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Crisi alimentari: conflitti e cambiamenti climatici aggravano la situazione

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Il dato è contenuto nel “Global Report on Food Crises 2018”, redatto da 12 importanti istituzioni globali e regionali sotto l’egida del Food Security Information Network e presentato il 22 marzo 2018 a Roma nel corso di un incontro a cui hanno preso parte, tra gli altri, il Direttore generale della FAO José Graziano da Silva, il Commissario UE per la Cooperazione e lo Sviluppo internazionale Neven Mimica, il Direttore esecutivo del World Food Programme (WFP) David Beasley.

Il peggioramento della situazione è ascrivibile in larga misura allo scoppio o all’acuirsi di conflitti e instabilità in Paesi come il Myanmar, la Nigeria nord-orientale, la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan e lo Yemen, mentre le condizioni prolungate di siccità hanno causato il susseguirsi di scarsi raccolti in Paesi già colpiti da alti livelli di insicurezza alimentare e malnutrizione in Africa orientale e meridionale.

Secondo il Rapporto, le situazioni di conflitto rimangono il fattore principale alla base della grave insicurezza alimentare in 18 Paesi – 15 dei quali in Africa e Medio Oriente. Sono i conflitti  la causa principale della maggior parte dei casi di insicurezza alimentare acuta nel mondo, rappresentando il 60% del totale, 74 milioni di persone.

La insicurezza alimentare acuta si verifica quando l’impossibilità di consumare cibo adeguato mette direttamente in pericolo le vite e i mezzi di sostentamento delle persone. È un valore basato su scale di misurazione riconosciute a livello internazionale, mentre per fame cronica si intende una situazione nella quale una persona non è in grado di consumare cibo sufficiente a mantenere uno stile di vita normale e attivo per un periodo prolungato. Ogni anno l’ONU aggiorna sul numero delle persone che soffrono di fame cronica. L’ultimo Rapporto “The State of Food Security and Nutrition in the World” (SOFI 2017) indica che 815 milioni di persone al mondo patiscono la fame cronica.

disastri climatici – soprattutto la siccità – hanno provocato crisi alimentari in 23 Paesi, due terzi dei quali in Africa, gettando nell’insicurezza alimentare grave 39 milioni di persone.

Conflitti, disastri climatici e altri fattori spesso contribuiscono a crisi complesse che hanno ripercussioni devastanti e durature sui mezzi di sostentamento delle persone.

Nel 2018 i conflitti continueranno a causare crisi alimentari
 in Paesi come l’Afghanistan, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Nord Est della Nigeria, la regione del Lago Chad, il Sud Sudan, la Siria, lo Yemen, oltre alla Libia e il Sahel centrale (Mali e Niger).

Lo Yemen rimarrà probabilmente il Paese con la crisi alimentare più grave al mondo. Si prevede un peggioramento della situazione, soprattutto a causa delle difficoltà di accesso, del collasso economico e dell’insorgenza di malattie.

Uguali sono le previsioni per l’impatto di condizioni climatiche particolarmente secche sui raccolti e sulla produzione animale, che inaspriranno l’insicurezza alimentare in zone pastorali della Somalia, dell’Etiopia sud-orientale, del Kenya orientale, in Africa Occidentale e nel Sahel, inclusi Senegal, Chad, Niger, Mali, Mauritania e Burkina Faso.

Rapporti come questi ci forniscono dati e analisi fondamentali per meglio comprendere la sfida – scrive nell’introduzione il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres – Sta a noi ora agire per rispondere ai bisogni di chi affronta ogni giorno la maledizione della fame e per affrontarne le cause alla radice“.

Fornendo analisi basate sull’evidenza dei fatti, il Rapporto dimostra come, oltre agli aiuti umanitari – che rimangono di importanza fondamentale – l’azione per lo sviluppo deve impegnarsi con maggiore anticipo per affrontare le cause alla radice della vulnerabilità estrema, costruendo quindi la resilienza.

Lanciata al Summit Umanitario Mondiale (Istanbul, 23-24 maggio 2016) da UE, FAO E WFP, la Rete globale per l’insicurezza alimentare, la riduzione del rischio e la risposta alle crisi alimentari(Global Network for Food Insecurity, Risk Reduction and Food Crises Response) diventerà sempre più il motore alla base del nesso tra azioni umanitarie, sviluppo e pace, promuovendo un maggiore coordinamento tra le agenzie umanitarie e per lo sviluppo.

Le crisi alimentari sono destinate a diventare più acute, più persistenti e più complesse, visti i trend attuali e le cause scatenanti, con effetti devastanti sulle vite di milioni di persone – ha sottolineato Neven Mimica – Con il Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari siamo riusciti a produrre un’analisi congiunta a livello globale. Assicuro il mio pieno impegno a portare avanti questa iniziativa e sono convinto che un maggiore dialogo globale, una pianificazione comune e azioni di risposta coordinate permetteranno alla UE, ai Paesi partner e alle istituzioni internazionali di affrontare meglio le cause alla radice delle crisi alimentari“.

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