Acqua Risorse e consumi Sostenibilità

Acquaponica: esempio di economia circolare e uso efficiente delle risorse

L’ “acquaponica”, pratica della piscicoltura combinata con la coltivazione di piante in acqua senza suolo, è un valido esempio di sostenibilità, quale strumento di contrasto al consumo d’acqua e di utilizzo efficiente delle risorse.

La FAO ha pubblicato la Storia Ogni goccia conta”, sul Progetto di successo di acquaponica in Paesi del Nord Africa e Medio Oriente, quale esempio di pratica agricola del futuro: produrre più cibo con meno risorse.

Il termine acquaponica mette assieme acquacoltura, ovvero l’allevamento di pesci d’acqua dolce, e idroponica, coltivazione di piante in acqua senza suolo.

Nell’acquaponica, l’acqua ha un duplice scopo: ospitare pesci e coltivare colture, generando due prodotti contemporaneamente. E non è l’unico vantaggio: i rifiuti dei pesci fecondano l’acqua utilizzata dalle piante, senza il bisogno di somministrare fertilizzanti chimici, e queste a loro volta depurano l’acqua per i pesci, tramite l’assorbimento di azoto operato dalle radici.

Basic Operation of an Aquaponics System (Aquaponics Illustration, 2013)

Le aziende agricole integrate (IAA) che la praticano possono ridurre il consumo di acqua del 90% rispetto all’agricoltura tradizionale, quando a livello globale l’agricoltura tradizionale utilizza circa il 70% delle acque dolci disponibili.

Nelle regioni del mondo in cui le già scarse riserve d’acqua stanno diventando ancora più scarse, i modi innovativi di coltivare il cibo sono fondamentali. Generalmente dove c’è carenza idrica, sussiste anche una penuria di suoli fertili, come avviene appunto nel Medio Oriente e il Nord Africa (Paesi MENA). Fornire alle popolazioni della regione alimenti prodotti localmente che forniscono loro proteine e minerali di cui hanno bisogno, ma senza un uso intensivo dell’acqua, costituisce una formidabile soluzione.

Tuttavia, l’espansione di questi tipi di fattorie richiede ripensamenti e conoscenze tecniche che non tutti gli agricoltori hanno. È qui che l’esperienza della FAO è risultata preziosa.
La FAO è stata una delle prime agenzie delle Nazioni Unite a guardare all’acquacoltura nelle terre desertiche e aride e ad indagare le soluzioni più adatte alla carenza idrica, al degrado del suolo e alla sicurezza alimentare – ha affermato Valerio Crespi, responsabile Pesca e Acquacoltura della FAO – È un privilegio per la FAO essere visto come colui che ha le competenze per questi tipi di interventi“.

Tale pratica comincia a diffondersi anche in altre aree geografiche dove non mancano acqua e suoli. Il ciclo chiuso combinato acquacoltura + coltivazione fuori suolo, infatti, è un vero e proprio modello di sostenibilità e di agricoltura urbana, con la produzione di cibo a Km zero.

In Italia sono ancora pochi gli impianti di tal genere e si ritrovano presso centri commerciali e imprese agricole, anche per il fatto che in Europa non sono molte le aziende in grado di offrire sistemi e moduli professionali.

Foti di copertina: FAO/Valerio Crespi

 

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