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Indagine Istat: le criticità strutturali dell’ambiente urbano

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L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha pubblicato il 23 novembre 2016 l’Indagine “Dati ambientali nelle città“, effettuata annualmente a partire dal 2000, che prende in esame l’orientamento delle amministrazioni comunali di 116 capoluoghi di provincia (o città metropolitane) in merito alla gestione sostenibile e alla smartness, temi da alcuni anni al centro dell’agenda politica.

L’Indagine è stata sviluppata su 8 tematiche: AcquaAriaEco managementEnergiaMobilitàRifiutiRumore e Verde urbano, per ciascuna delle quali è stato somministrato un questionario dedicato a cui è obbligatorio rispondere, essendo stata inserita nel Piano Statistico Nazionale. Gli indicatori di risposta (Modello DPSIR) sono stati raggruppati in 6 dimensioni di analisi: 2 riferite specificamente alla sostenibilità, 2 alla smartness e 2 trasversali, come da figura sottostante.

In questa occasione, concentriamo la sintesi sulla dimensione sostenibilità.
Le misure adottate dalle amministrazioni per migliorare la qualità dell’ambiente urbano, nonostante la loro moltiplicazione, non riescono a incidere significativamente su alcune criticità strutturali, in particolare nella gestione dei rifiuti, dei servizi idrici e nel contenimento delle emissioni – osserva l’Istat – Prospettive interessanti si aprono invece nei settori della riqualificazione edilizia e del verde urbano“.

In particolare, sul fronte della gestione dei rifiuti urbani si è ancora lontani dall’obiettivo del 65% (la media dei comuni capoluogo al 2014 si attestava al 38%), anche se si deve aggiungere che si stanno estendendo le iniziative per favorire il loro corretto conferimento e per la loro prevenzione e riduzione.
Sono 76 le città che applicano almeno 3 misure di prevenzione e riduzione dei rifiuti: le agevolazioni alle utenze che effettuano il compostaggio domestico (applicate da oltre l’80% delle amministrazioni al Nord e da quasi il 30% nel Mezzogiorno); , la promozione di mercatini dell’usato, punti di scambio e centri per il riuso e dell’uso di stoviglie biodegradabili o lavabili in sagre e manifestazioni temporanee (iniziative, comunque, ancora poco diffuse); punti di approvvigionamento di acqua potabile di qualità in spazi pubblici.

Sono attivi quasi ovunque la raccolta porta a porta (114 città), il ritiro su chiamata dei rifiuti ingombranti (113) e le isole ecologiche (106).

Anche le campagne di sensibilizzazione sull’importanza del corretto conferimento sono largamente attuate (in più del 90% delle città del Nord e nell’80% nelle altre ripartizioni).

Poco meno applicati gli interventi, programmati e non, di raccolta dei rifiuti abbandonati (i primi più frequenti al Centro, gli altri al Nord e nel Mezzogiorno). Sono ovunque poco utilizzate le isole ecologiche mobili (da nord a sud tra il 47% e il 30% delle città). Soprattutto al Nord si diffonde l’impiego di modalità di raccolta che consentono l’applicazione della tariffa puntuale alle utenze, in ragione delle quantità effettivamente conferite. Anche se ancora poco applicati per il calcolo della tariffa, questi dispositivi sono utilizzati rispettivamente da una, 2 e 3 città su 10, passando da nord a sud. Infine, soprattutto le amministrazioni del Nord erogano sanzioni per infrazioni al regolamento sulla gestione dei rifiuti (circa 8 città su 10).

Un parametro molto rilevante, anche alla luce dell’evoluzione normativa, che contribuisce a caratterizzare l’orientamento alla sostenibilità della pratica amministrativa riguarda le modalità di approvvigionamento di beni e servizi.
Secondo quanto riporta l’Istat, l’adozione dei criteri ambientali minimi (CAM) nelle pratiche di acquisto (GPP) è stata effettuata da 26 città, con almeno un CAM per tutte le forniture di beni e servizi.
Sulle 34 città che hanno effettuato acquisti di mezzi di trasporto (autoveicoli, autobus e veicoli commerciali leggeri) 27 hanno applicato almeno un CAM (incluse Torino, Genova, Milano, Verona, Venezia, Padova, Bologna, Firenze, Bari e Palermo) e 19 tra queste hanno applicato tutti i criteri. Molti capoluoghi non hanno effettuato acquisti di mezzi di trasporto, e quindi non hanno potuto sostituire quelli più inquinanti, anche attraverso l’applicazione dei CAM
Occorre ricordare al riguardo che con Decreto 24 maggio 2016 vengono indicati i servizi e le forniture per i quali è obbligatorio inserire nella documentazione di gara per alcune categorie di servizi e forniture almeno le “specifiche tecniche” e “clausole contrattuali” dei CAM, con la relativa “tabella di marcia” per raggiungere il 100% del valore dell’appalto o acquisto entro il 2020.

