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Cambiamenti climatici: l’Ue tra adattamento e riduzione del rischio disastri

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I cambiamenti climatici rappresentano una delle sfide più rilevanti su scala globale e gli studi scientifici più recenti hanno evidenziato che anche l’Europa dovrà fronteggiare i conseguenti e più significativi impatti, in particolare per l’aumento delle temperature, la riduzione delle precipitazioni e la maggiore frequenza di eventi estremi (ondate di calore, precipitazioni intense, violente mareggiate ecc.), come ha dimostrato di recente l’uragano Ophelia che, invece di dirigersi verso i Caraibi come di consueto, trasportato da forti venti occidentali sopra i Tropici che l’hanno fatto curvare in maniera anomala, attraversando l’Oceano Atlantico settentrionale è arrivato sulle coste dell’Irlanda dove, pur declassato a tempesta extra-tropicale, ha causato 3 vittime che si aggiungono alle oltre 30 provocate dai paurosi incendi che ha alimentato in Portogallo e Spagna.

Le preoccupazioni per gli impatti del climate change hanno indotto l’UE ad adottare nel 2013 la “Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici” che punta ad integrare la lotta ai cambiamenti climatici nelle altre politiche europee, comprese le politiche di prevenzione dei rischi di catastrofi naturali.

A tutti gli Stati membri si richiede di rivalutare il concetto di vulnerabilità, di rivedere le soglie critiche di rischio a livello nazionale e di misurare le proprie capacità di resilienza ai cambiamenti climatici attraverso politiche basate su un forte approccio locale e un forte coinvolgimento degli attori socio-economici. In sintesi, la politica climatica nazionale deve fondarsi su 2 pilastri principali:
– da un lato, deve intensificare gli sforzi diretti a ridurre in modo drastico le emissioni di gas ad effetto serra;
– dall’altro deve porre le basi per una reale politica di adattamento diretta ad affrontare nel migliore dei modi le conseguenze dei cambiamenti climatici.

Tuttavia, “I dati sugli impatti economici, umani e sull’ecosistema delle trascorse calamità sono frammentari ed incompleti – osserva l’Agenzia Europea dell’Ambiente nel suo ultimo Rapporto “Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe. Enhancing coherence of the Knowledge base, policies and practices” (Adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischi di disastri in Europa. Rafforzare la coesione e la coerenza delle conoscenze di base, delle politiche e delle buone pratiche),presentato a Bruxelles il 17 ottobre 2017 nel corso di un evento organizzato presso il Comitato europeo delle Regioni – Sono sempre più numerosi i Paesi che realizzano banche dati nazionali sugli impatti dei disastri che in futuro potrebbero essere più omogenei e confrontabili, contribuendo a migliorare le politiche e gli interventi“.

Il Rapporto non solo valuta le pratiche attuali e il livello di know-how, ma evidenzia anche gli strumenti innovativi emergenti che le autorità nazionali, regionali e locali stanno utilizzando per affrontare gli impatti dei rischi legati agli eventi estremi meteorologici e climatici.

La portata della devastazione a seguito di incendi boschivi, di alluvioni, di mareggiate in Europa e altrove ha dimostrato che i costi dell’inazione per contrastare i cambiamenti climatici, nonché per l’adattamento e la prevenzione, sono estremamente elevati – ha evidenziato il Direttore esecutivo dell’Agenzia Hans Bruyninckx – La mitigazione del rischio prima, durante e dopo un disastro è essenziale. La nostra relazione mostra che i Paesi europei hanno iniziato a prepararsi, ma c’è ancora molto da fare in relazione al rafforzamento coerente per migliorare la resilienza e ridurre i rischi. Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale degli esperti che operano nel campo dell’adattamento e della riduzione dei rischi di catastrofi“.

Ridurre gli impatti degli eventi atmosferici e climatici pericolosi, insieme all’adattamento ai cambiamenti climatici sono diventati priorità per l’Unione europea.

Il Rapporto presenta 10 importanti rischi naturali in Europa: le ondate di calore; le “bombe d’acqua“; lo straripamento dei corsi d’acqua; le tempeste di vento; le frane; la siccità; gli incendi boschivi; le valanghegrandinatemareggiate.

