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Allergie alimentari infantili: concorso di genetica e fattori ambientali

Allergie alimentari infantili

I casi di allergie alimentari nei bambini sono in aumento in maniera preoccupante in tutto il mondo e, secondo i dati diffusi durante l’ultimo Congresso nazionale della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (SIAAIC) svoltosi nell’aprile 2017, in Italia soffrono di allergie alimentari 270mila bimbi tra 0 e 5 anni, 5 mila dei quali rischiano di reazioni allergiche gravi che potrebbero anche costare loro la vita.

Le cause sono rimaste a lungo misteriose o non del tutto convincenti. Ora, lo Studio “Mechanism for initiation of food allergy: Dependence on skin barrier mutations and environmental allergen costimulation”, condotto da ricercatori della Northwestern University di Chicago e pubblicato sul numero di maggio 2018 del Journal of Allergy and Clinical Immunology, getta una nuova luce sulla diffusione del fenomeno.

Le allergie alimentari sarebbero causate da fattori genetici (mutazioni che riducono la barriera cutanea) che da fattori ambientali che derivano da nuove abitudini, come l’esposizione della pelle a saponi senza averla adeguatamente risciacquata (salviette per neonati) e che indeboliscono la barriera lipidica della pelle, agli allergeni della polvere e al cibo presente nell’ambiente domestico, come pure sulle mani di coloro che sono addetti all’assistenza dei bambini.

La “tempesta perfetta” delle allergie alimentari si scatenerebbe quando questi fattori si verificano contemporaneamente.

Questi ingredienti costituiscono la ricetta per lo sviluppo delle allergie alimentari – ha dichiarato Joan Cook-Mills, Professore di Immunologia allergologica presso la Scuola di Medicina Feinberg della Northwestern University e principale autore dello Studio – È un importante progresso nella nostra comprensione di come l’allergia alimentare inizi presto nella vitaLa buona notizia è che i fattori che provocano le allergie alimentari possono essere modificati proprio all’interno dell’ambiente domestico”.

Le prove cliniche dimostrano che fino al 35% dei bambini con allergie alimentari hanno dermatite atopica e gran parte di ciò è spiegato da almeno tre diverse mutazioni geniche che riducono la barriera cutanea.

I ricercatori hanno effettuato la ricerca su topi neonatali, evidenziando che per sviluppare allergie alimentari l’esposizione ad alimenti, quali le arachidi, da sola non ha prodotto effetti. Era necessario l’innesco di una disfunzione della barriera cutanea, come eczema o dermatite atopica che nella sua forma più lieve può semplicemente sembrare come pelle secca.

Nei pazienti con difetti della barriera cutanea, ci sono cambiamenti nelle proteine della pelle che sono il risultato di mutazioni genetiche principalmente eterozigoti, il che significa che c’è una mutazione in una delle due copie di un gene.

Allora ho pensato all’esposizione ad allergeni ambientali – ha ricordato la Cook-Mills – I bambini potrebbero non assumere gli allergeni attraverso il cibo, ma assorbirli attraverso la pelle”.

problemi della pelle che si verificano con le mutazioni della barriera cutanea possono non essere visibili fino a molto tempo dopo che le allergie alimentari sono iniziate.

I topi neonatali eterozigoti con mutazioni della barriera cutanea sono stati esposti per 3-4 volte al giorno per 40 minuti durante un periodo di due settimane ad allergeni ambientali domestici come acari della polvere e Alternaria alternata (muffa ubiquitaria che si ritrova su materiale organico in decomposizione, come frutta e piante presenti all’interno delle abitazioni) e laurilsolfato di sodio, detergente presente anche nelle salviette per la pulizia dei bimbi.

Solo in seguito, la somministrazione di uova e arachidi per via orale ha determinato reazioni allergiche cutanee, a livello intestinale e la grave reazione allergica di anafilassi che veniva verificata tramite la diminuzione della temperatura corporea.

Sfortunatamente, le mutazioni della barriera cutanea non sono visibili nei bambini fino a tarda età, quindi ridurre al minimo l’esposizione del bambino a sostanze chimiche aggressive e allergeni che possono disturbare la barriera cutanea è un fattore di riduzione del rischio di sviluppare allergie alimentari durante l’infanzia.

Questi nuovi studi sugli animali forniscono una base per testare quali interventi possano bloccare efficacemente lo sviluppo di allergie alimentari nei neonati e nei bambini, ha aggiunto la Cook-Mills che sta studiando le risposte molecolari della pelle determinate da questa combinazione di genetica e esposizione cutanea, per individuare quei caratteristici segnali sulla pelle si manifestano durante lo sviluppo delle allergie alimentari, con l’obiettivo di bloccarne lo sviluppo.

Circa il 3-4 % dei cittadini Europei ha un’allergia alimentare che potrebbe essere provocata da qualsiasi alimento,ma 14 alimenti sono responsabili della maggior parte delle reazioni allergiche in Europa. Lo European Food Information Council (EUFIC), organizzazione senza fini di lucro di informazione scientifica su sicurezza e qualità alimentari e su salute e nutrizione ha messo online un video sulla vita di una persona con allergia alimentare.

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