Anche se negli ultimi anni si è registrato un complessivo miglioramento della qualità dell’aria, nelle città per le componenti ascrivibili alla combustione (polveri sottili e biossido di azoto)permangono, tuttavia, situazioni di attenzione in numerose aree urbane: 53 capoluoghi hanno applicato provvedimenti di limitazione del traffico privato (erano 44 nel 2013), 9 hanno attuato limitazioni emergenziali e programmate (tra i grandi comuni Milano, Roma e Napoli), 41 solo programmate.

Per prevenire l’inquinamento acustico, molte amministrazioni applicano regolarmente attività di controllo del rispetto dei valori limite previsti dalla normativa. Cento capoluoghi hanno effettuato attività di misura del rumore (erano 94 nel 2014) eseguendo in totale 1.440 controlli (7,9 ogni 100 mila abitanti). Il 94,3% degli interventi risponde a segnalazioni dei cittadini, una quota in crescita rispetto all’anno precedente. Complessivamente gli esposti presentati dai cittadini sono stati poco meno di 2.200, circa 12 ogni 100 mila abitanti (11 nel 2014).

Uno dei settori dove si riscontrano le maggiori carenze programmatorie e gestionali in ambito urbano è quello dei servizi idrici. L’assetto della rete di distribuzione dell’acqua potabile vede 100 gestori operanti nei 116 capoluoghi: in 105 città si tratta di gestori specializzati, in 8 i servizi sono affidati in economia e in 4 sono presenti entrambe le forme di gestione. Soltanto in Emilia-Romagna, Puglia, Basilicata e Sardegna (e in alcune città del Piemonte, della Toscana e delle Marche) operano gestori che servono più capoluoghi, e in alcuni casi sul territorio di uno stesso comune operano più gestori.

Un altro indice di inefficienza è il ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua per uso civile domestico, attuate in 13 capoluoghi, concentrati nel Mezzogiorno.

La copertura del servizio di fognatura tende a migliorare (93,4%, circa 17 milioni di residenti serviti stimati, contro 92,6% del 2014). In 9 città su dieci, l’infrastruttura della rete fognaria è di tipo misto: solo 8 comuni (Vercelli, Padova, Bologna, Ferrara, Livorno, Grosseto, Napoli e Lecce) sono dotati di un separatore misto, più efficiente nel preservare l’ambiente.

I reflui delle reti fognarie devono essere sottoposti a trattamento per l’abbattimento del carico inquinante. L’88,9% dei residenti è collegato a impianti di depurazione delle acque reflue urbane e si stima pertanto che poco più di 2 milioni di abitanti non collegati conferiscano i loro reflui a sistemi di trattamento privati o ad altri corpi recettori. Le situazioni più critiche si riscontrano a Treviso, Benevento, Catania e Palermo, dove meno della metà dei residenti è collegata a impianti di depurazione delle acque reflue urbane.

Passando all’analisi delle politiche di gestione della mobilità privata in ambito urbano, la regolamentazione della sosta su strada e dell’accesso dei veicoli ai centri cittadini sono tra gli strumenti più utilizzati dai comuni. La tariffazione della sosta è adottata quasi senza eccezioni nei capoluoghi di provincia e si contano in media 57,3 stalli di sosta a pagamento su strada ogni 1.000 autovetture circolanti (contro i 56,4 dell’anno precedente e i 47,9 del 2008). È in crescita anche la dotazione degli stalli di sosta in parcheggi di scambio: 13 ogni 1.000 auto (12,8 nel 2014 e 9,8 nel 2008).
Dispongono di parcheggi di scambio presso stazioni o capolinea del trasporto pubblico 71 città (poco più del 60%, ma oltre il 75% al Nord). Di queste, 46 offrono la sosta gratuita o a tariffa ridotta a tutti gli utenti, 11 soltanto ai possessori di titoli di viaggio del trasporto pubblico locale (Tpl) e 14 (meno del 20%) non prevedono alcuna forma di agevolazione tariffaria. Quasi tutti i comuni capoluogo (103 su 116) hanno istituito, con vari regimi orari, Zone a traffico limitato (Ztl), generalmente localizzate nei centri storici. Le più estese, in rapporto alla superficie comunale, sono quelle di Bergamo (oltre il 14%), Firenze e Milano (intorno al 5%). La media Italia è notevolmente più bassa (0,36%) e non registra variazioni di rilievo negli ultimi anni.

