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Bisfenolo A: ulteriori restrizioni nei materiali a contatto con alimenti

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La Commissione UE ha adottato un nuovo Regolamento (2018/13) relativo all’utilizzo del bisfenolo A (BPA) in vernici e rivestimenti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari e che modifica il regolamento (UE) n. 10/2011 per quanto riguarda l’utilizzo di tale sostanza nei materiali di materia plastica destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari (GUUE L 41 del 14 febbraio 2018).

II nuovo Regolamento abbassa il Limite di migrazione specifica (LMS) ovvero della quantità permessa di migrazione dalla plastica all’alimento in sicurezza, ed estende tale restrizione ai materiali di rivestimento (coating) di barattoli e lattine, e conferma il divieto, introdotto nel 2011, di utilizzare il bisfenolo A nei biberon, proibendone l’utilizzo anche nella produzione di tazze col beccuccio per  bambini e qualsiasi materiale rivestito utilizzato per alimentare bambini dagli 0 ai 3 anni.

Il Regolamento si applicherà dal 6 Settembre 2018, pertanto i materiali e gli oggetti verniciati o rivestiti, così come gli articoli di plastica immessi legalmente sul mercato prima di tale data potranno essere commercializzati fino ad esaurimento delle scorte.

Cos’è il bisfenolo A
È un composto chimico usato nella produzione di oggetti in policarbonato e di resine epossifenoliche, destinati a venire a contatto con gli alimenti, come stoviglie riutilizzabili e rivestimenti interni, in genere protettivi, per lattine e serbatoi per acqua potabile. Un’altra applicazione del BPA, molto diffusa, è nella carta termica usata comunemente per gli scontrini di cassa e nei contenitori di cosmetici.

Quali sono i potenziali effetti del bisfenolo A salute?
Alcuni studi suggeriscono che il bisfenolo A abbia una serie di diversi effetti sulla salute, tra cui le proprietà di interferenza endocrina ovvero di “alterare la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una (sotto)popolazione”, secondo la definizione adottata dalla Commissione UE.

Nel 2015, l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (EFSA) ha pubblicato un parere in cui, pur escludendo che il limite di esposizione previsto dalla legislazione europea potesse presentare rischi per i consumatori, indicava l’opportunità di una dose giornaliera di tollerabilità più bassa (TDI), anche in relazione all’incertezza considerevole nella stima dell’esposizione attraverso giocattoli, polvere, cosmetici e carta termina, in ragione della limitata disponibilità di dati.

L’ECHA (Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) ha incluso il bisfenolo A tra le sostanze che destano forti preoccupazioni per la salute e per l’ambiente (Substance of Very High Concern) di cui all’Allegato XVII del Regolamento REACH relativo alla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche prodotte o importate in UE in quantità superiori ad una tonnellata, per le quali sono in vigore restrizioni alla produzione e all’impiego in ambito comunitario.

Quali sono i prossimi passi per il bisfenolo A a contatto con gli alimenti?
La Commissione ha incaricato l’EFSA di intraprendere una nuova completa valutazione del bisfenolo A sulla base dei risultati di nuovi studi e dati scientifici che affrontano le incertezze rimanenti. Tale lavoro inizierà in primavera e, una volta completato, la Commissione valuterà le conclusioni e deciderà sulle eventuali ulteriori azioni necessarie per proteggere i consumatori per quanto riguarda i materiali a contatto con gli alimenti.

Era stato il Parlamento europeo in gennaio 2018 a respingere la richiesta avanzata da alcuni deputati di mettere al bando totale il bisfenolo A, giustificando la decisione di non bloccare il nuovo Regolamento perché altrimenti sarebbe rimasto il vecchio LMS di 0,6mg/kg, mentre con il nuovo si abbassa 0,5mg/Kg.

Probabilmente, oltre alle incertezze che ancora sussistono sui livelli di pericolosità, hanno pesato preoccupazioni di carattere commerciale per un approccio più restrittivo sugli “interferenti endocrini” che potrebbe compromettere i negoziati commerciali con Canada (CETA) e Stati Uniti (TTIP), stante che molti prodotti provenienti da questi Paesi non potrebbero essere venduti in Europa.

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