota del 10 febbraio 2021, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ha annunciato che è stata inviata alla Commissione UE la “Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra”, predisposta in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF) , prevista dal Regolamento sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima (2018/1999), che imponeva ad ogni Stato membro di elaborare e comunicare alla Commissione UE entro il 1° gennaio 2020 la propria strategia a lungo termine in una prospettiva di almeno 30 anni per le riduzioni a lungo termine delle emissioni di gas a effetto serra, in modo da permettere alla Commissione stessa di inviare la propria, conformemente all’Accordo di Parigi.
“L’Italia con l’elaborazione di questa Strategia si conferma fra i Paesi più attivi e motivati per il raggiungimento del target della COP21, che è quello di mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5 °C-2 °C – ha affermato il Ministro Sergio Costa – Siamo consapevoli che per raggiungere la cosiddetta neutralità climatica entro 30 anni saranno necessarie scelte coraggiose e profondi cambiamenti nel tessuto socio-economico come nei nostri stili di vita. Ma la sfida climatica è la sfida strategica per il futuro dell’umanità e non possiamo permetterci di perderla”.
Tra le leve individuate dalla Strategia per raggiungere al 2050 la condizione di “neutralità climatica”, l’obiettivo fissato dal Green Deal europeo:
– una riduzione della domanda di energia, grazie soprattutto al calo della mobilità privata e dei consumi in ambito civile;
– una decisa accelerazione delle rinnovabili con una profonda accelerazione dell’elettrificazione e della produzione di idrogeno;
– potenziamento e miglioramento delle superfici verdi, compresi i suoli forestali, per aumentare la capacità di assorbimento di CO2, ottenuta attraverso la gestione sostenibile, il ripristino delle superfici degradate e interventi di rimboschimento.
Per la redazione della Strategia, come aveva fatto la Commissione UE, il MATTM aveva avviato una pubblica Consultazione per dare la possibilità di formulare osservazioni e proposte attraverso la compilazione di un modulo, i cui risultati sono messi a disposizione insieme alla Strategia..
La Strategia prende le mosse dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) che indica il percorso fino al 2030, “trascinando” fino al 2050 le conseguenti tendenze energetico-ambientali virtuose. Ma come afferma lo stesso MATTM “il mero ‘trascinamento’ delle tendenze attuali, per quanto virtuoso, sarebbe insufficiente a centrare il target fissato per il 2050”.
In realtà, l’effetto “trascinamento” dell’attuale PNIEC, il cui target di riferimento è la riduzione al 2030 delle emissioni di gas serra del 33%, non sarebbe in grado nemmeno di cogliere il nuovo obiettivo proposto dalla Commissione e ratificato dal Consiglio del 55%, sempre al 2030.
Da tempo Organizzazioni di settore avevano sollecitato una maggior ambizione del PNIEC, ed anche più recentemente ItalyforClimate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS) e da un gruppo di imprese, aveva sottolineato come l’Italia, nonostante sia particolarmente esposta ai danni causati dai cambiamenti climatici, ha rallentato il passo sulla strada della decarbonizzazione. Dopo un decennio di buone performance, che tra il 2005 e il 2014 ha visto diminuire del 27% le emissioni, un taglio di 160 milioni di tonnellate di gas serra, dal 2014 al 2019, in concomitanza con una timida ripresa economica, si è raggiunto appena l’1,6% di riduzione.
Ora sarà il nuovo Governo nell’ambito della spinta per la transizione ecologica che la Commissione richiede per usufruire dei fondi previsti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrà cambiare di passo per raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo
Peraltro, lo stesso MATTM riconosce che è necessario “un sostanziale cambio del ‘paradigma energetico italiano’ che, inevitabilmente, passa per investimenti e scelte che incidono sulle tecnologie da applicare, sulle infrastrutture ma anche sugli stili di vita dei cittadini”.
Per chiudere il gap emissivo e arrivare alla neutralità climatica, viene affermato, che saranno necessarie scelte politiche a elevato impatto sociale ed economico, tecnologie ancora non pronte, in parte perseguibili solo su base europea, nonché una condivisione a livello internazionale del processo di decarbonizzazione.
Secondo un recente Rapporto di McKinsey, la decarbonizzazione in UE al 2050, può essere conseguita ad un costo netto pari a zero, creando anche 5 milioni di posti di lavoro in più, qualora si intervenisse in 5 settori chiave (trasporti, industria, energia, edifici e agricoltura) parallelamente e contemporaneamente in tutti i Paesi dell’UE, e l’Italia sarebbe avvantaggiata rispetto alla media europea, grazie al minor costo delle rinnovabili elettriche, alle potenzialità di decarbonizzazione degli edifici e di produzione dell’idrogeno.
In Allegato ci sono i dettagli sulle tecnologie di decarbonizzazione più innovative prese in considerazione nella elaborazione delle analisi tecniche sottostanti la Strategia, il cui effetto può essere rilevante soprattutto nel medio-lungo periodo (2050). In tale prospettiva non sono analizzate le tecnologie “convenzionali” (come ad esempio il fotovoltaico, eolico, batterie, biocarburanti tradizionali, tecnologie più efficienti negli usi finali) già disponibili sul mercato.