Sta per giungere a conclusione un Progetto strategico transfrontaliero del Programma UE-IPA Adriatic per costruire un sistema transfrontaliero di controllo e gestione delle acque di zavorra (ballast waters) delle navi, che possa contrastare l’inserimento nel mare Adriatico di specie aliene, in grado di provocare gravi impatti su biodiversità, economia e salute nella regione. Un documentario dell’ISPRA ricostruisce le attività di indagine sull’abbondanza e composizione tassonomica degli organismi rinvenuti direttamente nelle acque di zavorra delle navi in un porto dell’Adriatico.
“BALMAS” (Ballast Water Management System for Adriatic Sea Protection), è uno dei progetti strategici dell’IPA Adriatic, il Programma di Cooperazione transfrontaliera co-finanziato dall’Unione europea, che mirano al rafforzamento della capacità di sviluppo sostenibile della Regione, attraverso una strategia d’azione concordata, interregionale, tra i Partner dei territori eleggibili.
Il progetto che si concluderà il prossimo marzo è coordinato dall’Istituto Nazionale per l’Acqua della Repubblica di Slovenia, e vede come Paesi beneficiari anche l’Italia, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina, l’Albania e il Montenegro, in un partenariato che coinvolge numerosi enti e istituti tra cui numerosi sono quelli italiani: Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR), Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica (OGS), Fondazione Centro Ricerche Marine (FCRM) e, quali associati, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), la Regione Marche e l’ARPA Friuli-Venezia Giulia.
L’obiettivo generale del progetto BALMAS è quello di fornire le basi per costruire un sistema comune transfrontaliero per il controllo e la gestione delle acque di zavorra delle navi e dei relativi sedimenti nella regione Adriatica.
Le acque di zavorra, caricate per stabilizzare la nave e scaricate poi nel mare di arrivo, trasportano microrganismi, spesso estranei agli ambienti, che possono costituire un vero e proprio pericolo per l’ecosistema e le economie costiere, e nel caso di trasferimento e diffusione di alghe tossiche e microorganismi patogeni, possono costituire un serio problema sanitario.
Le Parti aderenti all’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) delle Nazioni Unite hanno adottato nel 2004 la Convenzione internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra delle navi e dei relativi sedimenti (Ballast Water Management Convention) con lo scopo di fornire a livello globale un approccio uniforme al riguardo.
In futuro tutte le navi dovranno avere a bordo un impianto di trattamento delle acque di zavorra rispondente agli standard definiti dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), al fine di minimizzare i rischi di introduzione di specie nocive. Si inizierà da quelle costruite dopo l’entrata in vigore della Convenzione Internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra delle navi e dei sedimenti, per arrivare a coinvolgere tutte le navi esistenti.
L’Italia, però, non ha ancora firmato la Convenzione, per ragioni di ordine economico, in quanto gli armatori dovrebbero adeguare le navi con i relativi costi, preferendo così aspettare il più a lungo possibile, mentre nel frattempo continuano ad arrivare in Adriatico le specie aliene che mettono in pericolo l’unicità della biodiversità di questa area marina.
Il mare Adriatico, infatti, quale parte terminale di un bacino allungato, in cui sfocia la più grande concentrazione di fiumi del Mediterraneo, è straordinariamente ricco di plancton, dovuto ai nutrienti portati dai fiumi e custodisce una grandissima biodiversità. Lo sviluppo economico e sociale degli Stati costieri della regione, dipende fortemente dallo stato e dalla conservazione di questo mare che è anche la via d’acqua maggiormente utilizzata dalla navigazione internazionale per il trasporto di merci da e verso l’Europa e da un’intensa navigazione locale. La sua conformazione geografica e l’alto traffico marittimo che vi si svolge, lo rendono particolarmente vulnerabile.
Una gestione a lungo termine efficace e sicura del trasporto di organismi acquatici nocivi e patogeni nell’Adriatico attraverso il trasporto marittimo, orientata alla prevenzione, minimizzazione e massima eliminazione, consentirà di evitare i rischi per l’ambiente e per l’uomo.
All’ISPRA è spettato il compito di coordinare 2 macro-attività:
– quella sulle criticità normative e istituzionali per l’implementazione della Convenzione nella regione;
– l’altra di sviluppare un sistema di allerta focalizzato ad aumentare il controllo delle acque di zavorra, utile per le navi per prevenirne il caricamento con condizioni critiche dal punto di vista biologico, per le autorità marittime locali e per le agenzie ambientali in modo da consentire una risposta tempestiva ed efficace. Tale sistema, peraltro, concorre all’attuazione della Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE).
Gran parte dei sistemi di trattamento delle acque prevedono l’uso di biocidi, i cui sottoprodotti di disinfezione spesso sono scaricati nei porti. L’ISPRA ha quindi portato avanti un’indagine sulla presenza ed abbondanza di questi prodotti nelle acque dei principali porti adriatici, prima che la Convenzione entri in vigore, così da poter verificare successivamente l’eventuale entità della contaminazione chimica derivante dall’impiego di sistemi di trattamento. Inoltre, l’istituto ha dato un forte contributo sia alle indagini biologiche nei porti, attraverso il campionamento di macrozoobenthos di fondi mobili, che all’indagine sull’abbondanza e composizione tassonomica degli organismi rinvenuti direttamente nelle acque di zavorra delle navi.
Entrambe le attività sono state svolte nel porto di Bari e sono raccontate nel Documentario “BALMAS”.