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COV: i prodotti per la casa inquinano quanto quelli emessi dalle auto

COV prodotti per la casa inquinano

Secondo lo Studio “Volatile chemical products emerging as largest petrochemical source of urban organic emissions”, pubblicato sul numero del 16 febbraio di Science e condotto dalla NOAA(National Oceanic and Atmospheric Administration), in collaborazione con l’Università del Colorado-Boulder, nell’ambito del partenariato CIRES (Istituto cooperativo per la ricerca ambientale), detergenti per la casainsetticidivernicideodoranti che contengono composti di derivazione dalla raffinazione del petrolio (COV), rivaleggiano con le emissioni delle auto come fonte di inquinamento atmosferico urbano.

Quantunque i carburanti in termini di peso siano usati molto di più di altri prodotti contenenti composti organici volatili (COV) da idrocarburi – ha affermato Brian McDonald, uno scienziato del CIRES che lavora presso la Divisione Scienze Chimiche della NOAA e principale autore dello Studio – vernici, lozioni e detergenti contribuiscono all’inquinamento atmosferico tanto quanto il settore dei trasporti”.

I ricercatori erano particolarmente interessati a determinare l’incidenza dei composti organici volatili (COV) sull’inquinamento da particolato atmosferico, di cui i COV sono precursori, provocando effetti dannosi alla salute, in particolare al sistema nervoso e ai polmoni. Una valutazione completa pubblicata lo scorso anno dalla rivista medica The Lancet ha posto l’inquinamento da particolato atmosferico come una delle 5 principali minacce per la salute umana.

A mano a mano che i trasporti diventano più puliti, gli inquinamenti da altre fonti inquinanti assumono un ruolo sempre più significativo – ha proseguito McDonald – I prodotti che usiamo nella nostra vita quotidiana possono avere un impatto sull’inquinamento atmosferico”.

Chi vive in città o nelle periferie urbane presume che gran parte dell’inquinamento che respira provenga dalle emissioni di auto e camion o dai vapori delle pompe di benzina.

Questo era valido, secondo gli autori dello Studio, fino a qualche tempo fa, quando non erano state ancora introdotte regole restrittive sulle emissioni da motori e sulla qualità dei carburanti.

McDonald e i suoi colleghi hanno riesaminato le fonti di inquinamento atmosferico della città di Los Angeles, basandosi sulle più recenti statistiche per i prodotti chimici compilate dalle industrie e dalle agenzie di regolamentazione, confrontandole con le misurazioni effettuate da altri organismi sulla qualità dell’aria indoor.

La conclusione è stata che negli Stati Uniti la quantità di COV emessi dai prodotti industriali e di consumo è in realtà due o tre volte superiore a quella stimata dagli attuali inventari dell’inquinamento atmosferico.

Ad esempio, l’Agenzia statunitense per la Protezione Ambientale (EPA) stima che circa il 75% delle emissioni di VOC (in termini di peso) proviene da fonti veicolari e circa il 25% dai prodotti chimici. Viceversa, il nuovo studio che ha valutato dettagliatamente le statistiche sull’uso di sostanze chimiche aggiornate e i dati sulla qualità dell’aria che non erano precedentemente disponibili, ha calcolato un fifty and fifty (50%).

Il peso, apparentemente sproporzionato, dell’impatto delle emissioni di prodotti chimici sulla qualità dell’aria, è in parte dovuto ad una fondamentale differenza tra questi e i carburanti – ha osservato Jessica Gilman, scienziata dell’atmosfera presso la NOAA e co-autrice dello Studio – Viceversa, i COV dei prodotti chimici usati sono letteralmente progettati per evaporare, come avviene per i detergenti o i profumi”.

I ricercatori hanno scoperto che non potevano essere misurati i livelli di COV o di ozono in atmosfera, se non fossero stati incluse anche le emissioni di composti organici volatili dei prodotti chimici.

Le concentrazioni di COV i sono spesso 10 volte superiori all’interno rispetto a quelle misurate all’esterno – ha sottolineato Allen Goldstein, ricercatore all’Università della California-Berkeley e co-autore della pubblicazione – Ciò è coerente con uno scenario in cui i prodotti a base di petrolio utilizzati all’interno forniscono una fonte significativa di aria esterna negli ambienti urbani“.

Questa nuova valutazione pone all’attenzione delle autorità statunitensi che, se la regolazione sulle emissioni delle auto è stata efficace, “per compiere ulteriori progressi sulla qualità dell’aria, gli sforzi normativi dovrebbero diventare più diversificati – ha affermato Joost de Gouw, chimico di CIRES – Perché responsabili non sono più solo i veicoli”.

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