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Gravi rischi per la salute umana dai contaminanti del suolo

Gravi rischi per la salute umana dai contaminanti del suolo

Siamo ancora senza un quadro normativo europeo per contrastare le minacce del suolo, nonostante siano ormai numerosi gli studi che spiegano come i contaminanti derivanti da processi industriali, attività minerarie, rifiuti domestici/aziendali, prodotti farmaceutici, dal suolo si inseriscano nel corpo umano. 

Mentre a livello comunitario esiste uno specifico quadro normativo per le acque e l’aria, per quanto attiene al suolo, siamo tuttora privi di una legislazione in grado di salvaguardare la sua capacità di assolvere alle funzioni ecologiche, economiche, sociali e culturali.  

Sono trascorsi 7 anni da quando la Commissione UE ha adottato la Strategia Tematica per la Protezione del Suolo (Soil Thematic Strategy, COM (2006) 231) nell’ambito del VI Programma comunitario di azione in materia di ambiente e la proposta di Direttiva che istituisce un quadro per la protezione del suolo (Soil Framework Directive, COM (2006) 232), eppure la situazione sul piano legislativo è tuttora bloccata in Consiglio, per l’opposizione alla sua approvazione di un gruppo agguerrito di Paesi (FranciaGran BretagnaGermaniaAustria e Paesi Bassi), che teme, soprattutto, le conseguenze economiche derivanti dagli obblighi e obiettivi perseguiti dalla proposta, invocando il principio di sussidiarietà.

La proposta di Direttiva, infatti, prevede che gli Stati membri adottino misure per contrastare le principali minacce del suolo:

– contaminazione;

– erosione;

– perdita di sostanza organica;

– compattazione;

– salinizzazione;

– impermeabilizzazione;

– frane.

Inoltre, è prevista l’inclusione della protezione del suolo nelle politiche di settore, riempiendo i vuoti esistenti nella normativa comunitaria, soprattutto in merito alla contaminazione locale del suolo.

In questo contesto alla Commissione UE, oltre che reiterare gli inviti agli Stati di sbloccare la situazione, ha continuato a lavorare sugli aspetti tecnico-scientifici della Strategia, commissionando e pubblicando vari studi, in particolare sugli aspetti della contaminazione del suolo, le cui misure per gli interventi di bonifica inserite costituiscono il motivo principale della controversia. 

Oltre 200 anni di industrializzazione hanno determinato una elevata contaminazione del suolo in Europa, ma decisori politici, scienziati, imprese e singoli cittadini, che hanno ben colto l’importanza degli impatti negativi sulla salute umana derivanti dall’inquinamento idrico e atmosferico, hanno una scarsa comprensione della gravità sanitaria di una esposizione a lungo termine, pur a bassi livelli, ai contaminanti del suolo.

Per colmare questo deficit di conoscenze, appunto, la Commissione UE ha pubblicato, tra gli altri, il Rapporto “Contaminazione del suolo: Impatti sulla Salute Umana”, per offrire, soprattutto ai policy maker, le informazioni scientifiche sull’argomento (Science Communication Unit, University of the West of England, Bristol (2013). Science for Environment Policy In-depth Report: Soil Contamination: Impacts on Human Health. Report produced for the European Commission DG Environment, September 2013.

Il Rapporto si concentra sui contaminanti del suolo derivanti dalle attività umane, per esempio, da processi industriali, attività minerarie, rifiuti domestici/aziendali, prodotti farmaceutici umani e animali, fornendo una panoramica delle ricerche in corso. 

Vengono individuati i contaminanti da trattare in via prioritaria come i metalli pesanti e i composti organici, in base alle indicazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e all’irreversibilità della loro presenza nel suolo. I contaminanti biologici (es. agenti patogeni, come il tetano e parassiti, come anchilostomi) pur essendo presenti nel suolo e che causano anche loro effetti negativi ben documentati sulla salute umana, non sono stati inclusi in questo Rapporto.

Ripartito in sezioni che forniscono dettagli sui singoli contaminanti, il Rapporto contiene 10 casi studio di contaminazioni che hanno avuto vasta eco negli ultimi decenni, per lo più dovute a metalli pesanti, spiegando come dal suolo si inseriscono nel corpo umano e come il rischio varia a seconda della tipologia dei terreni per la diversa “bioaccessibilità” (bioaccessibility) ovvero la diversa quantità di contaminante introdotto nell’organismo umano tramite cibo e liquidi che il sistema digestivo discioglie e manda nella circolazione del sangue, anche se non tutta la frazione bioaccessibile è in grado di attraversare le membrane biologiche e, quindi, solamente la frazione in grado di farlo sarà effettivamente “biodisponibile” (bioavailable).

Dallo Studio risulta che i contaminanti del suolo più diffusi in Europa con il 35% sono i metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio, arsenico) con il 35% e gli oli minerali (24%), stimando in 3 milioni i siti dove vengono svolte attività umane potenzialmente in grado di inquinare il suolo, dei quali 250.000 potrebbero avere urgente necessità di bonifica. Tuttavia, i ricercatori ritengono che tali cifre siano sottostimate e che siano destinate a crescere a mano a mano che miglioreranno i metodi di raccolta dei dati.

Gli effetti sulla salute dei contaminanti incidono pesantemente sui sistemi sanitari, nonostante gli studi per quantificarne la spesa effettiva sono ancora agli inizi e i problemi che creano sono piuttosto “gravi”: cancro (arsenico, amianto, diossine); danni neurologici e bassi quozienti di intelligenza (piombo, arsenico); danni ai reni (piombo, mercurio, cadmio); malattie dello scheletro osseo (piombo, cadmio, fluoruro). Il suolo contaminato da metalli tossici può costituire una minaccia sia per il contatto diretto e assorbimento per lunga esposizione o per l’ingestione di suolo da parte di bambini che giocano all’aperto e che lo ingoiano accidentalmente e di persone, in generale, nel momento in cui mangiano vegetali coltivati su terreni contaminati o bevono acqua con alto contenuto di arsenico.

Gli studi effettuati sui siti contaminati più importanti denunciano che non si è mai troppo cauti quando si devono prendere decisioni sulla localizzazione delle attività, perché alcuni contaminanti possono rivelarsi dopo decenni da quando sono stati rilasciati ed essere potenzialmente tossici.

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