Questi eventi hanno gravi ripercussioni sulla salute umana, sull’economia e sugli ecosistemi e possono essere aggravati da altri cambiamenti, come l’aumento dell’impermeabilizzazione del suolo, l’edificazione in aree soggette a rischio, l’invecchiamento della popolazione o il degrado dell’ecosistema.

Le proiezioni climatiche mostrano che la maggior parte di questi rischi aumenterà in frequenza e gravità nei prossimi decenni in tutta Europa.

Le perdite economiche totali dovute agli eventi atmosferici e climatici nei 33 Paesi membri dell’AEA (oltre agli Stati dell’UE, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Turchia) nel periodo 1980-2016 ammontano ad oltre 450 miliardi di euro.

La maggior parte di tali perdite sono causate da inondazioni (circa il 40%), seguite dalle tempeste (25%), dalla siccità (circa il 10%) e dalle ondate di calore (circa il 5%). La copertura assicurativa di tutti questi rischi è in generale circa il 35%.

Un’ampia quota delle perdite totali è stata causata da un numero limitato di eventi. Per quanto riguarda le conseguenze sulla salute umana, le ondate di caldo sono le più mortali soprattutto per le categorie vulnerabili come gli anziani, per effetto, ad esempio, del peggioramento delle malattie respiratorie e cardiovascolari, aggravate dall’inquinamento atmosferico. Anche le alluvioni, le frane e gli incendi boschivi causano morti, ma meno delle ondate di calore.

Il Rapporto presenta nuovi modelli di governance che vanno da livelli nazionali a quelli locali, intersecando vari settori in Europa, e comprendono le politiche di pianificazione territoriale e di prevenzione del rischio e le misure tecniche come l’aumento di argini, i programmi assicurativi il finanziamento a lungo termine, nonché le soluzioni “naturalistiche”.

Se realizzati correttamente, tali progetti possono essere molto efficienti ed economicamente vantaggiosi, fornendo numerosi benefici. I progetti possono includere, ad esempio, casse di espansione dei fiumi per ridurre gli straripamenti, progetti agro-forestali per contenere l’erosione dei suoli, realizzazione di parchi e corpi idrici che raffreschino le città in estate e raccolgano le acque di deflusso dopo forti piogge. Questi sforzi possono anche rafforzare la biodiversità e il benessere umano.

Secondo l’Agenzia, la cooperazione tra gli attori è la chiave del successo delle iniziative. Nei Paesi Bassi, ad esempio, il governo nazionale, le amministrazioni locali, le province e i comuni nell’ambito del Programma Delta lavorano a stretto contatto con gli organismi dei servizi idrici per adeguare la gestione dell’acqua ai cambiamenti climatici.

Anche le Compagnie di Assicurazione possono contribuire a rafforzare la resilienza, come dimostrano gli esempi che provengono dalla Spagna, dalla Francia e dal Regno Unito, creando incentivi per la prevenzione dei rischi e contribuendo a migliorare la consapevolezza dei cittadini sui rischi climatici.

Anche le reti di città che operano sia a livello globale che europeo sono importanti poiché promuovono la creazione di capacità sia per la riduzione del rischio di catastrofi sia per le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici.

Tra le azioni che debbono essere maggiormente implementate, nel Rapporto vengono segnalate:
– per rafforzare ulteriormente la resilienza, devono essere meglio integrati le Strategie e i Piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici con le Strategie di riduzione del rischio di catastrofi;

 più Paesi potrebbero svolgere e aggiornare la valutazione del rischio e della vulnerabilità ai cambiamenti climatici;

– i servizi climatici che forniscono dati e proiezioni sul clima (come Copernicuspossono essere meglio allineati alle conoscenze con la prevenzione dei rischi di catastrofimigliorare la conoscenza dei costi economici dei rischi naturali; le piattaforme di conoscenza su web e quelle di coordinamento tra i soggetti più coinvolti possono contribuire a migliorare la comunicazione e la condivisione delle informazioni;

– il monitoraggio, la rendicontazione e la valutazione delle politiche e delle azioni sono in aumento, ma si può fare di più, migliorando l’apprendimento e lo scambio di informazioni tra le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e quelle di riduzione del rischio di catastrofi;

– sono disponibili finanziamenti UE per gli interventi, ma l’accesso e l’utilizzo per soluzioni di tipo naturalistico possono essere migliorati.

In copertina l’uragano Ophelia, declassato a tempesta extra-tropicale, si abbatte sulle coste delle Isole Britanniche

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