Acqua Fiumi e laghi

ANBI: l’Italia perde acqua e gli invasi sono insufficienti

L’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), in occasione di “Terrevolute – Festival della Bonifica”, fa un’analisi dell’attuale disponibilità di risorse idriche, auspicando che il PNRR costituisca l’occasione per colmare l’attuale insufficienza della rete infrastrutturale degli invasi.

In occasione della IV edizione di “Terrevolute – Festival della Bonifica”, in svolgimento a San Donà di Piave (VE), organizzato da ANBI Veneto e Università di Padova e dedicato ai temi dell’ambiente, dell’agricoltura, del paesaggio e, più in generale al rapporto tra acqua e territorio, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) ha scattato la fotografia dell’attuale disponibilità di risorse idriche.

In un panorama caratterizzato da un generalizzato calo delle disponibilità idriche del Paese (soprattutto al Centro Nord), è ancora una volta il fiume Po a polarizzare l’attenzione: infatti, pur dopo un Maggio piovoso, la sua portata è indicativamente dimezzata rispetto alla media storica mensile ed a Pontelagoscuro è simile a quella di inizio Luglio 2020, anticipando di circa un mese, una situazione di sofferenza idrica.

La situazione pone con forza l’esigenza di un coordinamento solidale fra Regioni e portatori di interesse, perché è evidente che è necessario garantire un flusso adeguato fino alla foce del Grande Fiume – ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI – Auspichiamo che trovino responsabile e fattivo ascolto le raccomandazioni e gli indirizzi dell’Autorità di bacino distrettuale”.

Sono stabili i grandi laghi (solo il Lario è sotto la media stagionale) e il bacino dell’Iseo cresce verso il massimo storico.

In Val d’Aosta, dopo le eccezionali portate delle scorse settimane, scende sotto media storica, la Dora Baltea che si riprende, però, quando attraversa il Piemonte, così come il Pesio e la Stura di Lanzo, tuttavia i fiumi della regione hanno tutti portate inferiori allo scorso anno.

Si registrano cali per il fiume Adda in Lombardia e per i corsi d’acqua veneti, dove si conferma più che mai l’andamento ormai torrentizio della Livenza.

In Emilia-Romagna, gli unici alvei a segnalare una condizione idricamente migliore dell’anno scorso sono Reno e Trebbia, mentre l’Enza (portata: 3,1 metri cubi al secondo)è sceso sotto il minimo storico, come segnalato dalla A.R.P.A.E.); con 16,31 milioni di metri cubi d’acqua trattenuti sono sostanzialmente sui livelli dello scorso quadriennio i bacini piacentini (Molato e Mignano).

In Toscana, Arno e Ombrone restano sotto media, ma tutti i fiumi risultano in calo; stessa situazione si verifica nelle Marche, dove la condizione migliore, ma comunque deficitaria rispetto agli anni scorsi, viene evidenziata dal Nera, e gli invasi (trattengono 45,32 milioni di metri cubi) sono largamente al minimo del recente quinquennio

Nel Lazio la diminuzione di portata del fiume Tevere è compensata dai rialzi nei livelli di Liri-Garigliano e Sacco.

In Campania, ifiumi Sele e Sarno si mantengono stabili, mentre il Volturno risulta in calo e il Garigliano è in aumento; diminuiscono i livelli del lago di Conza della Campania e degli invasi del Cilento.

Infine, i bacini della Basilicata segnalano, in una settimana, un calo di quasi 6 milioni di metri cubi d’acqua, mentre quelli della Puglia diminuiscono di circa 8 milioni;tale trend è in linea con l’andamento dello scorso anno quando, però, le riserve idriche erano assai minori (Basilicata +110,28 milioni di metri cubi sul 2020; Puglia: +102,96).

La stagione irrigua si sta caratterizzando secondo le attese aspettative di incertezza, soprattutto al Nord, dove però è ancora cospicuo il manto nevoso – ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI Certo è che il suo scioglimento, dovuto al repentino arrivo delle temperature estive e che ci auguriamo progressivo per evitare aggravi al rischio idrogeologico, evidenzierà, ancora una volta, l’attuale insufficienza della rete infrastrutturale degli invasi, causa del rilascio di importanti volumi d’acqua verso il mare. È una ricchezza, che rischieremo di rimpiangere nelle settimane topiche del caldo estivo; contiamo che alla strategicità riconosciuta alla rete irrigua del Paese, corrispondano adeguate scelte nell’ambito del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza.I progetti ci sono e i Consorzi di bonifica ed irrigazione stanno dimostrando, con l’apertura dei cantieri legati a precedenti finanziamenti, la necessaria capacità tecnico-organizzativa per rispettare il cronoprogramma imposto dall’Unione Europea. È necessario, però, che ognuno faccia lapropria parte”. 

La necessità di inserire la progettazione di invasi tra le azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici risulta anche dall’effetto di aumento delle temperature nell’evapotraspirazione, ovvero la quantità di acqua che passa dal terreno all’aria trasformandosi in vapore. Un recente Studio sulle conseguenze in Europa dei cambiamenti climatici, condotto dal Met Office Hadley Centre, prestigioso servizio meteorologico e climatico britannico, Met Office britannico sulle conseguenze in Europa dei cambiamenti climatici, ha evidenziato che le estati diventeranno sempre più secche e che saranno sempre più frequenti le precipitazioni intense in un breve periodo di tempo, mentre la quantità stagionale rimarrà bassa.

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