Contribuiscono alla sostenibilità anche le politiche di efficientamento energetico del patrimonio edilizio comunale. Alla fine del 2015 più di metà dei capoluoghi (tra cui tutti i grandi comuni) hanno provveduto alla certificazione energetica di almeno parte degli edifici di proprietà, con ampi divari territoriali (dall’83% al 41%, al 32% nelle tre ripartizioni, da nord a sud). In 60 comuni gli edifici sono dotati degli attestati di certificazione energetica previsti dalla normativa precedente (Ace, di validità decennale) e, in 19 di questi, parte degli edifici dispongono dei nuovi attestati di prestazione energetica (Ape, introdotti a ottobre 2015). Nel patrimonio di 19 città (fra cui Torino, Bologna, Roma, Bari e Cagliari) sono inclusi edifici ad elevata sostenibilità energetica (certificati nelle classi A). Nel complesso dei capoluoghi tuttavia questi rappresentano solo il 2% delle certificazioni, mentre quasi la metà degli edifici certificati rientrano nelle classi più energivore.
Tra il 2012 e il 2015, 78 amministrazioni (inclusi tutti i grandi comuni tranne Verona, Taranto e Palermo) sono impegnate sul fronte della riqualificazione energetica degli edifici comunali. Di queste, quasi il 90% è al Nord, il 70% al Centro e il 50% nel Mezzogiorno. Quasi la metà degli interventi di riqualificazione riguarda l’impianto di riscaldamento. La sostituzione della caldaia, effettuata nel 19% dei casi, è in assoluto l’intervento più frequente. Seguono la sostituzione degli infissi (12% complessivamente, ma solo il 2% al Centro) e l’installazione di impianti alimentati da energie rinnovabili (11%). Solo nel Mezzogiorno ha una diffusione comparabile anche la sostituzione di scalda-acqua elettrici(14%).
Più di una città su 4 promuove anche la riqualificazione energetica degli edifici privati attraverso campagne di informazione (28 città, quasi il 40% tra quelle del Nord) o offrendo incentivi (16, quasi una su cinque al Centro-Nord).

I comuni favoriscono il risparmio e l’efficienza energetica (oltreché l’assorbimento delle polveri sottili e la riduzione dell’effetto “isola di calore estiva“) anche attraverso lo sviluppo del verde urbano (Legge 10/2013). Hanno 24 città hanno promosso il rinverdimento di aree di nuova edificazione o oggetto di significativa ristrutturazione edilizia 24 città hanno (oltre il 30% al Centro-Nord, solo Iglesias nel Mezzogiorno) e 22 hanno invece adottato misure per garantire l’incremento, la conservazione e la tutela del patrimonio arboreo in aree di pertinenza di edifici esistenti (oltre una su tre al Nord, una su quattro al Centro, nessuna nel Mezzogiorno). Tra i grandi comuni, Verona, Padova e Milano hanno adottato entrambe le misure. Il capoluogo lombardo è anche l’unico ad aver applicato la trasformazione di lastrici solari in giardini pensili, mentre il rinverdimento delle pareti verticali degli edifici è tra le iniziative di Varese, Terni e Firenze. In occasione della Giornata nazionale degli alberi anche le amministrazioni sono chiamate ad accrescere la consapevolezza dei cittadini riguardo alla tutela e al rispetto del verde urbano. Nel terzo anno dall’istituzione, 58 città (circa il 60% di quelle del Nord e il 45% di quelle del Centro-Sud) hanno promosso specifiche iniziative quali la messa a dimora di nuovi alberi (circa l’85% dei casi), campagne di sensibilizzazione (circa il 60%) e percorsi formativi per addetti alla manutenzione del verde (24%). Tra i grandi comuni, Milano, Bologna, Firenze, Palermo e Cagliari hanno adottato tutte queste iniziative, mentre Verona, Roma, Taranto, Reggio di Calabria e Catania nessuna.

In copertina: Segmento di rete prelevato e sostituito della rete idrica di Sassari (fonte: La nuova Sardegna, 5 dicembre 2015)

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