Le donne incinte che vivevano in prossimità di campi e aziende agricole in cui sono state utilizzati pesticidi chimici hanno avuto un aumento del 65% del rischio di avere un bambino con disturbi autistici o altri ritardi dello sviluppo cognitivo, con una maggior correlazione quando le esposizioni si sono verificate durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza.
Sono queste le conclusioni di uno Studio compiuto dall’Università californiana di Davis (UCD) e diffuso il 23 giugno 2014 dal sito della “Environmental Health Perspectives”, Rivista mensile peer-reviewed pubblicata mensilmente dalla US National Institute of Environmental Health Sciences.
Lo Studio è stato condotto su 1.000 famiglie i cui figli di età compresa tra i 2 e i 5 anni avevano manifestato la sindrome di autismo o ritardo dello sviluppo cognitivo. L’autismo è una malattia dello sviluppo la cui incidenza è aumentata notevolmente negli ultimi decenni negli Stati Uniti, colpendo un bambino su 68 nel 2010, mentre nel 2000 il rapporto era di uno su 150 bambini nel 2000.
“Abbiamo scoperto che nelle case dove i bambini hanno sviluppato la sindrome di autismo o ritardi di sviluppo le mamme erano state in precedenza nei pressi di zone dove erano stati irrorati pesticidi – ha affermato Jane F. Shelton, autrice principale della ricerca – Anche se solo alcuni sottogruppi analizzati sono più sensibili all’esposizione dei pesticidi rispetto ad altri, il messaggio è molto chiaro: le donne incinte dovrebbero stare attente, evitando il contatto con sostanze chimiche utilizzate in agricoltura”.
Lo studio è stato possibile, in quanto una legge della California impone di specificare i tipi di pesticidi spruzzati, dove, quando e in che quantità. La California è lo stato agricolo più importante degli Stati Uniti con entrate relative di oltre 38 miliardi di dollari nel 2010, ma anche con circa 200 milioni di chili di pesticidi attivi che vengono diffusi sulle colture ogni anno, la maggior parte dei quali vengono utilizzati nella Central Valley, a nord di Sacramento, e a sud dell’Imperial Valley, al confine con il Messico. Se i pesticidi sono fondamentali per la moderna industria agricola, osservano i ricercatori, alcuni pesticidi comunemente utilizzati sono neurotossici e possono rappresentare minacce per lo sviluppo del cervello durante la gestazione, con conseguente potenziale autismo o ritardo dello sviluppo.
“Abbiamo mappato dove i nostri partecipanti allo studio hanno vissuto durante la gravidanza e al momento del concepimento e i luoghi dove sono stati applicati i pesticidi – ha sottolineato Irva Hertz-Picciotto, epidemiologa e Direttrice del Dipartimento Ambiente e Salute dell’UCD, nonché co-autrice dello Studio – Ciò che abbiamo constatato è che diverse classi di pesticidi sono stati diffuse vicino alle residenze di madri i cui figli hanno sviluppato autismo o avevano manifestato ritardi di capacità cognitive”.
I ricercatori, infatti, hanno scoperto che durante il periodo di studio circa un terzo dei partecipanti alla ricerca abitava nelle immediate vicinanze (entro 1,25-1,75 Km) di applicazione dei pesticidi commercialmente diffusi. Per coloro che vivono in prossimità di aree agricole dove vengono impiegati antiparassitari può risultare problematica una gestazione, specialmente nei primi mesi, falsando i complessi processi di sviluppo strutturale e di segnalazione dei neuroni e producendo alterazioni di eccitazione e inibizione dei meccanismi che regolano l’umore, l’apprendimento, le interazioni sociali e dei comportamenti.
“In tale periodo gestazionale il cervello sviluppa le sinapsi, gli spazi tra i neuroni, dove gli impulsi elettrici sono trasformati in sostanze chimiche neurotrasmittenti che balzano da un neurone all’altro – ha continuato la Hertz-Picciotto – La formazione di questi collegamenti è molto importante e potrebbe effettivamente verificarsi nei luoghi in cui questi pesticidi sono usati, colpendo la neurotrasmissione”.
“Se è impossibile eliminare completamente i rischi dovuti a esposizioni ambientali – ha concluso la Hertz-Picciotto – è importante trovare il modo di ridurre l’esposizione ai pesticidi chimici, soprattutto tra i più giovani. Dobbiamo aprire un confronto su come questo obiettivo possa essere conseguito, sia a livello sociale che e individuale. Se si trattasse della mia famiglia, non vorrei vivere vicino a dove vengono adoperati pesticidi pesanti”.